Vino: la chiave per la crescita è nel valore
I dati sui consumi di vino evidenziano una tendenza alla contrazione che non si arresterà. Un recente studio dell’International Wine & Spirits Research (IWSR) parte dall’evidenza che la tendenza a bere “meno ma meglio” accomuna ormai tutti i mercati e diverse fasce di età. Per crescere e guardare al futuro è tempo che le aziende vitivinicole puntino sul valore.
Si parla ormai da tempo di come il futuro del mondo del vino sia destinato a passare attraverso la crescita del valore più che dei volumi. I consumi calano anno dopo anno e si va sempre più in una direzione che penalizza la quantità a favore della qualità.
Per quanto sia estremamente difficile fare previsioni per i prossimi cinque anni a causa di uno scenario complesso in cui sono troppe le variabili ad incidere sull’andamento del settore Wine & Spirits, una cosa è certa: i consumi globali di alcolici sono destinati a perdere ulteriormente terreno.
Solo per il vino nell’ultimo decennio la contrazione è stata del 15,3% (dati Wine Intelligence) condizione che è espressione dei profondi cambiamenti che attraversano la società e l’approccio al consumo.
L’imperativo consumare “less but better” trova spazio e si consolida specialmente tra i giovani, un fenomeno, quello della premiumization, che si aggiunge a quello della preferenza per gli sparkling le cui vendite sono cresciute tre volte più velocemente di quelle dei vini fermi trainando il mercato italiano.
Il dato è confermato dall’andamento delle importazioni di vino nei principali dieci mercati terzi. Come evidenziato da uno studio dell’Osservatorio Nomisma Wine Monitor i primi cinque mesi del 2022 mostrano una progressione a valore del 20% (rispetto allo stesso periodo del 2021), favorita probabilmente dalla ripresa dei consumi on-premise rispetto a quelli off-premise, con un incremento dei volumi che sfiora appena il 3%.
Con riferimento in particolare al vino italiano il trend è appena sotto la media per i valori (+18%) e risulta allineato sui volumi (+3%), ma andando più in profondità nell’osservazione, analizzando l’evoluzione per ciascuna categoria, si comprende che il terreno positivo è nettamente favorito dagli spumanti.
Gli sparkling, posizionati quantitativamente principalmente nel canale Horeca, crescono sia per il valore (+42%) che per i volumi (+17%), mentre per i vini fermi a fronte di una crescita a valore (+11%) si registra una diminuzione del 4% a volume. Le maggiori flessioni si registrano in Cina (-15%), Svizzera (-10%), UK (-6%) e Stati Uniti (-5%).
In particolare nei mercati Stati Uniti, UK, Francia e Italia secondo IWSR la flessione è da ricollegarsi proprio ad una sorta di passaggio generazionale e di cambiamento nei comportamenti di consumo: da un lato i consumatori più anziani stanno riducendo il consumo di routine e quotidiano di vini dal prezzo contenuto, dall’altro le generazioni più giovani bevono sicuramente con minore frequenza ma quando acquistano spendono molto di più.
Una ricerca condotta nel Regno Unito e in Australia mostra che i consumi abituali di vino della Generazione Z (cioè i nati tra i 1997 e i 2012) e dei Millennials (cioè i nati tra il 1980 e il 1994) sono fortemente contenuti, incidendo sulla contrazione dei volumi, ma in termini di valore fanno la differenza dal momento che entrambi i gruppi spendono molto di più per ciascuna bottiglia acquistata.
Sicuramente sul trend positivo dei valori a cui si sta assistendo ha influito anche il ritocco dei listini prezzi da parte delle aziende vitivinicole che si sono trovate dall’ultimo trimestre del 2021 a far fronte all’inflazione, all’aumento costi di produzione, dall’energia alle materie prime, alle pressioni sulla catena di approvvigionamento.
Ma se il dato complessivo attuale mostra una contrazione dei volumi che pesa più degli effetti della premiumization in termini di valori, per i prossimi cinque anni, considerando il nuovo assetto dei comportamenti di consumo, per le aziende vitivinicole sarà sempre più importante concentrarsi sulla fascia premium del mercato, adottando strategie di prezzo mirate per categorie demografiche e differenziate per mercati rispetto ai quali bisognerà puntare su una conoscenza sempre più approfondita.
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