Nuovi studi sulla celiachia: i virus attivano la mattia in chi è predisposto
Nuovi studi allargano le conoscenze sui fattori responsabili della celiachia: virus che aiutano a “mettere in moto” la malattia in chi già ha una predisposizione
È la conclusione alla quale è giunta una ricerca finanziata dalla Fondazione Celiachia e presentata in occasione del Convegno Nazionale 'La biopsia intestinale nella diagnosi e nel follow-up della malattia celiaca'.
Come spiega il coordinatore dello studio Riccardo Troncone, docente di pediatria del Dipartimento di Scienze mediche traslazionali dell'Università Federico II di Napoli, la celiachia è una malattia autoimmune causata dall'ingestione di glutine che nei celiaci attiva una risposta immunologica.
Esistono due tipi di risposte: una mediata da anticorpi specifici, un'altra detta risposta innata, la stessa che ci difende dalle infezioni virali. Il progetto ha quindi verificato se fra risposta al glutine e risposta al virus ci siano similitudini e se possano sommarsi.
Le proteine del glutine attivano l'immunità innata così come le proteine dei virus: queste molecole possono perciò agire in sinergia. Da qui la risposta alla ricerca secondo la quale le proteine presenti nel glutine, insieme a quelle dei virus possono simulare e potenziare la risposta immunitaria innata ai virus, contribuendo a innescare la celiachia in soggetti geneticamente predisposti.
L'ultima Relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento sulla celiachia, relativa al 2016, evidenzia che i malati di celiachia in Italia sono in costante aumento.
Nel 2016 il numero totale delle nuove diagnosi è stato infatti di 15.569, oltre 5.000 diagnosi in più rispetto all'anno precedente, e risultano diagnosticati in Italia 198.427 celiaci (di cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile). Molti, però, sono gli italiani che non sanno di essere malati: si stima che siano circa 408.000, infatti, i celiaci non ancora diagnosticati.
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