Bubble tea, un mercato in crescita anche in Italia
Growth Capital nel suo Report 2023 stima che in Italia il mercato del bubble tea ha raggiunto 42 milioni di euro di valore, con una crescita del 18% per i prossimi 5 anni. I bubble tea store presente nel Paese sono passati da 156 nel 2021 a 236 registrati a marzo 2023
Growth Capital, advisor specializzato in aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi, in occasione del Bubble Tea Day che si è celebrato lo scorso 30 aprile ha presentato la seconda edizione del Bubble Tea Market Report 2023.
Inventato a Taiwan intorno al 1980, il bubble tea (o boba), è uno snack-drink che prevede come base tè o latte guarniti con perle di tapioca gommose, o, in alternativa, gelatine di frutta e sciroppi. Si tratta di un prodotto sempre più apprezzato anche in occidente, e soprattutto dai giovani, basti pensare che nel 2022 il segmento ha raggiunto un valore di 2,75 miliardi di dollari e si prevede una crescita per i prossimi anni con un Cagr (tasso annuo di crescita composto) del 9% (2023-2030).
«A guidare il mercato continuano a essere i Paesi dell'Asia Pacifica: solo a Taiwan, nel marzo 2023, si contano circa 21mila boba shops. Gli Usa si posizionano al secondo posto, con oltre il 35% di market share», afferma Andrea Casati, vice-president di Growth Capital.
Il vecchio continente, con un valore di 300 milioni di dollari nel 2022, rappresenta l'11% del mercato mondiale. Seguendo le stime di Growth Capital riportate da Il Sole 24Ore, nel 2022 in Italia il mercato ha raggiunto 42 milioni di euro di valore, ovvero il 15% di quello europeo. Il trend per i prossimi anni è ancora quello della crescita, con una stima del 18% per i prossimi cinque anni, arrivando a 98 milioni di euro nel 2027. Di conseguenza, sono aumentati i bubble tea store, passati da 156 (2021) distribuiti nei grandi capoluoghi a 236 registrati a marzo 2023.
L'inflazione ha fatto sentire, però, il suo effetto negativo anche su questo mercato: le catene che importano in maniera diretta o indiretta le componenti della bevanda, come le popping boba, hanno dovuto fare i conti con l'aumento del costo di importazione di circa il 30% rispetto al periodo pre pandemia. Per questo alcune catene ora pensano di avviarne la produzione internamente, mentre alcuni grandi produttori di popping boba stanno avviando la produzione in Europa e negli Usa.
Growth Capital ha identificato in Italia solo tre principali catene con brand distintivo: Bobble Bobble, che con una market share del 7% è presente con 16 store in 16 città, principalmente nelle provincie di media dimensione, come Benevento, Empoli, Livorno, Lucca, Prato e Savona; Frankly, con una market share del 5% e 11 locali, di cui 5 in centro a Milano, in gestione diretta; Mistertea, che con 2 store a Milano e un terzo a Monza in gestione diretta, ha l'1% del mercato. I restanti store mappati dal report sono indipendenti con meno di 3 negozi, e ricoprono l'87% della market share. Tra questi, spiccano gli store delle due catene asiatiche che hanno fatto il loro ingresso nel mercato italiano: The Alley (a Milano), e Yi Fang (a Firenze).
«La forza del brand e la capacità di attrarre e comunicare con la Gen Z e i Millenials sui social network rimangono fattori fondamentali che le catene di bubble tea devono considerare per affermarsi sul mercato – sottolinea Andrea Casati –. Notiamo inoltre la tendenza a inserire il bubble tea tra le offerte di esercizi commerciali al di fuori degli store focalizzati su questo prodotto, come catene di yogurt e gelati o di poké, ma anche bar generalisti e supermercati. Questo contribuirà a inserire sempre più la bevanda nelle abitudini dei consumatori».
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