Wine & Spirits: frena la crescita del segmento premium
Inflazione e aumento del costo della vita ridimensionano la crescita del segmento premium degli alcolici anche se il trend nel lungo termine non si considera a rischio
Il fenomeno premiumization dopo il boom della fase pandemica sembra aver imboccato la strada della crescita moderata come confermano le ultime ricerche condotte negli Stati Uniti per il mondo Wine & Spirits. Nulla di inaspettato per gli analisti, considerato che il ritmo al quale si allargava la fetta di consumatori disposti ad acquistare prodotti più costosi in tutto lo spettro delle bevande alcoliche non poteva essere sostenuto ancora a lungo. Inflazione e aumento del costo della vita erano considerati già dietro l’angolo e se nel 2022 la tendenza non aveva accennato a ridimensionarsi significativamente, il primo trimestre del 2023 ha dato ampio riscontro sull’inevitabile decelerazione, almeno per alcune categorie. Non c’è infatti un andamento omogeneo per tutte le tipologie di prodotti, e se alcune continuano a viaggiare a ritmi ancora elevati nonostante il mutamento complessivo dello scenario altre affrontano terreni negativi. Un nuovo perimetro dunque e nuove regole per un fenomeno rispetto al quale secondo SIPSource il cambiamento non va considerato come un allontanamento permanente dai prodotti di fascia alta ma come una reazione contingente correlata ad un calo di fiducia dei consumatori, condizione dimostrata dagli stessi dati del suo rapporto relativo al periodo aprile 2022 - marzo 2023 che osserva l’andamento della distribuzione di vino e alcolici in tutti i canali commerciali degli Stati Uniti.
Secondo lo studio se nel 2021 la distribuzione di vini con un prezzo compreso tra i 15 e i 25 dollari era aumentata del 10%, nel 2022, con l’inflazione già alle porte, la crescita si era contratta all’1,4%. Stesso discorso per i vini di lusso con un prezzo superiore ai 50 dollari dove i numeri dal +50% del 2021 sono rimasti invariati nell’anno seguente. La previsione è che le condizioni di mercato rimarranno difficili per l’on-premise a causa dell'aumento dei costi delle materie prime, dell'aumento del costo del lavoro e della continua compressione del reddito disponibile per i consumatori, condizioni che spingeranno le famiglie a ridurre i consumi al bar o al ristorante. L'aumento dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) per gli alcolici fuori casa sarebbe infatti del +6,7% con un divario del +5,2% rispetto ai consumi domestici, dove l’incremento ha raggiunto l’1,5%. Ampliamento della forbice anche per il vino dove l’aumento dei prezzi per i consumi on premise sarebbe del +7,0%, con un divario del 4,5% rispetto ai consumi casalinghi che registrerebbero un incremento del +2,5%”. Varie tipologie di prodotti hanno subito alti e bassi incredibili negli ultimi tre anni e secondo gli analisti di SIPSource guardando avanti le prestazioni continueranno ad essere influenzate dalle attuali condizioni di mercato. La previsione positiva è che dovrebbero comunque tendere alla normalizzazione a mano a mano che passano i mesi, specie quando si entrerà nella stagione dei viaggi estivi e oltre. Normalizzazione che non significa necessariamente crescita ma almeno stabilità. Ci si aspetta che le tendenze on-premise varino in modo significativo nel secondo trimestre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, quando il settore stava vivendo l'apice della sua rinascita post-pandemia. Le vendite on-premise lo scorso anno sono infatti aumentate del +12,2% per gli alcolici e del +8,6% per il vino, numeri ai quali nessuna delle due categorie potrebbe avvicinarsi nel contesto attuale.
Anche il Drizly Consumer Report 2023 conferma questa proiezione, con il 66% degli intervistati che ha riferito di aver modificato i propri comportamenti di consumo e di acquisto di alcolici in particolare negli ultimi 12 mesi a causa dell’inflazione: il 17% ha riferito di aver acquistato marchi più economici di quelli normalmente preferiti e il 14% di essere passato a categorie di bevande meno costose. Dato confermato dall’andamento delle vendite sulla piattaforma di e-commerce Drizly dove il prezzo unitario medio complessivo dei prodotti venduti ha registrato un aumento costante dal 2019, crescendo di quasi il 17% negli ultimi cinque anni per raggiungere 20,16 dollari nel 2023, media che è rimasta relativamente piatta nel 2023 da inizio anno. E sebbene Champagne e spumante abbiano guidato la premiumizzazione nella categoria dei vini negli anni passati, solo il 18% dei partecipanti al sondaggio di Drizly ha dichiarato di volerli acquistare a prezzi più sostenuti. Alla domanda sui tipi di bevande che sono ancora disposti ad acquistare nonostante l'aumento dei costi, il 36% ha indicato il vino, mentre il 27% ha scelto il liquore scuro e il 26% ha optato per il liquore chiaro. In controtendenza rispetto allo scenario ci sarebbero infatti Tequila e Whisky che continuano a confermarsi categorie con le migliori prestazioni, dato confermato anche da IWSR che in un recente rapporto identifica il whisky come motore di crescita chiave per la premiumizzazione nell’ambito della categoria alcolici grazie all’aumento dei distillatori artigianali ma anche allo sviluppo del turismo dedicato.