Brazzale commenta la sentenza del tribunale di Venezia sull'uso del termine "Grana"
Brazzale SpA commenta la sentenza del tribunale di Venezia in merito alla causa promossa dal Consorzio del Grana Padano.
Una sentenza pronunciata dalla sezione imprese del Tribunale di Venezia, e depositata l’8 giugno, afferma l’esistenza di una famiglia di formaggi grana prodotti nelle regioni del Nord Italia. Tutto nasce da una causa promossa dal Consorzio del Grana Padano, che ha contestato alla Brazzale SpA l’uso sporadico della parola grana nel corso di alcune interviste rilasciate, in particolare da Roberto Brazzale, e relative al proprio formaggio Gran Moravia e ai suoi metodi di produzione. La controversia non ha riguardato il termine Gran Moravia, né le informazioni presenti sul packaging e sulle etichette, la cui correttezza e trasparenza non è stata messa in discussione dai giudici.
“Sebbene la sentenza abbia sanzionato Brazzale Spa, riteniamo comunque di aver ottenuto un primo successo perché, grazie all’imponente mole probatoria da noi prodotta, la stessa sentenza ha finalmente affermato che esiste una gamma di formaggi grana che comprende anche prodotti diversi dal Grana Padano DOP, quale il Parmigiano Reggiano”, afferma Roberto Brazzale commentando il pronunciamento dei giudizi di Venezia.
“Si tratta di una autentica rivoluzione - continua Roberto Brazzale - portata alle sue logiche conseguenze, la sentenza del Tribunale di Venezia pare aprire la strada affinché altri formaggi, diversi dal Grana Padano DOP, purché prodotti nel nord Italia, possano usare il nome grana”.
Commentando la sanzione civilistica addebitata all’azienda, Roberto Brazzale aggiunge: “Ci è stata comminata per aver usato le stesse parole che pare utilizzare la sentenza per descrivere Gran Moravia, quando afferma che “in giudizio non è contestato che “Gran Moravia” sia formaggio a pasta dura pressata, appartenente alla famiglia dei formaggi di grana in ragione delle sue caratteristiche chimico-nutrizionali o in ragione delle modalità di sua produzione”. E si basa sull’opinione dei giudici secondo la quale il libero uso della parola sarebbe limitato ai grana prodotti nel nord Italia, mentre la nostra Filiera Ecosostenibile si estende a cavallo delle Alpi, tra l’Italia e la Repubblica ceca. Non possiamo condividere le conclusioni del tribunale e pertanto impugneremo la sentenza in ogni sede, eventualmente anche ricorrendo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.
Continua Brazzale: “La sentenza afferma che il termine grana non può essere considerato “generico” ai sensi del regolamento Ue 1151/2012 sulle Dop. Non siamo d’accordo. A nostro parere, infatti, il predetto regolamento è inequivocabile: se una denominazione di origine protetta contiene il nome di un prodotto considerato generico, l’uso di tale nome generico è libero, come avviene pacificamente ad esempio con mozzarella, provolone o pecorino. E se il nome in questione non è un nome geografico di cui si discuta se è diventato o meno generico, come “edam” o “gouda”, ma è generico per sua natura perché identifica il risultato di una precisa tecnologia come quella dei formaggi grana, generico lo è sempre stato e sempre lo sarà, e lo è ogni volta e ovunque quella tecnologia la si usi, senza che abbia senso una limitazione territoriale. Un nome di prodotto considerato generico, dunque, può comporre una denominazione di origine abbinato a una specifica geografica ovvero essere usato liberamente per prodotti non Dop: è il caso di Mozzarella di Bufala Campana e mozzarella, come di molti altri”.
In ogni caso, contrariamente a quanto affermato dalla sentenza, Gran Moravia non ha mai cercato di evocare la DOP Grana Padano attraverso le interviste rilasciate da Roberto Brazzale bensì di distinguersene in ogni modo, per sottolineare la specialità della propria filiera produttiva in termini di salubrità, benessere animale, sostenibilità e innovazione di prodotto.
