La nuova normalità degli italiani: il Rapporto Coop 2020 su consumi e stili di vita
Il Rapporto Coop 2020 su economia, consumi e stili di vita restituisce la fotografia degli italiani fra speranze e paure, timori e "nuova normalità".
Il Rapporto Coop 2020 arriva nel periodo successivo alla crisi acuta che ha colpito l'Italia a causa della pandemia globale causata dal Covid-19. Come ogni anno, il sentiment degli italiani su economia, consumi e stili di vita viene fotografato in maniera nitida, e così, in un momento storico particolare come nessuno ricorda negli ultimi decenni, il Rapporto Coop diventa cartina al tornasole di timori, paure, ma anche speranze e necessità.
Secondo gli italiani, la crisi sarà peggiore di quella del 2008 e ci vorranno anni per recuperare. Il sistema sarà più iniquo e fatto di disuguaglianze, con la disoccupazione in crescita e anche il lavoro nero. In queste tinte fosche dell'economia, la ripartenza nasce nuovamente da noi stessi. Per tutti ci sarà da costruire una nuova realtà fatta sicuramente di ambientalismo, che è uno dei valori usciti vincitori da questa sfida. Per il 72% degli intervistati l’importanza assegnata alla tematica ambientale dagli italiani crescerà nei prossimi mesi e anni, così come l’attenzione per i problemi del territorio e la sostenibilità sociale lo faranno per il 76% dei nostri opinion leader. Più ambientalisti ma anche più religiosi perché per la metà dei rispondenti (49%) la voglia di spiritualità è in aumento, così come lo è la solidarietà e l’altruismo per il 60%.. In base alle previsioni gli italiani saranno più attenti all’ambiente e agli affetti e rinunceranno a comprare casa, all’auto nuova e anche all’armadio pieno. Divengono imprescindibili la salute, il benessere e facciamo fatica a rinunciare alla nostra socialità. Il cibo, sia tra i fornelli che in tavola, rimane un cardine imprescindibile nelle vite degli italiani che ora optano con maggiore forza per il made in italy, il locale, il bio ma soprattutto il (packaging) sanificato.
L’economia e il lavoro pagano il prezzo più alto
Poco meno di un intervistato su 4 (29%) si dice ottimista che la normalità sarà di nuovo a disposizione prima della fine del 2020. Il 5% parla addirittura di prima dell’estate, un 13% ipotizza all’inizio dell’autunno e un 11% prima di Natale. Ma uno su due (53%) guarda più in là e ipotizza un ritorno alla vita di sempre solo nel 2021. Tra questi il 24% pensa all’inizio del prossimo anno, il 13% alla Pasqua, il 9% all’estate e il 7% non prima della fine del 2021. Ma qual è l’effetto del lockdown sul pianeta? Molti (78%) concordano sul fatto che la pandemia ha creato tensioni la cui risoluzione genererà un nuovo equilibrio duraturo. Altri (65%) ritengono che la pandemia abbia solleticato gli spiriti ambientalisti planetari spostando le azioni dei Paesi in un’ottica coordinata e globale. Ma per il resto l’incertezza è ancora molta. Gli intervistati sono divisi praticamente a metà tra l’immagine di una recessione che durerà anni (44%) e quella di una crisi economica profonda che però inizierà la sua regressione già nel 2021 (53%). Sulla globalizzazione, il 59% pensa che uscirà più o meno indisturbata dalla pandemia, contro un 37% che la vede cambiata per sempre e ridotta. Fortunatamente, solo il 6% pensa che ci potrebbe essere una nuova guerra mondiale nei prossimi 10 anni. La pandemia ha cambiato volto anche alle dinamiche dell’Italia. Quasi 9 intervistati su 10 (89%) sono convinti che le disuguaglianze sociali ed economiche saranno in crescita nei prossimi mesi e nei prossimi anni. L’87% del Paese è convinto che la disoccupazione e la sottoccupazione aumenteranno rispetto al 2019. Il 65% che i salari si ridurranno. Il 63% che il lavoro nero crescerà e il risparmio delle famiglie si ridurrà (lo prevede il 46% degli intervistati). Forse parte dell’argine potrà essere proprio quello smart working che ha mantenuto attiva una parte della popolazione durante il lockdown e la fase2. Secondo il 97% degli intervistati questa modalità di lavoro crescerà rispetto al periodo pre-Covid. La pandemia ha anche riscritto il quadro delle professioni più ambite. L’81% degli esperti intervistati pensa che ci orienteremo maggiormente verso professioni tecnologico – scientifiche come l’intelligenza artificiale o il data science. Il 72% vede