Nuovo DPCM 16 gennaio: possibile stop all'asporto dopo le 18
Prende sempre più forma l'ipotesi che tra le norme più dure contenute nel prossimo DPCM ce ne sarà una che vieterà l'asporto per bar e ristoranti dopo le 18
Il Ministro per gli affari regionali Francesco Boccia ha annunciato ieri 12 gennaio ai governatori delle Regioni quelli che saranno i nuovi provvedimenti da adottare con l'introduzione del DPCM del 16 gennaio che vanno ad innalzare il tasso di allerta per continuare a contenere il diffondersi della pandemia.
Tra questi fa molto scalpore la decisione di vietare a bar, ristorani e pubblici esercizi l'asporto dopo le ore 18. Per il Ministro Boccia si tratterebbe di una misura necessaria per evitare assembramenti e movida.
Hanno subito fatto sentire la loro voce alcune associazioni di categoria; in una nota Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio dichiara: "Ancora una volta si vuole colpire, ingiustificatamente, la ristorazione e la filiera dell'agroalimentare. A Roma almeno 30mila posti di lavoro saranno a rischio e chiuderanno 10mila imprese tra la ristorazione classica, bar, pizzerie al taglio, gelaterie, pasticcerie e streetfood. Governo rifletta". E aggiunge: "Vietare l'asporto dopo le 18 significa portare al fallimento le Pmi romane e laziali. Mentre gli esercenti chiedono quando sarà possibile riaprire - dopo che hanno attrezzato e messo in sicurezza i locali come richiesto dai protocolli anti Covid - il Governo pensa ogni giorno come farci chiudere. Quando basterebbe sanzionare i locali - anche con chiusura di 10 giorni - che non rispettano le normative, permettendo così a tutti di lavorare comunque e nel pieno rispetto delle regole. Nella Capitale d'Italia invece, con il centro storico desertificato tra turismo azzerato e smartworking, il divieto d'asporto segnerà la fine di quelle attività che hanno provato a resistere. Un danno per l'economia romana con gravi ricadute anche occupazionali".
Anche Claudio Ferraro direttore Epat - Associazione pubblici esercizi - Torino ha fortemente criticato la nuova decisione del Governo, ritenuto poco obiettivo nella scelta di chiusure indistinte su tutto il territorio: "Il periodo ormai troppo lungo di drastiche limitazioni e chiusure dei pubblici esercizi, sta affossando un intero settore togliendogli la possibilità di ripartire, non ci pare che ipotizzare limitazioni a quelle piccole finestre di attività, sia corretto e plausibile e neanche utile; serve solo ad aggravare ancor di più l’economia dei pubblici esercizi. Se si ipotizzano violazioni, come assembramenti dinnanzi ai locali, si facciano i controlli e si irroghino le sanzioni, ma non si colpisca un’intera categoria. Questo approccio “chiusi tutti se c’è qualcuno che non rispetta le regole” è un approccio sbagliato e se si può dire, neanche etico. È la resa dello Stato e delle amministrazioni deputate, che riconoscono di non poter controllare, ma in un tempo come quello che stiamo attraversando non può che rendere più vivo un senso di ingiustizia per chi le regole le rispetta e vede le proprie attività morire”- conclude il direttore Ferraro.
“Vi sono addirittura iniziative che corrono sui social, con inviti alla disobbedienza civile aprendo i locali che ormai sono chiusi da troppo tempo” dichiara Alessandro Mautino Presidente Epat. Come fa il Governo a tutelare la legittimità se invece di curare le riaperture semmai anche in modo chirurgico badando ai dati di territori differenti, annuncia ulteriori blocchi alle modeste attività lasciate svolgere sino ad oggi. Sono messaggi in controtendenza che non possono che alimentare la ribellione e rendono difficile l’attività di sensibilizzazione di chi, come le associazioni, intende perorare il rispetto delle regole.”
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