Design, tè e umami: il futuro del bere secondo Bar Us

Bar Us a Bangkok rivoluziona la mixology con cocktail ispirati a cucina, bassa gradazione e sapori intensi, in un’esperienza che unisce design e ospitalità.

5 Dic 2025 - 16:00
Design, tè e umami: il futuro del bere secondo Bar Us

BAR & WINE - A Firenze, in occasione della cerimonia dei 500 Top Bars, ho conosciuto i titolari di Bar Us di Bangkok (numero 15 dei 50 World'sBestBars), un locale aperto nel gennaio 2023 nel quartiere Sukhumvit di Bangkok.

Un progetto di Sudarat "Taln" Rojanavanich e Veerach "Aum" Sawaengsupt, lo stesso duo dietro l'acclamato Messengerservice Bar.

Taln e Aum, entrambi con un background nel design creativo, hanno progettato gli interni del Bar Us in modo molto simile al loro menu, che è una lista di cocktail a più portate, suddivisa nelle sezioni antipasto, piatto principale e after, proprio come in un ristorante.

Come descriveresti oggi la scena del bere a Bangkok?

La nostra città è estremamente varia — expat, occidentali, locali che amano la vita: Bangkok sta vivendo un vero boom nel mondo dei cocktail. La scena della mixology è un mix di tradizione e modernità. Vecchio e nuovo convivono e si reinventano. A Bangkok ogni cosa è possibile: dai cocktail più innovativi ai grandi classici, dai bar storici a proposte "morning-block".

Che tipo di drink proponete ai clienti del Bar Us?

Al Bar Us lavoriamo come se preparassimo piatti — ci piace giocare con sapori intensi, complessi: dolce, aspro, salato, piccante, a volte umami. Vogliamo sorprendere con nuove creazioni, dare una dimensione gastronomica al bere.

Molti parlano di cocktail a bassa gradazione come tendenza globale. Anche voi seguite questa direzione?

Sì, è un trend fortissimo. I nostri cocktail non sono mai strong. Vogliamo permettere di bere molto senza ubriacarsi, di gustare vari drink senza perdere la lucidità, di stare a cena, chiacchierare, godersi la serata fino in fondo.

Quali sono i vostri cocktail più popolari?

Uno dei nostri best seller è il Thai Tea Punch: un milk-punch a base di tè thai, latte condensato e latte evaporato, chiarificato con lime, con aggiunta di nettare di cocco e kombucha di tè — aroma pulito, corpo leggero, equilibrio dolce‑aspro.

Un altro grande successo è un cocktail più umami: foglia di guava, lime kaffir, vodka fat-washed con olio di peperoncino, infuso con chili verde — una interpretazione del Margarita piccante e aromatico, con profumi erbacei e un tocco deciso di spezia.

L'uso del tè nei cocktail è molto diffuso in Asia?

Sì. Il tè è ovunque: non solo a Bangkok, ma anche in Cina, Taiwan, Giappone… È un ingrediente molto comune nei cocktail asiatici. Per noi è un "comfort ingredient": aggiunge aromi, diluisce e permette di creare drink dal complesso profilo aromatico ma a bassa gradazione.

Utilizzate anche alcolici tradizionali thailandesi?

Sì, usiamo spesso il Sato, un vino di riso thailandese: non troppo alcolico, con una leggera acidità e un'ossidazione molto elegante. È perfetto per chi cerca qualcosa di diverso e più leggero rispetto ai soliti spiriti forti.

Qual è il tuo cocktail preferito? E quale il tuo spirito del cuore?

Amo il martini 50/50 — semplice, pulito, con parti uguali di gin e vermouth dry, un goccio di bitter all'arancia e una scorza di limone come guarnizione. Quanto agli spirit, ultimamente mi piacciono molto tequila e gin.

Voi venite dal design. Come siete arrivati ad aprire un bar?