crescere l’interesse per professioni medico-sanitarie, il 69% per quelle di comunicazione e il 63% verso quelle agricolo alimentari. PIL e inflazione, due elementi di difficoltà – Il giudizio così duro sulla situazione italiana deriva probabilmente da un convincimento: quasi un opinion leader su 2 (48%) pensa che la riduzione del PIL nazionale nel 2020 sarà molto profonda e ci vorranno anni per recuperare. Tinte fosche attenuate da quel 31% che crede che nonostante la crisi, il prodotto interno lordo tornerà a risalire già dal 2021. Stesso scetticismo nei confronti dell’andamento dei prezzi: il 45% degli intervistati prevede una inflazione compresa tra l’1 e il 5%, mentre un 11% parla di crescita oltre il 5%. Per un intervistato su quattro (24%) i prezzi rimarranno stabili, mentre il 19% parla di deflazione fino al -5%. Nella sostanza, per più di un intervistato su due i consumi delle famiglie diminuiranno una volta finita l’emergenza. Il 46% prevede cali fino al 5%, mentre un altro 11% pronostica discese oltre questa soglia.La nuova normalità
Su cosa ci aspetta poi dopo la fase 3, gli opinion leader sembrano ben piantati con i piedi per terra. Tra i segnali negativi: meno eventi come i concerti, meno cinema e musei, addio agli sport di squadra. La pandemia ci ha invece portato tra i fornelli e per l’82% degli intervistati ci rimarremo (gli hobby culinari ma anche gli hobby casalinghi). Per il 57% degli intervistati cresce anche la lettura di libri e riviste e per il 54% il volontariato. Ciò a cui sembra che rinunciamo con più difficoltà è la nostra socialità: gli incontri con amici e parenti sono previsti in crescita per il 38%, in calo per il 25% e stazionari per il 37%. Ci si sposta con l’auto privata (il cui uso cresce per il 71% degli opinion leader), o a piedi (87% in crescita) abbandonando i mezzi pubblici (in calo per l’80%). Sulla sharing mobility invece c’è ancora un po’ di insicurezza: il 44% la vede in crescita, il 35% in calo. Ma per quanto riguarda l’auto nuova la sensazione è che si aspetterà ad acquistarla. Per il 71% degli esperti a cui abbiamo chiesto un parere, l’andamento degli acquisti della nuova vettura saranno in riduzione anche ad emergenza finita. Il paese della moda rinuncerà ad abbigliamento e calzature i cui consumi sono previsti in calo dal 71% degli intervistati. Via l’aspirapolvere di ultima generazione o la camera da letto nuova, con gli acquisti di mobili ed elettrodomestici destinati a scendere per il 45% degli intervistati. L’affetto per la casa tipico degli italiani cambia modo di esprimersi e si rinuncia anche all’acquisto dell’abitazione: secondo il 62% degli opinion leader in calo anche ad emergenza finita. Rimangono intatti alcuni must have che si sono confermati anche durante la pandemia. L’acquisto di smartphone crescerà per il 43% degli intervistati e rimarrà come il 2019 per un altro 37% (quindi comunque molto venduto se si calcolano gli acquisti registrati nel 2019).I nuovi valori
Chiusi in casa per settimane, con le attività limitate e le cerchie rinchiuse nella dimensione digitale, gli italiani hanno ridisegnato la loro mappa dei valori. La nuova era sembra basarsi su qualcosa di vecchio e molto di nuovo. Del 2019 rimane l’importanza assegnata alla tematica ambientale: per il 72% degli intervistati il tema crescerà di importanza nei prossimi mesi e anni (in calo solo per il 10%). Allo stesso modo i problemi del territorio e della sostenibilità sociale accresceranno la loro importanza per il 75% degli intervistati. L’altro valore che ereditiamo dal 2019 è la salute. Per stare bene prima di tutto si sceglie di vivere in un posto salutare. Il 52% degli intervistati crede che assisteremo a una diminuzione delle persone che vivono nelle grandi città, mentre solo il 12% pensa il contrario. Rafforziamo poi l’attenzione per la nostra salute e per quella degli altri, prevista in crescita dal 93% degli intervistati. L’88% fa la stessa previsione per la sicurezza personale, che in questo periodo è probabilmente associata più all’evitare la malattia che non ai reati. I medicinali sono in cima alle previsioni di crescita (prevista nei consumi da almeno il 74%). Subito dopo vengono il benessere e la cura del corpo, i cui consumi crescono secondo le previsioni del 61% degli intervistati. Su anche i consumi per lo sport