The Whynery Journal: esempi da imitare
Per la rubrica a cura di The Whynery Journal, Andrea Pilotti ci mostra la situazione turistica in Toscana raccontandoci di un tour realizzato dalla redazione.
Ritorna per i nostri lettori la rubrica a cura di The Whynery Journal. Andrea Pilotti, AD di 5-hats, ci racconta un mini tour realizzato in Toscana con la sua redazione per toccare "con mano" la situazione turistica nella regione a forte vocazione enogastronomica.
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Non solo in questi ultimi mesi di emergenza pandemica mondiale la complessità del comparto turistico moderno richiede un grande sforzo imprenditoriale che molto spesso risulta pesare come un macigno sulle strutture sparse nel nostro Paese.
Una delle più grandi difficoltà è sempre stato quello di fare rete, e per rete intendo relazioni professionali ed istituzionali efficaci in grado di supportare l’imprenditore per fare “sistema” nel proprio territorio e nel Paese, affinché possa svolgere il proprio lavoro con profitto e sostenibilità;
Per non parlare poi del personale qualificato da ricercare, formare e gestire, di trovare agenzie di supporto alla creazione di business, di consulenti efficaci…senza andare nel solito disfattismo o cosiddetto “per girare il dito nella piaga della mediocrità del sistema impresa in Italia”. A volte la spiegazione è semplicemente che manca un “METODO” per fare impresa e cosi molto spesso si corre freneticamente e non si raggiunge mai l’obiettivo perché non si segue un modello chiaro di Business ed in collaborazione con Horecanews andremo con questa rubrica ad affrontare questi temi, proponendo del Tutoring.. in pillole.
Come agenzia, tutti dello staff insieme per la prima volta dopo tanto tempo, decidiamo che a cavallo dell’ultimo week end di Luglio e i primi di Agosto avremmo svolto un mini tour in Toscana per toccare con mano la reale situazione del Turismo.
Detto e fatto, ed il viaggio ci ha lasciato moltissimi spunti di riflessione che vogliamo condividere.
La prima riflessione nasce ancor prima di partire, dalla difficoltà di trovare una struttura che ci ospitasse nelle nostre notti sul percorso, dove la difficoltà era legata ad una serie di strutture chiuse o non operative al 100%. Si avete capito bene: chiuse, non operative, in altre parole messe in ginocchio dalla pandemia e dalla mancanza di personale e ancor più dalla pochezza dei turisti in loco.
Qualcuno potrebbe pensare che la nostra prima tappa a San Miniato (PI) non sia un posto molto turistico (come nemmeno la tappa a Livorno) ma Viareggio credo proprio che possa considerarsi turistico in questo periodo dell’anno, voi che dite? Eppure le problematiche le abbiamo riscontrate in ciascuno dei luoghi indicati.
Da qui parte la nostra più profonda considerazione: Cosa deve fare un operatore del turismo, in cui comprendiamo le strutture ricettive, la ristorazione e la filiera enogastronomica, per ricostruire tutto ciò che è stato spazzato via dal periodo endemico?
Non occorre dare risposte fantasiose e complesse, perché ci arrivano direttamente dai territori che abbiamo visitato: loro ci offrono gli spunti costruttivi su cui lavorare.
La tappa di San Miniato ha un duplice obiettivo prestabilito, ovvero la Cantina Beconcini un produttore conosciuto ma mai visitato e La Taverna dell’Ozio un posto in cui assaporare la cucina locale; non entrerò nello specifico di queste due esperienze perché di Beconcini ne parlerà Alessia Grola nella sua rubrica sulla Sensorialità mentre della Taverna dell’Ozio ci racconterà Fabio Di Pietro nella sua rubrica I Maestri Raccontano.. io mi concentrerò solo sul messaggio che mi hanno trasmesso.
La seconda tappa, quella di Livorno, era incentrata su un locale particolare “La Barrocciaia” in pieno centro nella piazza del mercato della frutta, locale pop e catalizzatore, tipico posto che viene frequentato sia dai Livornesi sia dal turismo di passaggio in zona che aspetta il Traghetto per la Sardegna. Anche loro, con il modo di vivere il rapporto con il cliente ed i loro piatti dal vero sapore di mare, esprimono lo stesso messaggio ricevuto nella tappa precedente.
La terza tappa, Viareggio, decidiamo di viverla senza non avere un locale particolare da visitare mettendoci nei panni di turisti che vanno a naso facendo scouting (in vacanza tutti siamo in scouting perché cerchiamo il locale che ci ispira di più). Naturalmente lo vogliamo con vista mare per vivere intensamente il posto ed il poco tempo a disposizione e così, dopo alcune valutazioni, decidiamo di fermarci in un Bagno ovvero in un Ristorante di uno stabilimento balneare, il Bagno Nido in cui l’esperienza di essere di fronte la mare diventa anche un’esperienza culinaria degna di locali prestigiosi per la cura della materia prima e per la gentilezza di uno staff familiare d’altri tempi.
Vedere l’80% dei lettini vuoti a Viareggio la Domenica 1° Agosto, non aver difficoltà a trovare parcheggio davanti ai Bagni in piano centro, sentirsi dire al telefono che non potevano darci le camere perché non hanno personale per assicurare il servizio o notare che per le poche richieste diverse strutture non erano operative, ci ha davvero impressionato.
Eppure, ognuno dei posti visitati ci ha fornito la risposta concreta che il settore deve attuare per rimettersi in piedi: la cura del cliente, la capacità di farlo emozionare, la volontà di dare il meglio di se, la determinazione di offrirgli qualcosa di speciale che diventi un ricordo per farlo tornare.
Questo è il “segreto” di Pulcinella su cui deve puntare il Turismo. Il cliente che visita un territorio vuole “sentire”, “percepire”, “vivere” quel territorio. Il cibo, il vino, il calore umano devono essere così espressivi da legarsi indelebilmente ai ricordi positivi, solo così il cliente ritorna, anzi programma di tornarci il prima possibile cosi come faremo noi.
Qualcuno potrebbe dire che sono parole ovvie e che in ogni territorio si è sempre fatto così.. Invece no, rispondo con assolutezza perché altri sono i territori che abbiamo visitato in questo periodo di post pandemia e vi assicuro che non è così o, almeno, non è stato così nei locali e strutture da noi visitati.
Troppi operatori turistici vedono ancora il cliente come un pollo da spennare a cui non prestare particolare attenzione e che gli offre del cibo di scarsissimo valore facendogli bere le peggio cose.
Gli imprenditori dei locali menzionati sopra hanno dato il meglio di se a noi sconosciuti per farci sentire coccolati e vogliosi di tornare, ed è da qui che dobbiamo iniziare a ricostruire il turismo italiano, dal far sentire il nostro calore e dall’offrire il meglio delle nostre produzioni e dei nostri piatti; siamo unici e non metterlo in evidenza come abbiamo fatto per anni è un’assurdità che porta conseguenze negative.
Tra le altre cose in ciascuna delle nostre esperienze il rapporto qualità/prezzo è stato meraviglioso ed alla portata di molti, indicando che si può far emozionare il cliente senza doverlo costringere a pagare follie.
Ricordiamoci che il nostro obiettivo è ottenere un cliente e non fare una vendita, e per ottenere un cliente dobbiamo farlo emozionare perché gli essere umani sono costituiti da emozioni.
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