Borgogna regina dei Fine Wines. La campagna En Primeur 2021 pronta a lasciare il segno
La Borgogna è il territorio ad oggi più significativo nel mondo dei vini di pregio, con una quota di mercato del 26,2% di scambi in valore conquistata nel 2022 e una campagna En Primeur 2021 che si è già presentata come particolarmente interessante.
Il mercato dei vini di pregio gode di ottima salute. Pur avendo attraversato un 2022 difficile caratterizzato da crisi economica, energetica, inflazionistica e geopolitica, ha mantenuto la traiettoria al rialzo, sovraperformando attività finanziare alternative come l’oro ma anche tradizionali, con indici come S&P500 e FTSE100 stroncati dalla volatilità soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno.
Secondo il Knight Frank Wealth Report 2022 vini di pregio e champagne restano in cima alla top list dei “passion asset”, macinando una crescita del 16% rispetto al 2021 e del 137% in 10 anni, e per il 2023 saranno secondi solo ad orologi e opere d’arte.
A brillare nel firmamento dei Fine Wine si confermano soprattutto i vini di Borgogna con un 2022 caratterizzato da un successo senza precedenti, investimenti da ogni parte del mondo e un interesse che fa crescere non solo il numero delle etichette trattate, ma anche quello di Comuni e Villages al centro dell’attenzione dei compratori.
Secondo i dati pubblicati da Liv-Ex, nonostante un rallentamento delle performance nell’ultimo trimestre, la regione avrebbe infatti conquistato il 26,2% degli scambi in valore, la quota di mercato più alta di sempre, rappresentando, insieme alla Champagne, il territorio ad oggi più significativo nel mondo dei vini di pregio, un risultato probabilmente raggiunto anche in virtù alla scarsità di Premier e Grand Cru, unitamente al prestigio del brand Borgogna che conquista le più disparate tipologie di acquirenti.
Nonostante si tratti di una zona della Francia in cui prevalgano le varietà vinicole a bacca bianca che rappresenterebbero il 60% della produzione (dati Bourgogne Wine Board), a trainare il mercato si confermerebbero come da tradizione i grandi rossi, per il 74,1% 3 a valore e per il 64,5% a volume (a brillare in particolare Il Domaine de la Romanée-Conti), mentre si attesterebbero rispettivamente sul 21,7% a valore e il 34,9% a volume proprio i vini bianchi, un dato che non sorprende considerato che molti di questi ultimi sono destinati ad un consumo in un tempo ristretto, a differenza dei rossi generalmente più longevi (dati Liv-Ex).
Guardando al percorso degli ultimi dieci anni, caratterizzato da una qualità delle annate eccezionale, in particolare per quanto riguarda le più recenti che hanno toccato vette impensabili fino a poco tempo fa, si comprende anche perché il valore dei rossi scambiati sia cresciuto del 5,491%, così come quello dei bianchi che ha registrato un seppur più contenuto +2,383%.
Il nuovo anno è partito ancora con slancio, con le annate 2020 e 2019 tra le più attive e una campagna En Primeur per la 2021 che lascerà il segno per la sua peculiarità: particolarmente difficile, passata alle cronache per le gelate del mese di aprile e per il disastro dei vigneti colpiti dall’oidio nel mese di luglio, ha visto la perdita tra il 60 e l’80% del raccolto di uve Chardonnay e tra il 20 e il 40% di uve Pinot Nero, dati significativi che hanno determinato una contrazione delle quantità disponibili e hanno costretto alcuni produttori a non rilasciare Premier e Grand Cru.
Molti acquirenti vedranno ridurre la allocazione per l’annata 2021 soprattutto per i migliori vini e saranno spinti ad integrare con annate precedenti. Il ritocco dei prezzi al rialzo determinato dalla scarsità riguarderà così non solo l’annata 2021 ma anche la 2020 alla quale i traders dovranno inevitabilmente puntare vista la riduzione delle disponibilità, e probabilmente si estenderà alla 2022 molto più ricca delle precedenti.
Va detto però, e forse questa è la nota più gradita ai collezionisti, che alla rivalutazione legata alla poca reperibilità fa da contraltare una qualità che gli esperti non indugiano ad esaltare come straordinaria: pare che l’annata 2021 abbia regalato vini che stupiscono per equilibrio e segnano il ritorno allo stile classico della Borgogna, improntato a raffinatezza e capacità di espressione piena e corrispondente del terroir, un motivo in più per gli investitori per confermare la propria preferenza.
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