Segreti nel bicchiere: le leggende dietro ai nomi dei cocktail caraibici

Mojito, Daiquiri, Piña Colada, Canchanchara e Cuba Libre sono i più famosi cocktail di origine caraibica. Scopriamo le loro storie affascinanti

9 Lug 2024 - 16:04
Segreti nel bicchiere: le leggende dietro ai nomi dei cocktail caraibici

Scopriamo insieme le storie affascinanti e le leggende che si celano dietro i nomi di alcuni dei più celebri cocktail caraibici: Mojito, Daiquiri, Piña Colada, Canchanchara e Cuba Libre. Da racconti di antichi pirati a intrighi di guerre e amore, ogni cocktail porta con sé un pezzo di cultura caraibica.

Mojito

Drink all day dalla gradazione alcolica contenuta a base di rum, lime, menta e zucchero, il Mojito nasce nella seconda metà dell’Ottocento e deriverebbe da una bevanda chiamata Draque, molto popolare nel XIX secolo e la cui paternità è attribuita al corsaro inglese Sir Francis Drake, nel 1500. Sulle origini del nome esistono almeno due leggende. Stando alla prima, Mojito è il diminutivo della parola mojo, che indica una salsa tipica della cucina caraibica a base di aglio, cumino, coriandolo, chili, avocado e succo di limone o di arancia amara. Ma c’è chi sostiene che Mojo sia il nome un amuleto tipico dei rituali della Santeria e del Hoodoo, nei quali l’incantesimo Mojo viene praticato per invocare fortuna, amore e protezione da demoni e nemici usando un sacchetto pieno di erbe, spezie, minerali, formule magiche e altri oggetti. Si prepara nel bicchiere con 45 ml di rum cubano bianco, 20 ml succo di lime fresco, qualche rametto di menta, 2 cucchiaini zucchero di canna bianca e un top di soda.

Daiquiri

Non ci sono certezze ma sembra che il Daiquiri prenda il nome da un omonimo villaggio cubano, vicino a Santiago di Cuba, dove il drink sarebbe nato fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Tuttavia, le circostanze sono dibattute. Secondo alcuni, infatti, il drink sarebbe nato durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna, quando il generale americano Shafter, sbarcato appunto a Daiquiri, trovando il rum locale troppo forte lo fece allungare con succo di lime e poi lo corresse ulteriormente con un po’ di zucchero. Altri ritengono invece che a inventare il cocktail sia stato un tale Jennings Stockton Cox, ingegnere americano in servizio in una miniera vicina proprio a Daiquiri a crearlo insieme con un altro ingegnere di nome Francesco Domenico Pagliuchi, per accogliere un importante dirigente della società proprietaria della miniera. Si realizza con lo shaker, con 60 ml di rum cubano bianco, 20 ml di succo di limone fresco e 2 cucchiaini di zucchero, agitando insieme al ghiaccio e filtrando in una coppetta già fredda.

Piña Colada

In spagnolo, piña colada significa “ananas filtrato”. E a Cuba, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, veniva definita “colada” la versione filtrata della Piña Fria, una bevanda a base di rum e ananas pestato popolarissima sull’isola. La ricetta che conosciamo oggi, con l’aggiunta della crema al cocco, sarebbe invece nata a Porto Rico agli inizi degli anni ’60, anche se sono in molti a contendersene la paternità. Stando a una targa affissa accanto all’ingresso del ristorante La Barrachina di San Juan, la creazione della Piña Colada sarebbe opera di Ramon Portas Mingot, che realizzò il cocktail per conquistare una bellissima cliente che, per la cronaca, divenne poi sua moglie. Per realizzarlo, occorrono 50 ml rum bianco, 30 ml crema di cocco e 50 ml succo d'ananas fresco. Frullare tutti gli ingredienti con il ghiaccio in un frullatore elettrico, versare in un bicchiere capiente e servire con cannucce.

Canchanchara

Delizioso drink, oggi meno famoso a livello internazionale rispetto al Mojito o al Daiquiri, su cui si concentra l’attenzione di un numero crescente di barman, il Canchanchara (rum, lime, miele e acqua) è il cocktail più antico di Cuba. Si realizza con aguardiente (distillato antenato del rum), foglie di menta (o arancia) e acqua calda con miele o panela (una sorta di zucchero di canna non raffinato). Durante la Guerra dei dieci anni (1868-1878) e quella ispano-americana del 1898 veniva somministrata ai mambises, i soldati dell’esercito insurrezionale cubano, come bevanda curativa per proteggerli dalle malattie. Il nome deriva probabilmente dalla parola chancaca, con cui in alcuni paesi sudamericani viene indicata la panela. Si prepara in un bicchiere basso mescolando 15 ml di miele e 15 ml di succo di lime in 50 ml di acqua, da distribuire bene su tutta la superficie interna prima di colmare con ghiaccio tritato e aggiungere 60 ml di rum (o aguardiente cubana). La garnish è uno spicchio di lime. 

Cuba Libre

Il nome del Cuba Libre parrebbe legato alla lotta dei cubani per ottenere l’indipendenza dalla Spagna. Durante la già citata guerra ispano-americana, con questo nome veniva chiamata una bevanda composta da acqua calda e miele (una specie di “versione analcolica” della Canchanchara), bevuta come “energy drink” sui campi di battaglia. Finita la guerra con la vittoria degli americani, questi ultimi portarono sull’isola, fra le altre cose, la Coca-Cola. E, secondo la leggenda più accreditata, nell’agosto del 1900 un soldato statunitense, passato alla storia con il nome di copertura John Doe, in un bar dell’Avana chiese una miscela di rum cubano e Coca-Cola con l’aggiunta di uno spruzzo di lime e ghiaccio, brindando insieme agli altri avventori con il grido di battaglia dei guerriglieri: “Por Cuba libre!” (per Cuba libera). Una curiosità: sebbene molti li considerino la stessa cosa, in realtà il Cuba Libre non andrebbe confuso con il Rum e Cola. Il primo, infatti, viene preparato dal barman, mentre il secondo è servito con la Coca-Cola a parte, lasciando al cliente la scelta della quantità da aggiungere al rum. La ricetta oggi prevede di inserire in un tumbler alto 50 ml di rum bianco, 120 ml di cola e 10 ml di succo di lime fresco, decorando con una fettina di lime.

Testo a cura di Nicole Cavazzuti e Stefano Fossati

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