Effetto Brexit: in crescita le esportazioni di prodotti Made in Italy
L'incertezza che da settimane ruota intorno alla Brexit - la cui entrata in vigore è stata di nuovo rimandata ad ottobre - ha scatenato la corsa al Made in Italy con ristoranti e negozi italiani oltremanica che hanno fatto incetta di prodotti nostrani.
A gennaio 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, le vendite sono aumentate del 17,3%, a fronte di un aumento a livello mondiale del 5,9%. I dati sono stati diffusi da Federalimentare in occasione di Cibus Connect.
Per il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio la paura della Brexit ha fatto scattare delle manovre speculative. Per Vacondio "la situazione fa paura ed è preoccupante per tutti i nostri settori made in Italy, a partire dal vitivinicolo con una quota del 26%. Penso però anche che ai nostri prodotti la classe medio alta non rinuncerà mai, essendo sempre disposta a pagare qualche cosa di più".
La Gran Bretagna è il quarto mercato dell'export del food and beverage italiano dietro Germania, Usa e Francia e ha mantenuto negli ultimi anni un solito e costante tasso di espansione.
Nel 2018 ha raggiunto 3.404 milioni, con una crescita dell'1,5% sull'anno precedente, a fronte di 41.299 milioni di vendite raggiunte nel mondo (+1,4%).
Bene anche il saldo dell'interscambio dell'industria alimentare oltre Manica: con un import di 564 milioni ha generato un attivo di 2.475 milioni, in crescita del 3% sul 2017.
Quanto alle principali voci dell'export 2018, ricorda Vacondio, in attesa di avere la classifica di gennaio 2019, in testa vi è il mercato enologico con 846 milioni (+1,8%), gli ortaggi trasformati con 356 milioni (+2,2%) e il lattiero-caseario con 261 milioni (+3,6%). Crescita a due cifre per i comparti acquaviti e liquori (+37,7%) e acque minerali e gazzose (+21,2%).
Qualche segno meno invece per pasta con 317 milioni (-0,2%), dolciario con 316 milioni (-0,5%) e carni preparate con 173 milioni (-1,7%).
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