La Mela Rosa dei monti Sibillini va all'Università
La Mela Rosa dei Monti Sibillini entra all'Università. Uno studio dell'Università di Camerino, coordinato dal prof. Filippo Maggi della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute intitolato "Characterization of nutrients, polyphenols and volatile components of the ancient apple cultivar 'Mela Rosa dei Monti Sibillini' from Marche region, central Italy", recentemente pubblicato nella rivista International Journal of Food Sciences and Nutrition, si è soffermato scientificamente su un frutto conosciuto sin dagli antichi romani.
Uno dei prodotti gastronomici più conosciuti delle Marche diventato nel 2000 presidio Slow Food.
La mela rosa è una delle varietà più antiche delle Marche, coltivata nella fascia collinare pedemontana tra 400 e 900 m e riconoscibile per le piccole dimensioni (peso medio 120 g), la forma irregolare (leggermente schiacciata), il colore verdognolo con sfumature dal rosa al rosso violaceo e all'arancio, il profumo intenso e aromatico e il sapore acidulo e zuccherino.
Lo studio ha certificato le sue peculiarità nutrizionali. Secondo i ricercatori la mela rosa si è rivelata un'ottima fonte di fruttosio, lo zucchero indicato per chi soffre di diabete, di potassio, essenziale per l'apparato cardiovascolare, di boro, importante per il tessuto osseo e le funzioni cerebrali. A queste sostanze sono attribuite importanti attività farmacologiche quali quella antiossidante, antitumorale, antidiabetica, antiinfiammatoria e neuroprotettiva.
Infine l'aroma del frutto è dato principalmente dalla produzione di esteri (sostanze dall'odore gradevole, responsabili del sapore e del profumo di molti frutti e fiori e, per questo, utilizzati come sapori artificiali) e di un terpene a livello della buccia.
La certificazione del prodotto dal punto di vista bioattivo servirà per incentivarne la coltivazione, il consumo, la commercializzazione e l'applicazione nei settori cosmetico, farmaceutico e degli integratori alimentari. Oltre che ricevere il riconoscimento Dop.
Lo studio è stato finanziato da Unicam, Regione Marche e Bacino Imbrifero Montano del Tronto e condotto su campioni prodotti nel territorio del Comune di Montedinove (Ascoli Piceno) e ha visto anche la collaborazione di ricercatori delle Università di Padova e Milano
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