Il Report completo dell'Associazione delle Donne della Birra sui nuovi stili di consumo
Nelle scorse settimane avevamo pubblicato un'anteprima del sondaggio-report realizzato dall'Associazione Le Donne Della Birra sulle variazioni degli stili di consumo di birra durante il lockdown.
A seguto delle numerose richieste di approfondimento da parte dei nostri lettori vi proponiamo oggi il report completo.
I dati esposti di seguito fanno riferimento al periodo compreso tra il 23 aprile e l’11 maggio, il focus è sullo sviluppo degli acquisti online e sulle loro potenzialità per l'intero settore.
Gli intervistati
Sui 650 (64,3% gli uomini, il 35,7% le donne) intervistati solo l’1% di chi ha risposto non consuma mai birra. Più di uno su due (esattamente il 57,4%) la consuma almeno una volta la settimana. Uno su quattro (27,4%) tutti i giorni. Per l’81,6% del campione intervisato la birra vuol dire "condivisione e svago” e per il 63,1% “ricerca, degustazione e abbinamento”. Si tratta di un campione con un elevato interesse nei confronti della birra sia perché con un’alta presenza di professionisti del settore (il 32,2%, cioè uno su tre, di coloro che hanno risposto lavorano nel comparto con diverse qualifiche, dal publican al distributore, dal birraio ai biersommelier) sia perché c’è una buona presenza di homebrewer (21,1%, cioè due su dieci). Omogeneo il campione per età con una preponderanza (32,3%) di coloro che hanno tra i 30 e i 39 anni. L’area di residenza più rappresentata è quella del nord-ovest (38,2%), ridotta la presenza di chi abita nel sud e nelle isole (6,5%), mentre risulta particolarmente omogeneo il contesto abitativo ripartito tra grande centro abitativo, città di provincia e piccolo centro.Questione di quantità
Quasi un consumatore su tre (il 31,8%) ha aumentato i suoi consumi di birra durante il lockdown contro il 23,5% che li ha diminuiti. Il 44,6% li ha mantenuti inalterati.Luogo di acquisto/consumo
L’online è stata la modalità d’acquisto preferita per la birra durante la quarantena dai nostri intervistati. 6 consumatori su 10 (61,5%) hanno fatto acquisti di birra affidandosi al web: il 22,5% facendo ricorso a piattaforme di e-commerce e il 39% direttamente dallo shop online dei vari birrifici, pub o beershop. Prima della quarantena gli acquisti online si fermavano al 10,5% presso i siti di birrifici, pub o beershop, superati di poco dagli acquisti presso le piattaforme di e-commerce (11,2%). È chiaro che l’online ha sopperito alla chiusura dei locali, ma anche alla vendita diretta presso i birrifici, dichiarato come luogo d’acquisto dai nostri intervistati nel 22,5% dei casi prima della quarantena. A seguire il supermercato, scelto dal 43,2% del totale intervistati, mentre prima si fermava al 36,2%. I beershop fisici (non tutti sono rimasti aperti e il lockdown ha limitato le visite a quelli che non hanno abbassato la saracinesca) hanno perso, ma non quanto si sarebbe potuto immaginare passando dal 27,5% del pre-lockdown al 16%. L’11,7% degli intervistati ha indicato di non aver acquistato birra durante il lockdown contro l’1% del pre-Covid. Questo fa pensare a una crescita dell’autoproduzione (gli italiani chiusi nelle loro case quindi non si sono dati solo alla produzione del pane!) e al consumo, come alcuni hanno dichiarato, di scorte (tra gli intervistati, publican, distributori, ecc.). Il luogo preferito pre-Covid dai nostri intervistati risultava il pub, il bar o comunque un pubblico esercizio con una netta preferenza sugli altri luoghi d’acquisto raggiungendo infatti il 73,9%.Cosa c’è nel bicchiere
Il lockdown ha spinto inevitabilmente a cambiare le modalità di acquisto facendo ricorso in modo massiccio all’online. Oltre a rivelarsi una modalità pratica ed efficiente in periodo di quarantena, l’e-commerce ha avuto anche il vantaggio di far scoprire ai consumatori nuovi prodotti. Quasi un consumatore su due (45,4%) ha affermato di aver cambiato (in parte o totalmente) abitudini di ‘bevuta’ (marche, stili, ecc.). I nostri intervistati hanno scelto nel 77,7% birre artigianali, ma uno su tre ha optato anche per birre industriali e uno su quattro per birre d’importazione.Il futuro dell’online
