I riders vincono il ricorso contro Foodora: per loro stessi diritti dei dipendenti
Sentenza storica dalla Corte di Appello di Torino per i riders impegnati con le compagnie di food delivery che operano nel nostro Paese.
I fattorini di Foodora – che a luglio ha dichiarato la cessazione dell’attività e ha lasciato l’Italia, mettendo in vendita il marchio poi acquistato da Glovo – negli scorsi mesi avevano trascinato in tribunale la compagnia per vedersi riconosciuti gli stessi diritti contrattuali dei dipendenti della logistica.
Di fatto, i riders erano assunti da Foodora con un contratto co.co.co ma la tipologia di lavoro svolta non è mai stata chiaramente definita (cosa che accade anche ai riders di altre compagnie di delivery) poiché considerati molto spesso come lavoratori autonomi.
La sentenza di primo grado, che dava torto ai fattorini evidenziando come questi non potessero essere considerati lavoratori dipendenti poiché liberi di scegliere giorni e orari di lavoro, è stata ribaltata dalla Corte di Appello torinese. È stato infatti definitivamente stabilito che i lavoratori “su strada” Foodora possono godere degli stessi diritti di quelli della logistica: tredicesima, ferie e malattie pagata.
Poiché l’azienda non esiste più in Italia – e Glovo ha deciso di non portare con sé dalla vecchia proprietà i riders – ai lavoratori toccherà un conguaglio, che, come ipotizza l’Agi dovrà essere pagato dall’attuale proprietà del marchio, ovvero Glovo.
La sentenza è storica per tutta la categoria. Infatti, gli osservatori ipotizzano che da subito condurrà molti altri riders a intraprendere vie legali per uscire dall’ombra di una forma di lavoro ibrida, che non da tutti è vista di buon occhio. E non solo, un tipo di impiego che in tutti i Paesi d’Europa ha portato i lavoratori a intentare cause contro le compagnie di food delivery e, di fatto, a vedere passo dopo passo (legale) un difficile e graduale riconoscimento dei più elementari diritti e tutele.
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