Prima di aprire il bar, eravamo designer di interni e di prodotto. Abbiamo capito che anche creare cocktail è una forma di design: non è solo mescolare liquidi, ma costruire un'esperienza completa — gusto, estetica, profumo, atmosfera. Per noi Bar Us è un progetto d'esperienza.

Che significato ha per voi entrare nella lista dei 50 Best Bars?

Essere presenti nella lista è sicuramente un traguardo — significa molto per noi e per il team. Ma la vera motivazione resta la passione, l'idea di offrire un'esperienza autentica. L'obiettivo non è l'onorificenza, ma continuare a fare ciò che amiamo con impegno e coerenza.

Partecipate anche a competizioni o fate guest shift con altri bartender?

Sì, abbiamo inviato membri del nostro team a gare, e facciamo spesso guest shift con bartenders di altri locali. È molto importante: è un'opportunità di scambio culturale, di apprendimento reciproco. Quando ospitiamo bartender esterni, i nostri clienti scoprono nuovi stili, nuove culture; e quando andiamo altrove, portiamo con noi ospitalità thailandese e ingredienti locali.

Come promuovete Bar Us?

L'unica piattaforma che utilizziamo è Instagram. Non abbiamo agenzie, facciamo tutto da soli. A volte il passaparola vale più di molte campagne pubblicitarie.

I social media influenzano le scelte dei clienti?

Sì, moltissimo. Spesso clienti arrivano mostrando una foto vista su Instagram: "Vorrei questo drink" dicono. Funziona perché le immagini parlano da sé.

Qual è la tua visione per il futuro del bar e della nightlife in Thailandia?

Vorrei che la scena cocktail in Thailandia cresca e diventi internazionale, e che la gente — anche tra i locali — si apra a nuove esperienze. L'idea è dimostrare che la nightlife non deve essere una festa caotica o un'euforia vuota: può essere un'esperienza curata, bella, consapevole.

Quali altri bar consiglieresti a Bangkok oltre al tuo?

Mi piace molto Westburg a Silom, per un'atmosfera rilassata. Un altro è BKK Social (nel Four Seasons), condotto da Philip Bischoff: eleganza e stile. E poi Cool Bar: un locale molto particolare, sobrio, con un'atmosfera raccolta, quasi giapponese — perfetto se vuoi stare da solo con un drink.

Cosa significa per te ospitalità?

Per me l'ospitalità è tutto. Puoi anche servire i cocktail migliori del mondo, ma se l'ospitalità manca, rovini la serata al cliente. Credo che l'ospitalità non si impari: o ce l'hai dentro, o non puoi farlo. Se non ti piace accogliere, stare con la gente, servirla con cura, forse non è il tuo mestiere.

Noti differenze tra bartender italiani e asiatici?

Gli italiani sono molto sicuri, molto amichevoli, e con una grande ospitalità — li ammiro. In Thailandia la gente è naturalmente ospitale, sempre con un sorriso, sempre pronta a servire. Però a volte i locali sono un po' timidi: devono imparare a mostrare più fiducia in se stessi.

Quanto costa in media un cocktail a Bangkok?

In media un drink come i nostri costa circa 450 baht — cioè poco più di 13 euro. Certo, dipende dal locale, c'è chi fa prezzi più bassi, chi più alti.

Quali format di bar sono più di tendenza in città?

A Bangkok trovi praticamente ogni tipo di locale: speakeasy, bar indipendenti, Tiki bar (anche noi abbiamo un progetto Tiki con Tropic City), bar culturali, club ad alta energia, dive bar. C'è una scena molto dinamica: tutto è trend, dipende dallo stato d'animo del cliente.

Quali città del mondo consideri oggi capitali della mixology?

In Asia direi Hong Kong e Bangkok. In Europa, Londra mantiene un posto di rilievo. Negli Stati Uniti, New York resta decisiva — ma a New York è molto difficile emergere davvero. Se riesci lì, vuol dire che puoi davvero fare la differenza.

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