L’e-commerce è esploso durante la quarantena, ma continuerà ad avere un futuro? A quanto pare sì se il 23,5% degli intervistati ha indicato che vi farà ricorso sicuramente anche oltre l’emergenza e il 28,6% qualche volta, quindi, più che raddoppiando le indicazioni in questo senso del periodo pre- Covid (21,7% il ricorso all’e-commerce indicato dai nostri intervistati). A questo totale 52,1% dobbiamo aggiungere anche un 19,1% che ha risposto che forse vi farà ricorso. Neppure un intervistato su tre (28,8%) ha indicato che non utilizzerà le ordinazioni online.Pregi e difetti
La comodità del ricevere i prodotti a casa è la molla principale di questa modalità di approvvigionamento, citata dal 67,4% degli intervistati e che batte decisamente gli aspetti negativi eventuali, riscontrabili nel possibile danneggiamento dei prodotti (24,7%), dall’aggravio dei costi (19,1%) e dalla scelta limitata (12,5%). Tra i fattori positivi dell’e-commerce birrario sono stati citati soprattutto i seguenti: “occasione di esplorazione”, “prezzo più basso”, “scelta più ampia”, “possibilità di trovare delle chicche e marchi difficili da reperire altrove”. Invece, tra gli altri fattori negativi, vengono indicati i problemi di conservazione, legati soprattutto alla catena del freddo e la mancanza del rapporto col venditore/produttore. Indicato il problema dei quantitativi minimi che inibisce l’ordinazione. Inoltre, il successo dell’e-commerce del settore in questo periodo non deve far dimenticare che esiste una fetta di consumatori che è visibilmente contraria all’e-commerce sia per inibizioni tecnologiche che per questioni ideologiche, dall’impatto ambientale che mette a rischio la salute del pianeta al danneggiamento del commercio di vicinato e le relazioni sociale che ne scaturiscono. Chi non fa ordinazioni online ha un’età molto ampia, che va dai 18 ai 69 anni, soprattutto concentrati nelle fasce più mature, uomini e donne indistintamente.Incontriamoci in video
La possibilità di ordinare birre online non era così conosciuta pre-Covid. Sono stati soprattutto i social media a far conoscere l’opportunità (51,2%). Il passaparola e le modalità di comunicazione messe in atto direttamente dal birrificio hanno fatto il resto (29,5%). L’online durante la pandemia non ha significato solo e-commerce. La quarantena ha scatenato la fantasia e così sono proliferati gli eventi, dai videoparty ai meeting sulle diverse piattaforme. Uno dei fenomeni più interessanti del nostro settore è stato quello delle degustazioni on line. Trattandosi di una nuova modalità di essere in contatto col settore e con la propria passione birraria, solo il 16,8% degli intervistati ha detto di averne seguite, ma il gradimento che hanno ricevuto è davvero incoraggiante per i birrifici e gli esperti che le hanno programmate così come per la nostra Associazione che ha sviluppato un intenso palinsesto sotto il titolo #lontanemaunite, attivo fino alla fine di maggio. Più della metà di coloro che le hanno seguite ha espresso pareri nettamente favorevoli, dal buono all’ottimo. Apprezzate soprattutto in quanto: “interessanti”, “istruttive”, “utili”, “divertenti”, “formative” e “conviviali”. Le note critiche non sono mancate, in particolare relativamente alle questioni organizzative e all’eccessivo affollamento di queste iniziative. Qualche rammarico è stato espresso a proposito del fatto che chi era a casa non sempre aveva a disposizione la birra in degustazione. E proprio al riguardo, quanto queste iniziative possono fungere da volano per l’attività del birrificio? Quanto in generale l’e-commerce possa dare una vera spinta al settore? Abbiamo chiesto: “Sei disposto a ordinare online birre che non conosci?” 7 intervistati su 10 hanno dato risposta affermativa.CLICCA SULL'IMMAGINE E SFOGLIA IL REPORT COMPLETO
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