Cento nuove città introducono la tassa di soggiorno
Saranno ben 100 i Comuni che nel 2018 introdurranno la tassa di soggiorno.
Una fonte di incassi per le amministrazioni locali che per due anni avevano visto bloccata la possibilità di imporre il contributo ai turisti.
Nel 2017 la tassa di soggiorno ha portato alle casse delle amministrazioni locali introiti per circa 460 milioni di euro, che potrebbero diventare 500 nel 2018 e lievitare ancora di più, fino a cifre record pari a 650 milioni se verranno rispettati gli accordi pattuiti con le piattaforme di prenotazione online (come vi avevamo raccontato in questa news con Airbnb erano sorti alcuni problemi).
Le cittadine di Atrani e Bolsena sono state le prime ad aver introdotto l'imposta appena arrivato il via libera. Poi, via via, una volta approntati i regolamenti, sono stati moltissimi i Comuni che hanno introdotto la tassa.
Nel 2011 erano appena 13 i Comuni a far pagare la tassa di soggiorno (per 77 milioni di euro incassati), ma già 12 mesi dopo erano diventati 377 (incasso di 163 milioni); così poi nel 2013 si arriva a quota 500 per passare a 746 nel 2015. La città ad avere guadagnato di più grazie alla tassa di soggiorno è Roma (126 milioni) seguita da Milano (41,4 milioni)
La legge, ricordiamo, definisce unicamente un importo minimo e uno massimo da pagare (da 10 centesimi ad un massimo di 5 euro a persona per notte), poi ogni Comune si regola secondo convenienza.
Mostrano perplessità a riguardo gli albergatori, preoccupati che la tassa di soggiorno possa far avere dei ripensamenti ai turisti: il Direttore Generale di Federalberghi, Alessandro Nucara ha dichiarato: “Pagare le tasse è un dovere civico, ma un maggiore coinvolgimento degli operatori nella fase delle decisioni aiuterebbe. E poi ci deve essere un ritorno effettivo a favore dei servizi turistici offerti ai clienti, altrimenti è troppo facile dare una legnata in testa al turista perché tanto non vota nel Comune dove va in vacanza”
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