Vino e Piano Europeo per la lotta al cancro: come stanno le cose

Il settore vitivinicolo europeo attende la definizione dei criteri di attuazione del Piano Europeo per la lotta al cancro, il Beating Cancer Plan, che se in sede di approvazione definitiva, prevista entro febbraio, restasse invariato, potrebbe penalizzare l’intero comparto con aumento della tassazione, limitazione nell’accesso ai fondi di promozione, e nuove etichettature contenenti alert per la salute.

4 Gen 2022 - 09:30
Vino e Piano Europeo per la lotta al cancro: come stanno le cose
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/01/Vino-e-Piano-Europeo-per-la-lotta-al-cancro-come-stanno-le-cose.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] Il 2021 si è chiuso per l’Italia del vino con proiezioni importanti che lasciano ben sperare su un bilancio definitivo più che positivo. Si lascia alle spalle un anno che ha saputo dare spazio ad una ripresa con trend inaspettati, soprattutto per l’export, nonostante un’emergenza sanitaria dura a rientrare. Si potrebbe dunque ripartire all’insegna del pieno ottimismo se non ci fosse un macigno ad incombere sul destino del settore vitivinicolo nostrano e comunitario: il nodo da sciogliere del Beating Cancer Plan. Si tratta della relazione sul piano di lotta ai tumori approvata nel dicembre scorso da una Commissione speciale del Parlamento UE e in attesa di essere valutata in sede plenaria a Strasburgo. La relazione, per come oggi è strutturata, porrebbe un veto al consumo di vino, senza fare distinzione tra quest’ultimo e i superalcolici, tra abuso e bere consapevole, e tagliando fuori le evidenze di decine di studi scientifici che negli ultimi anni ne hanno dimostrato gli effetti positivi sulla salute nell’ambito di un approccio improntato alla moderazione. Il vino, espressione e narrazione dei territori, componente culturale prima ancora che economica, parte integrante della dieta mediterranea, tradizione secolare riconosciuta nel 2010 dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità in quanto modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, fondato anche sul consumo regolare di un calice ai pasti, si troverebbe oggi sul banco degli imputati. Il Beating Cancer Plan non è ancora vincolante ma entro febbraio 2022 dovrebbe diventare definitivo e se i suoi contenuti restassero invariati, potrebbe tradursi in un enorme danno per la competitività del settore vitivinicolo a livello europeo, con riflessi negativi per l’economia del Belpaese e per il Made in Italy.  width=

Come nasce il Beating Cancer Plan e come può incidere sul destino del settore vitivinicolo europeo

Il Beating Cancer Plan è il frutto del lavoro di un comitato speciale istituito in seno all’Europarlamento. Presentato nel febbraio del 2021, individua le quattro aree di azione chiave in cui l'UE si è impegnata a dare il suo massimo contributo nella lotta ai tumori nel prossimo futuro: prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e trattamento, qualità della vita dei malati e sopravvissuti. In particolare in termini di politiche di prevenzione l’UE intende intervenire con iniziative che riguardino i fattori di rischio chiave individuati principalmente nel tabacco, nel consumo dannoso di alcol, nell'inquinamento ambientale e nelle sostanze pericolose. Secondo il Beating Cancer Plan non esisterebbe un livello sicuro di consumo di alcol e se ne dovrebbe tener conto nel progettare le future azioni che avrebbero carattere di urgenza considerato che, secondo le stime, senza un intervento tempestivo, i casi di tumore aumenterebbero del 24% entro il 2035, facendo del cancro la prima causa di morte nell’UE. Gli Stati membri saranno chiamati a promuovere attività volte a ridurre e prevenire i danni causati dall’alcool nel contesto di una rinnovata strategia europea che vedrà sullo sfondo una campagna di comunicazione, "HealthyLifestyle4All", a promuovere diete sane e attività fisica. Ma quali potrebbero essere gli interventi richiesti ai singoli stati per combattere il consumo di alcol e quindi, secondo quanto riportato oggi dal Beating Cancer Plan, per limitare il consumo anche di vino? Tra queste, l’introduzione di etichette di avvertenza sanitaria, il divieto di pubblicità, il divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi, l’aumento della tassazione e la revisione delle politiche di promozione.

Quali sono i rischi per il settore vitivinicolo

Il primo rischio che si configurerebbe se il Beating Cancer Plan venisse approvato senza essere emendato, sarebbero le barriere per l’accesso ai fondi di promozione comunitari dei prodotti agricoli già stanziati per 176 milioni di euro: nel documento per l’accesso a questi fondi la commissione UE ha esplicitato alcuni criteri preferenziali come l’allineamento al Farm to Fork e al Beating Cancer Plan, condizione che di fatto penalizzerebbe le aziende vitivinicole. Se non saranno apportate modifiche al Beating Cancer Plan il settore vitivinicolo vedrà decurtare il punteggio di ammissione alle graduatorie dei bandi con un effetto a valanga anche sulla promozione dei territori, spesso associata a quella delle aziende vitivinicole e dei consorzi, con ricadute negative anche sul turismo enogastronomico. A questo duro colpo si sommerebbero le limitazioni nella comunicazione, con il divieto di pubblicità e sponsorizzazione di eventi sportivi e l’inserimento in etichetta di alert sanitari come quelli già utilizzati per il fumo, una scelta che potrebbe portare a tagli dei consumi interni come a contrazioni delle esportazioni. Anche l’ipotesi di aumento della tassazione sembra essere più che una probabilità una certezza: la commissione europea ha dato mandato ad una società di consulenza per ricostruire lo status quo in materia di tassazione delle bevande alcoliche con l’obiettivo di definire una nuova politica fiscale in linea con le evidenze del piano.  width=

La reazione degli imprenditori e delle associazioni di categoria

Per quanto gli obiettivi di lotta al cancro siano più che condivisibili, viticoltori ed associazioni di categoria italiani e francesi hanno levato gli scudi contro un approccio caratterizzato da una totale assenza di equilibrio: accanto alla salute dei consumatori ci sarebbe infatti da tutelare anche una filiera che da’ lavoro a milioni di addetti. Si fa fatica ad immaginare una Unione Europea che anziché valorizzare e promuovere la storia, le tradizioni, l’identità e le eccellenze dei suoi stati membri di fatto remi contro mettendoli in discussione. A ben vedere specialmente per il Belpaese, non è solo il prodotto vino ad essere sotto attacco, ma un intero stile di vita, improntato alla convivialità e al consumo moderato e responsabile, un modello riconducibile alla nostra tradizione che è sempre stato riconosciuto in tutto il mondo e che adesso è posto sotto una luce completamente diversa. Tra l’altro proprio in Italia negli ultimi 35 anni si beve sempre meno e meglio, il consumo pro capite di vino è infatti calato del 50%, e la criminalizzazione del prodotto che guida l’intero comparto agroalimentare in termini di export e di fatturato, oggi suona quasi come una beffa. Le prossime settimane saranno decisive. Viticoltori e associazioni di categoria si aspettano che le istituzioni italiane si impegnino insieme a quelle degli altri paesi produttori europei in ogni sede, perché una politica efficace contro i tumori si può portare avanti senza mettere in ginocchio il settore vitivinicolo che dovrebbe rappresentare volano per lo sviluppo, oltre ad essere un pezzo di storia, cultura e tradizione non solo dei singoli paesi membri, ma dell’intera Comunità.  width=
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