Report Ismea. Parte 1: domanda e offerta dei prodotti alimentari
Il primo approfondimento sul report Ismea dedicato ai consumi nella ripartenza post Covid. Domanda e offerta dei prodotti alimentari e uno sguardo d'insieme sulle filiere

Passata la prima fase, in cui il sistema agroalimentare è stato relativamente meno colpito di altri settori dagli effetti del lockdown conseguente alla diffusione del Covid-19 in Italia, sono emersi nuovi elementi e trend che hanno cambiato la situazione.
Il terzo Report Emergenza Covid-19 di Ismea passa in rassegna le principali filiere agroalimentari, ne pubblicheremo un focus al giorno, introducendo con uno sguardo d'insieme la situazione food italiana.
La chiusura pressoché totale del canale della ristorazione ha assunto un ruolo di particolare rilevanza per il settore alimentare, così come un altro elemento da considerare, ma sul quale è troppo presto per elaborare stime affidabili, riguarda i contraccolpi sui flussi di esportazione.
Sul fronte del consumo alimentare extradomestico, la spesa delle famiglie, nel 2019, ha sfiorato gli 86 miliardi di euro. A fronte di tale andamento decisamente positivo, le prospettive dei consumi extra-domestici per tutto il 2020 sono tutt’altro che incoraggianti: in base a ipotesi non particolarmente pessimistiche, si può stimare per il canale Horeca un calo di poco inferiore al 40%, per un ammontare che si aggirerebbe attorno ai 34 miliardi di euro.
Parte di questi consumi sono compensati dalla crescita delle vendite al dettaglio, che autorizzano a prevedere, per il complesso del 2020, un aumento dei consumi domestici del 6% circa rispetto al 2019.
Date queste ipotesi, l’impatto complessivo sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica consisterebbe in una riduzione attorno al 10% per il 2020, pari a un valore di circa 24 miliardi di euro.
Considerando che questo valore incorpora una serie di margini che non riguardano direttamente il settore agroalimentare (di servizio, commercializzazione e trasporto),
Una prima stima provvisoria valuta che lo shock della domanda di prodotti agroalimentari, a parità di tutte le altre variabili, potrebbe determinare una riduzione del valore aggiunto della produzione agricola dello 0,9% e una riduzione dell’1,4% di quello dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco; il comparto che risentirebbe più dello shock è quello della pesca e dell’acquacoltura, con una flessione del 7,1% sul valore di riferimento.
L’altro elemento dal quale dipenderanno le sorti del settore agroalimentare è l’export. Anche in questo caso, la crisi si è andata a innestare su un trend particolarmente positivo a guardare i dati disponibili e relativi ai primi mesi dell’anno. Analogamente, l’impatto sarà estremamente differenziato, concentrandosi soprattutto sulle imprese e i settori più dipendenti dallo sbocco estero: trasformazione ortofrutticola, olio di pressione, il riso, prodotti da forno, pasta, caffè, cioccolato, condimenti e spezie, piatti pronti e, naturalmente, vino e spumante.
Si tratta di una crescita caratterizzata da una significativa eterogeneità territoriale, che dal +14% del Nord Est scende al + 8% del Mezzogiorno, con una differenza di ben 6 punti percentuali, mai riscontrata in nessun periodo della crisi precedentemente analizzato.
A una crescita ancora molto sostenuta si accompagna alcuni segnali di un graduale ritorno alle abitudini precedenti l’emergenza Covid-19. Tra questi, la minore preoccupazione per gli aspetti sanitari e i maggiori margini di spostamento, hanno riportato nuovamente l’attenzione sull’aspetto economico e del risparmio, con un forte ritorno al canale Discount (+18% nella settimana dall’11 al 17 maggio rispetto all’anno precedente).
Permane, tuttavia, l’incremento delle vendite presso i liberi servizi, ovvero i più piccoli negozi di vicinato, che possa può far pensare al consolidamento di un nuovo rapporto di fiducia tra gli abitanti di una zona e la rete commerciale locale.
In ogni caso, i supermercati si confermano il principale canale commerciale con una quota di vendite pari al 42% del totale.
Sono un paio le categorie merceologiche il cui tasso di crescita nella settimana di metà maggio ha segnato un’ulteriore accelerazione nel confronto con il periodo di lockdown: l’olio e il vino e gli spumanti, spiegabile anche come recupero successivo alla scarsa dinamica fatta segnare durante quasi tutto il periodo di chiusura.
Venendo alle principali filiere produttive, gli elementi più rilevanti sono i seguenti:


Vendite al dettaglio
Mentre le recenti riaperture stanno consentendo ai canali della ristorazione extradomestica di riorganizzarsi, pur nei limiti del rispetto delle norme sanitarie, le vendite al dettaglio si mantengono sostenute anche nella prima metà del mese di maggio. Nella settimana dall’11 al 17 maggio, ossia quella in cui i decreti hanno permesso le prime riaperture e un minor contenimento degli spostamenti, l’incremento della spesa per gli alimenti confezionati su base annua segna ancora una crescita del +11% come media nazionale.

Uno sguardo d'insieme sulle principali filiere produttive italiane
