Le carni bianche restano le preferite dagli italiani: fatturato a 7,4 miliardi
Il fatturato dell'industria carni avicole e uova si attesta sui 7,4 miliardi nel 2022, ma scendono produzione e consumi pro capite.
Si è svolta a Roma l'assemblea dell’associazione nazionale delle carni bianche italiane, che conta 64mila addetti, con una produzione di 1,22 milioni di tonnellate di carne avicola (-11,2%) e 11,8 miliardi di uova, per un fatturato di 7,4 miliardi.
Nel 2022, il fatturato industriale si è attestato complessivamente a quasi 7 mld e 350mln, 5mld 350mln per le carni avicole e 2mld per le uova. Il calo dei consumi pro-capite (-4,3% sul 2021), in prevalenza di tacchino, passati da 21,43 a 20,5 kg, non ha intaccato la passione degli italiani per le carni bianche, che continuano ad essere le più amate con il 35% degli acquisti domestici. Anche le uova hanno un indice di penetrazione tra i più alti (94%, dati Ismea), con un consumo pro-capite di 227 uova (+7,4%). E se il balzo prezzi del 2023 costringerà ad un ulteriore alleggerimento dei carrelli, le carni avicole saranno le uniche a mantenersi in terreno positivo con una produzione quest’anno ancora a -3,3% rispetto all’anno di riferimento 2021 (che si attestava a 1,36 milioni di tonnellate), ma in ripresa rispetto al 2022.
L’assemblea è stata l’occasione per ribadire alcuni passi avanti fatti dall’avicoltura italiana che rimane un modello produttivo virtuoso a livello internazionale: meno 90% di antibiotici dal 2011 al 2020 a fronte di una riduzione del 18% in medicina umana, mentre secondo la FAO la produzione avicola italiana emette circa il 50% in meno di Co2 rispetto alla media mondiale (Fonte: Faostat).
Il 62% della produzione avicola in Italia, inoltre, riporta informazioni volontarie aggiuntive in etichetta disponibili al consumatore. Di queste, il 52% riguarda l’uso di luce naturale e il 50% degli arricchimenti ambientali. La densità inferiore ai limiti di legge è indicata dal 30% degli aderenti al Disciplinare, mentre il 6% della produzione usa razze “a lento accrescimento” (dato triplicato tre anni). Il 28% dei prodotti che riportano informazioni aggiuntive in etichetta (uno su tre) risponde infine a standard di “maggiore benessere”, ovvero sono garantite contemporaneamente in allevamento densità ridotte, arricchimenti ambientali e/o disponibilità di luce naturale. Per le uova da consumo il passaggio a produzioni cage free sugli allevamenti delle filiere aderenti ad Unaitalia, inclusi quelli in soccida, supera l’80%. Per Unaitalia si rivela altresì fondamentale la ricerca e una formazione continua e rafforzata, su cui il settore intende continuare a dedicare risorse.
“L’avicoltura italiana si trova di fronte a uno scenario complesso. - Ha detto Antonio Forlini, presidente di Unaitalia - In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022, per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza a causa degli effetti dell’aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022 e ci siamo trovati a perdere l’8% di tasso di approvvigionamento. A queste difficoltà si sommano ora i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola, per più di 15 milioni di euro, il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che frena i consumi e quello dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno). I fatti recenti ci hanno insegnato che le conquiste del nostro settore non possono essere date più per scontate e che la gestione delle emergenze è la nuova normalità. Per questo non ci possiamo più permettere di compiere scelte sbagliate nella definizione delle politiche produttive future, soprattutto a livello europeo”.
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