La Franciacorta del Metodo Classico: tra storia enologica passata e presente
Nota per il suo omonimo spumante Metodo Classico, la Franciacorta è terra di viti e vino da epoche remote, ma oggi deve il suo successo all’intraprendenza di illuminati produttori vitivinicoli che negli ultimi sessant’anni hanno saputo reinterpretarne la vocazione enologica con coraggio e determinazione.
Nel cuore della Lombardia, a ovest di Brescia, tra i dolci rilievi che fanno da cornice alla sponda meridionale del lago d’Iseo e la collina di Monte Orfano, confine naturale con la Pianura Padana, si estende per circa duecento chilometri quadrati un territorio delimitato ad ovest dal fiume Oglio e a nordest dalle ultime diramazioni delle Alpi Retiche.
In epoca medioevale vi si insediarono comunità di monaci cluniacensi, dediti alla bonifica delle terre e alla guida dei contadini per la coltivazione dei campi. Il loro ruolo fu centrale per lo sviluppo e la crescita di queste zone che per questo motivo furono sollevate dal pagamento dei tributi al vescovo di Brescia.
Di qui la definizione di “curtes francae”, corti franche, termine dal quale ha molto probabilmente origine la denominazione “Franzacurta”, nome che compare per la prima volta nel 1277 in una ordinanza degli Statuti bresciani e ancora oggi, divenuto Franciacorta, è utilizzato per definirne i confini.
Il territorio è noto nel mondo enologico soprattutto per la produzione dell’omonimo spumante Metodo Classico, la cui nascita risalente agli anni 60 ad opera di Guido Berlucchi e dell’enologo Franco Ziliani, è storia molto recente rispetto a un passato che ha visto nella coltivazione della vite una delle attività centrali nell’ambito della produzione agricola.
Origini e clima
La Franciacorta è un territorio prevalentemente collinare che deve le sue antichissime origini ai ghiacciai che oltre diecimila anni fa si ritirarono, dando vita ad un vero e proprio anfiteatro naturale, i cui suoli di origine morenica sono caratterizzati da una enorme ricchezza di minerali e da una granulometria che facilita il deflusso delle acque in eccesso, evitando il ristagno idrico ed altri fattori che sono alla base della diffusione delle più comuni malattie delle vigne. Da un punto di vista climatico è inquadrata tra le regioni mesoclimatiche insubriche, essendo parte del sistema prealpino, posizionata al confine settentrionale della Pianura Padana ma anche a sud di un grande lago, caratterizzata da un clima continentale le cui temperature sono mitigate dalla vicinanza delle acque lacustri. D’estate le correnti fresche che arrivano dalla Val Camonica attraverso il lago d’Iseo stemperano l’afa, d’inverno le stesse correnti, questa volta gelide, sono rese meno sferzanti dal grande specchio d’acqua che, rilasciando il calore accumulato, ne fa salire la temperatura di qualche grado prima che arrivino in Franciacorta. Negli ultimi trent’anni è stato condotto un monitoraggio costante e continuo dell’intero bacino, con un lavoro di zonazione finalizzato a definirne la vocazione enologica, andando ad evidenziare come i suoi dislivelli, le argille e le profondità potessero influenzarne il destino e come l’effetto congiunto delle caratteristiche, morfologiche, pedologiche e climatiche incidono sulle attività produttive e qualitative dei vigneti. Grazie a queste ricerche, finalizzate ad affinare il gusto dei vini e a donar loro una maggiore specificità a seconda degli areali di riferimento, sono stati individuati sei diversi terroir, ciascuno con le sue peculiarità in termini di fertilità, tessitura del suolo, capacità di drenaggio, tutti fattori che influiscono sulla pianta e di conseguenza sulle dinamiche di maturazione delle uve.Storia e viticoltura
La vitis vinifera è presente sulle colline della Franciacorta fin da epoche remote, come testimoniato dai fossili di vinaccioli risalenti all’epoca preistorica, ma anche dagli scritti di autori dell’età romana come Plinio, Columella e Virgilio, che descrissero le fiorenti e intense attività vinicole di questo bacino dal microclima e dalle caratteristiche pedologiche particolarmente favorevoli. Prima che nel medioevo i monaci ne segnassero definitivamente il futuro enologico, galli, romani e longobardi furono dediti alla coltivazione della vite e a goderne dei frutti. Ma furono i benedettini ad esaltarne la vocazione, introducendo già dal 1200 la produzione dei primi vini “mordaci”, in altre parole frizzanti. Qualche secolo dopo, intorno alla metà del 1500, sempre in tema di bollicine il medico bresciano Agostino Conforti nel suo “Libellus de vino mordaci” scrisse di un nettare bianco brioso detto Cisiolo, spiegando poi più in generale come i vini prodotti in Franciacorta diventassero più spumeggianti nei mesi invernali, sgasandosi invece nel corso di quelli estivi. Nell’Ottocento notizie arrivano dallo storico Gabriele Rosa che esaltava la notorietà del territorio tra i viaggiatori di Italia e la qualità dei suoi vini neri e bianchi, un terroir che però in quel periodo era legato alla produzione di prodotti fermi e non particolarmente entusiasmanti. Bisognerà attendere gli anni Sessanta per il rilancio della produzione di vini adatti alla spumantizzazione. Undici imprenditori vitivinicoli, 29 ettari di vigneto, una produzione di 2 mila ettolitri di vino: sono questi i numeri da cui riparte un territorio alla conquista di una ribalta che diventerà presto internazionale entrando a pieno titolo nel panorama sparkling mondiale.Il metodo Franciacorta: il sogno di Berlucchi e l’intuizione di Ziliani
Il destino della Franciacorta si lega negli ultimi 60 anni al sogno del nobile vignaiolo Guido Berlucchi e all’intuizione del talentuoso enologo Franco Ziliani. Insieme intrapresero una sfida che in quegli anni sembrava impossibile: creare un modello tutto italiano di eccellenti vini spumanti. Berlucchi cercava un fuoriclasse che riuscisse a reinterpretare il suo Pinot del Castello, un vino bianco poco stabile prodotto con le uve del vigneto posto sotto il piccolo maniero con vista sul Lago d’Iseo. Dal canto suo Ziliani sognava da anni di poter dar vita ad un Metodo Classico nel suo territorio natale. Questo lo portò a spingersi ben oltre la richiesta di Berlucchi e a porgli la domanda che è ormai parte integrante del racconto della nota cantina: “Se facessimo uno spumante alla maniera dei francesi?” Dopo alcune annate problematiche, nel 1967 furono sigillate tremila bottiglie che, stappate l’anno dopo, si rivelarono eccellenti e si aprì una nuova era per la Franciacorta. Gli imprenditori del territorio seguirono l’impronta data da Berlucchi e si arrivò già nel 1962 al riconoscimento della DOC. L’avvio della zonazione nel 1992 ha rappresentato l’ulteriore volano per la crescita a livello qualitativo della produzione che non è mai rimasta uguale a sé stessa puntando sulla valorizzazione delle peculiarità di una regione ampia e ricca.
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