Richiesta anche in Italia l'introduzione della Sugar Tax
È arrivata al Ministero della Salute una lettera aperta promossa da Il Fatto Alimentare e sostenuta dalla Società Italiana Diabetologia (SID), l’Associazione nazionale dietisti (ANDID), la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), l’European Childhood Obesity Group (ECOG) e Slow Medicine, in cui si chiede l’introduzione anche in Italia della controbattuta tassa sullo zucchero.
L’obiettivo è di prevenire e ridurre le malattie collegate all’assunzione di zuccheri aggiunti, causa di diabete, obesità infantile, malattie cardiovascolari che, oltre ad incidere sulla salute dei cittadini, hanno un forte impatto sulla spesa sanitaria nazionale. L’eventuale introduzione di una tassa del 20% sui prodotti alimentari zuccherati, infatti, permetterebbe allo Stato di risparmiare circa 240 milioni di euro all’anno, una cifra che dovrebbe essere utilizzata per finanziare campagne di sensibilizzazione ed educazione alimentare rivolte soprattutto ai più giovani.
Introdotta già da qualche anno in alcuni Paesi europei, la tassazione non sempre ha ottenuto i risultati sperati, ma sicuramente ha inciso negativamente sul giro d’affari delle aziende produttrici generando non poco malcontento, soprattutto di fronte al parere negativo di una parte del mondo scientifico circa l’utilità di una tassazione non accompagnata da una significativa e persuasiva campagna di educazione alimentare.
In altre parole, pur di non rinunciare alla dose di zuccheri a cui si è abituati, molti consumatori accettano la maggiorazione del prezzo di bibite e snack, naturale conseguenza dell’accisa.
Di seguito alcuni dei più importanti passaggi della lettera inviata al Ministro della Salute Giulia Grillo.
“L’introduzione di una tassa progressiva sullo zucchero aggiunto alle bibite e ad alcuni prodotti alimentari, è una forma efficace per incentivare le aziende a modificare le ricette e per creare un fondo destinato a realizzare programmi di prevenzione alimentare… in Messico, ma anche in Finlandia, Gran Bretagna e anche nelle città di Berkeley e in Francia è diminuito il consumo delle bevande zuccherate.
Secondo l’organizzazione (Mondiale della Sanità ndr) è dimostrato che un prelievo del 20% riduce il consumo di circa il 20%, contribuendo così a diminuire lo sviluppo dell’obesità e del diabete. La Commissione dell’Oms “Ending childhood obesity” (Echo) propone anche una restrizione della pubblicità rivolta ai bambini, permettendo solo gli spot di prodotti con un profilo nutrizionale equilibrato. Dovrebbero al contempo essere vietate le campagne pubblicitarie di prodotti alimentari con un contenuto di grassi, grassi saturi, sale e/o zucchero, quelle che usano personaggi dei cartoni animati o che abbinano giocattoli al cibo.
L’appello che rivolgiamo al Ministro della salute è di promuovere una legge per tassare del 20% le bevande zuccherate con valori progressivi come prevede la norma inglese Soft Drinks Industry Levy(la tassa è di 18 pence/litro (0,20 €) per bibite con un contenuto variabile da 5 a 8 grammi di zuccheri per 100 ml, mentre se il contenuto supera gli 8 grammi per 100 ml l’importo sale a 24 pence/l (0,27 €)), e porre precise restrizioni alla pubblicità di prodotti destinati ai bambini con un profilo nutrizionale sbilanciato.
Questa somma dovrebbe essere utilizzata per avviare seri programmi di educazione alimentare e promuovere modelli più salutari, ad esempio sotto forma di riduzioni delle tasse per alimenti bilanciati ispirandosi al modello inglese “Soft drinks industry levy”. C’è spazio anche per campagne pubblicitarie in tv e nelle scuole, per sconti alle famiglie con problemi economici sul prezzo dei pasti distribuiti a scuola, per programmi di avvio allo sport nelle scuole”.
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