Galles: velli di pecora in vigna per dire no alla chimica e custodire il territorio
L’azienda vinicola gallese Gwinllan Conwy Vineyard ha sperimentato con successo l’impiego di velli di pecora per tenere libere le viti dalle erbacce in modo naturale esi appresta ad abbracciare questo metodo sostenibile su base permanente
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare delle greggi come prezioso alleato per la conduzione sostenibile delle vigne, grazie all’intuizione di un viticoltore gallese che ha sperimentato con successo una nuova soluzione in grado di evitare l’impego di diserbanti, presto probabilmente vietati nel Regno Unito e non solo.
Che le pecore siano una prima linea della rivoluzione sostenibile in vigna, di fatto, non è una novità. Addestrate e impiegate in diverse aree del mondo per ripulire i filari dalle erbacce, sono sempre state considerate lavoratrici economiche, preziose ed efficienti, ma soprattutto funzionali ad un approccio rispettoso dell’ambiente.
Contribuiscono con la loro presenza alla fertilità del terreno, lo concimano naturalmente e, cibandosi di erbe infestanti, consentono di evitare l’uso di prodotti di sintesi il cui impiego oggi è diventato molto rischioso e foriero di danni irreparabili ai suoli.
Una delle sostanze che i vignaioli possono evitare di utilizzare se ci sono greggi a brucare è infatti il glifosato, un erbicida che recenti ricerche definiscono come altamente cancerogeno per l’uomo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si tratterebbe di un coadiuvante chimico che insieme ad altri diserbanti avrebbe causato fino ad ora la morte di almeno 200 mila persone nel mondo.
Quello che rende eccezionale il caso di Gwinllan Conwy Vineyard, l’azienda vitivinicola gallese protagonista di questa storia raccontata nel dettaglio da The Drink Business, è che non sarebbero le pecore ma il loro manto a rappresentare il magico ingrediente per liberare le vigne dalle erbacce e favorire una crescita ottimale delle uve, il tutto mantenendo una conduzione secondo il regime biologico.
Nell’ottobre del 2021 alcuni agricoltori locali, che facevano uso nelle loro tenute di questo strumento portentoso, avevano suggerito al titolare della cantina di testare il loro metodo in una sezione del vigneto di Gwinllan Conwy Vineyard, due filari di 100 viti recintati con velli di pecora, capaci di trattenere umidità, fornire sostanze nutritive al suolo e grazie alla presenza di lanolina anche di scoraggiare la presenza di lumache e altri animali.
In questo periodo di testing non sono state utilizzate sostanze chimiche e sono stati prelevati campioni del terreno e foglie per confrontarli con quelli di viti vicine che non erano state interessate dallo stesso trattamento: le analisi condotte hanno mostrato non solo che le foglie erano di un verde più scuro delle altre ma anche che i loro nutrienti erano in perfetto equilibrio e i velli, degradandosi, avevano rilasciato sostanze preziose nel terreno nutrendo le viti.
A ciò si aggiunge che il candore dei velli avrebbe favorito un fenomeno di rifrazione del sole sulle piante contribuendo ad una migliore maturazione delle uve aumentando il contenuto zuccherino, un effetto che secondo i conduttori della cantina potrebbe portare alla produzione di vini con un corpo molto più consistente.
Dal successo di questo esperimento è nata l’azienda Wool & Vine che mira a fornire velli di pecora gallese direttamente alle aziende vitivinicole, non solo locali, un’iniziativa che ha visto il sostegno anche di British Wool, l’ente di tutela e promozione della lana britannica e degli agricoltori che la producono. Primo cliente, neanche a dirlo, Gwinllan Conwy Vineyard, che ha ordinato 3000 velli da distribuire su una superfice molto più ampia di quella già testata.
La notizia del business emergente è arrivata anche oltreoceano, e pare che alcuni produttori neozelandesi e statunitensi siano pronti a testarlo nelle loro vigne. Se l’idea dovesse decollare potrebbe rappresentare non solo una soluzione preziosa in ottica di sviluppo sostenibile, ma anche una grande opportunità per milioni di velli di pecora diversamente privi di valore.
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