“Si può addirittura affermare che tutto il lavoro svolto dalla nostra azienda negli ultimi vent’anni è stato andare oltre il modello DOP, ritenuto limitativo, e comunicare questa differenza nel modo più chiaro offerto dalla tecnologia, come avviene con l’Etichetta di Origine Multimediale, che mostra su mappa fotografica satellitare l’area di raccolta e tutte le aziende fornitrici di latte. Modelli innovativi ecosostenibili e di respiro europeo come Gran Moravia già vincono sullo scaffale, perché incontrano le sensibilità più moderne del mercato. Presto la vittoria della nostra battaglia per la libertà e la corretta informazione al consumatore sarà completa”, aggiunge Brazzale. “Chi fa un prodotto usando una particolare tecnologia che si distingue dalle altre deve essere libero di poter usare le parole che la descrivono inequivocabilmente, a maggior ragione se quella parola è una sola. L’uso della lingua italiana non può essere riservato ad una corporazione privata”.
Brazzale Spa. Attiva nel mondo del latte già dal 1784, Brazzale Spa è la più antica azienda familiare italiana del settore lattiero caseario, originaria dell’Altopiano di Asiago, in attività ininterrotta da almeno otto generazioni. Oggi il gruppo vanta sette insediamenti produttivi sparsi in tutto il mondo, in Italia, Repubblica Ceca, Brasile e Cina e impiega complessivamente oltre 800 dipendenti, per un fatturato complessivo, nel 2021, pari a circa 230 milioni di euro, di cui oltre un terzo esportato dall’Italia nel mondo. Opera sul mercato con i marchi: Burro delle Alpi, Burro Superiore Fratelli Brazzale, Zogi, Verena, Alpilatte, Brazzale, Silvipastoril e Gran Moravia. Dal 2003, a Litovel, in Moravia (Repubblica Ceca), produce il formaggio Gran Moravia, stagionato in Italia. A Zanè (Vi), dal 1898, il gruppo ha la sede principale ed il burrificio Burro delle Alpi. A seguito della fusione con la famiglia Zaupa, a Monte di Malo (Vi) realizza provoloni, Provolone Valpadana Dop, paste filate e pressate, Asiago Dop. Tutti i prodotti del caseificio di Litovel vengono realizzati con il latte della Filiera Ecosostenibile Brazzale, che nel 2011 ha ottenuto la certificazione di tracciabilità secondo le norme UNI EN ISO 22005:2008. Tra gli standard della Filiera, 4,5 ha. di terreno per capo in lattazione e il 100% di foraggi autoprodotti in azienda. Sempre in Repubblica Ceca, Brazzale ha realizzato la catena di negozi propri con insegna La Formaggeria Gran Moravia, che oggi conta 23 punti vendita, più di 140 commessi, per oltre 1.5 milioni di clienti all’anno, con oltre il 70% del venduto importato dall’Italia. Nel 2012 ha creato a Shanghai una propria unità commerciale e, nel novembre dell’anno successivo, ha aperto un punto vendita sempre a marchio La Formaggeria Gran Moravia. Nel 2014, a Pechino, Brazzale ha sviluppato un caseificio di formaggi freschi per il mercato locale poi sviluppato nell’odierno stabilimento di avanguardia nello Shandong. Al fine di entrare direttamente a contatto con il consumatore italiano per far conoscere ancor meglio i propri prodotti, nel 2018, in Italia, ha avviato un progetto di apertura di temporary store con il brand “A TUTTO BURRO”, che conta già due punti vendita al dettaglio, ad Asiago e Padova. Nel 2019 il gruppo Brazzale diventa Carbon Neutral, con la compensazione delle emissioni di carbonio di tutti i suoi stabilimenti nel mondo, grazie alla piantagione sui propri terreni, in Brasile, di 1,5 milioni di alberi. Presente in oltre 56 paesi, il gruppo Brazzale raccoglie direttamente dalla stalla circa 250.000.000 di Kg di latte, che lavora nei propri caseifici, in Italia e Repubblica Ceca. Da molti anni è impegnata nello sviluppo di innovative filiere agroalimentari, caratterizzate da efficienza produttiva e sostenibilità ambientale come “La Filiera Ecosostenibile Gran Moravia”, in Repubblica Ceca, e il “Pascolo Riforestato Silvipastoril”, in Brasile. Nel 2020 il dr. Piercristiano Brazzale, amministratore e socio, è stato eletto presidente della FIL-IDF, la federazione mondiale del latte. Lo scorso 15 giugno Brazzale apre la più grande struttura al mondo completamente automatizzata per il Gran Moravia, totalmente autosufficiente perché alimentata solo da pannelli solari. A soli 8 chilometri dalla sede di Zanè (Vi), su 8mila mq. coperti, avrà una capacità di 250mila forme, interamente gestite grazie all’intelligenza artificiale.
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