secondo il 39% degli intervistati (il 24% li prevede in calo). La pandemia però ci spinge anche verso una nuova dimensione intima. Stressati da convivenze diluite lungo tutta la giornata (il 64% degli intervistati prevede l’incremento di comportamenti a rischio come violenze domestiche, ludopatie o alcolismo), anche la famiglia cambia il suo peso nei valori. Per il 61% degli intervistati nei prossimi mesi assisteremo ad un incremento dei divorzi e delle separazioni e uno su due (48%) si aspetta di veder aumentare il rancore verso gli altri. Una percentuale poco più alta (55%) ritiene che il numero di matrimoni e convivenze rimarrà invariato mentre il 25% si dice certo che si registrerà un calo. E sarà per il numero alto di coppie che saltano che ci si attende, che anche le previsioni sulle nascite non sono delle più rosee: sono previste in aumento solo dal 28% degli intervistati. Se la famiglia che abbiamo non ci piace insomma, la pandemia ci ha dato lo stimolo per cambiarla, ma proprio il nucleo familiare rimane uno dei centri intorno cui far ruotare l’esistenza. Per un intervistato su due (53%) la voglia di famiglia crescerà nel futuro e per il 61% a crescere sarà la coesione familiare. La religione diviene una terra da esplorare. Per un intervistato su due la voglia di spiritualità è in aumento e solo per il 15% è in riduzione. Il 61% vede crescere la solidarietà e l’altruismo.Voto su una pandemia
Presidente del Consiglio promosso ma Italia indebolita e ultima in classifica negli equilibri geopolitici post Covid19. È 6,2 il voto che gli intervistati* hanno assegnato all’operato del premier Giuseppe Conte. Non poco se si calcola che è uno dei giudizi più alti attribuiti e che il Presidente del Consiglio italiano è affiancato al vertice delle pagelle, solo dalla leader tedesca Angela Merkel, che lo batte di misura con 6,3. Insufficienza per tutti gli altri. Sfiorano il 6 il premier spagnolo Pedro Sanchez che si ferma a 5,5, tallonato dal francese Emanuel Macron con 5,4 e dallo svedese Stefan Löfven con lo stesso voto e il cinese Xi Jimping che chiude con un 5. La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Layen, scivolata all’inizio di questa pandemia proprio sul tema aiuti all’Italia, ottiene un 4,7 e si fa superare così dal russo Vladimir Putin con il suo 4,9, ma riesce a precedere la presidente della Banca Centrale Europea Cristine Lagarde che ottiene un 4. Ultimi della classe gli anglosassoni Boris Johnson con 3,3, Donald Trump con 2,9 e l’argentino Jair Bolsonaro con 2,5. Il voto si riflette anche sulla fiducia che gli intervistati ripongono nello Stato italiano: per il 41% crescerà, per il 23% rimarrà stabile e solo per il 34% si assisterà a una sua riduzione. Ma la pandemia ha inevitabilmente cambiato l’equilibrio della bilancia geopolitica. Per il 47% degli intervistati, la nazione che esce rafforzata da questo periodo è la Cina (solo il 28% crede che ne sarà indebolita). Gli Usa perdono parte del loro primato (per il 49% il suo ruolo indebolito e solo per il 17% rafforzato). La Russia, nel suo isolamento, vede rimanere invariata la sua incidenza per il 51% degli intervistati. Per il resto, tutti gli altri continenti usciranno provati dal periodo di lockdown. Chi sembra però davvero perdere la partita sono l’Unione Europea (per il 74% degli intervistati) e l’Italia (79%). L’Unione per il 61% degli intervistati rimarrà un’unione di interessi di stati diversi e non una vera e propria federazione. Da notare però che nonostante la sfiducia verso l’Unione, il 73% degli intervistati è convinto che la Gran Bretagna pagherà ancora più duramente la scelta della Brexit. E benché il campione sia deluso dall’Ue, quasi una metà sa anche che non ne possiamo fare a meno. Per un 42% in un mondo o nell’altro nei prossimi anni saranno emessi gli eurobond o titoli di questo tipo. Da contro, per il 40% prevarranno logiche nazionali e non ci saranno significativi sostegni finanziari. Indagine SurveyPostCovid19 – 790 interviste on-line (metodologia CAWI) – periodo di rilevazione 1 – 6 maggio. Un panel di esperti di mercato e tendenze, uomini di marketing, ricercatori, top manager, imprenditori, consulenti, in grado di leggere i cambiamenti in atto in questo momento e immaginare gli scenari futuri. Iscritti al portale www.italiani.coop
Compila il mio modulo online.