Da Diesel Farm alla eno-holding Brave Wine: il salto di Renzo Rosso dalla passione alla visione

Con Brave Wine, la holding creata da Renzo Rosso per gestire gli investimenti nel segmento dei vini di alta gamma, nasce una nuova realtà a supporto della crescita e della valorizzazione delle eccellenze enoiche italiane

24 Febbraio 2023 - 12:53
Da Diesel Farm alla eno-holding Brave Wine: il salto di Renzo Rosso dalla passione alla visione
 width= Renzo Rosso, protagonista del mondo della moda e del lifestyle con il suo marchio Diesel, torna a far parlare di sé con la creazione di Brave Wine, la holding attraverso la quale intende gestire i suoi investimenti nel segmento dei vini di alta gamma, un progetto ambizioso che se da un lato ha radici in una passione coltivata da almeno trent’anni, dall’altro oggi viene sostenuto da una visione riconducibile alle grandi potenzialità del business enoico. Quando all’inizio degli anni 90 diede vita a Diesel Farm, l’azienda incarnazione del suo spirito che ama ancora definire “atelier del vino”, Rosso era ispirato dal sogno di ricostruire una piccola Borgogna strappando cento ettari di terra sulle colline di Marostica ad un destino di cementificazione. Dietro la sapiente guida dell’amico Roberto Cipresso, iniziò a coltivare vitigni internazionali, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot e Pinot Nero, e, nel rispetto della biodiversità, nella sua tenuta diede spazio ad uliveti, orti e allevamenti di animali, convertendo pochi anni più tardi la produzione dell’azienda all’agricoltura biologica. Nulla lasciava presagire che dal 2016 l’approccio al mondo del vino virasse dalla passione tout cour alla dimensione imprenditoriale con l’ingresso attraverso la sua Red Circle Investiment nel capitale di Masi agricola, storica azienda produttrice di Amarone della famiglia Boscaini. È stato quello il primo di una serie di passi che stanno prendendo corpo in un percorso ben strutturato e sostenuto dalla limpida visione di Rosso, maturata negli anni anche attraverso lo sviluppo di conoscenze e competenze: essere presente nei territori vitivinicoli di eccellenza in Italia e nel mondo per avere un portfolio rappresentativo della ricchezza e della qualità del mondo enoico a livello internazionale.
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Photo Credit: https://shop.dieselfarm.com/
È in questa traiettoria che si inseriscono l’investimento di 7,5 milioni di euro nell’ottobre del 2022 per l’acquisizione del 40% del capitale di Benanti, una delle più pregiate cantine del sempre più quotato territorio etneo, e la partecipazione di maggioranza, resa nota la scorsa settimana, nella storica griffe di Barolo e Nebbiolo Josetta Saffirio di Sara Vezza, espressione di eccellenza dell’Alta Langa. Le tre realtà, Diesel Farm, Benanti e Josetta Saffirio, saranno il nucleo della neonata holding Brave Wine, destinata in futuro a coordinare strategicamente le operazioni di acquisizione che lo stesso Rosso ha lasciato intendere continueranno all’insegna di una accurata selezione, fondata in primis sull’appartenenza al mondo del bio, quello che l’imprenditore vicentino definisce “il nuovo lusso”. Non sono mancate levate di scudi rispetto all’operazione compiuta nelle Langhe, come quella del presidente del Consorzio del Barolo, Matteo Ascheri, che ha tuonato contro i “nuovi investitori” chiedendo a “finanzieri vip, top manager e imprenditori della moda con il pallino del vino” di lasciare in pace produttori che vivono in un ecosistema ricco e bellissimo, anche se spezzettato in piccole realtà familiari, da non distruggere, a suo dire, con una mentalità di affari che non c’entra niente con il territorio. Una posizione di fatto molto dura considerato che le Merger & Acquisition nel mondo del vino, in crescita negli ultimi tre anni e che hanno visto come protagonisti altri grandi gruppi industriali, possono offrire opportunità di evoluzione ad un sistema fortemente frammentato in cui la redditività delle aziende è correlata alla loro dimensione e al livello dei prezzi, un sistema che ha dimostrato, soprattutto durante e dopo l’emergenza pandemica, di avere serie fragilità strutturali anche a causa di un nanismo diffuso, pur avendo grandi potenzialità di crescita e pur essendo percepito come settore meno rischioso e più resiliente. Per molte cantine oggi è importante aumentare la presenza all’estero, aumentare il livello è la qualità della comunicazione, far a fronte all’evoluzione del sistema distributivo, alla crescita dell’e-commerce, e ai nuovi trend di consumo. Operazioni come quelle di Rosso attraverso Brave Wine consentono uno sviluppo per le aziende vitivinicole di cui si acquisisce la partecipazione attraverso una sana contaminazione di esperienze cross industry, confrontandosi con modelli e best practice di mondi differenti ma che possono essere di forte ispirazione. La collaborazione continuativa con il top management di realtà più grandi diventa funzionale alla costruzione di progetti di sviluppo di medio lungo periodo che aiutano a razionalizzare i costi, efficientare i processi produttivi, migliorare la struttura finanziaria dell’organizzazione e supportare le cantine nel miglioramento della rete commerciale, della comunicazione, del marketing, dell’approccio ai canali digitali, costruendo un management team specializzato che consenta nel tempo di ottenere un vantaggio competitivo sul mercato nazionale come su quelli esteri. Per non parlare delle sinergie di carattere commerciale e organizzativo per crescere a livello internazionale. Difficile dunque ipotizzare che per Rosso come per altri industriali si tratti di un semplice “pallino”: le holding del vino guardano sempre più ai vigneti, ai terroir di eccellenza, con progetti, strategie e soprattutto investimenti, per farne un pilastro centrale della propria attività e le prossime mosse dell’imprenditore vicentino potranno solo confermarlo.
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Photo Credit: https://shop.dieselfarm.com/
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