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Alla scoperta del Pan di Stracci, il dolce di recupero nato a Prato che si ispira alle stoffe
L’economia circolare entra in pasticceria con la ricetta ispirata al riuso e all'arte tessile, da un'idea dello studente Leonardo Cai affiancato dal maestro dell'arte bianca Massimo Peruzzi, di Pasticceria Peruzzi.
Cenciaiolo e pasticciere a confronto: la produzione dei tessuti rigenerati, eccellenza pratese, è fonte di ispirazione del Pan di stracci, il nuovo dolce da forno dedicato al distretto tessile e alla città toscana dalla grande tradizione gastronomica. L’idea nasce da un giovane immerso da sempre nella vocazione green del distretto del tessile, Leonardo Cai, studente del corso di Disegno Industriale del DIDA - Design Campus dell’Università di Firenze che ha “progettato” il nuovo dolce per la propria tesi, affiancato dal Maestro di Arte Bianca Massimo Peruzzi, celebre pasticciere della città sulle rive del Bisenzio. E proprio nella pasticceria pratese, fondata nel 1961 e finalista alla Coppa del Mondo di panettone 2019, è possibile acquistare il Pan di stracci con le farciture classiche o in altre versioni su richiesta del cliente. Non solo in pasticceria: il Pan di stracci si può anche ordinare a casa in tutta Italia (per informazioni: https://peruzzipasticceria.it/).
Dai ritagli di stoffa si producono pregiati tessuti, grazie all’arte del riuso. Il Pan di stracci si prepara con un procedimento simile, usando gli avanzi di pan brioche dell’impasto dei cornetti. I rettangoli e i triangoli di pasta, intrecciati in un ventaglio per poi creare un cerchio, vengono chiusi su sé stessi a formare delle palline da disporre in una tortiera. Dopo una notte di lievitazione a temperatura controllata si procede con la cottura in teglia del dolce che, anche nella forma irregolare, ricorda i “monti” di stracci, cioè gli alti cumuli di stoffe selezionate per fasce cromatiche che devono essere scelte dagli esperti cenciaioli capaci di identificarne la qualità con il solo tocco delle dita. Il dolce passa infine alla decorazione, ultima fase del procedimento di preparazione.
credit Leonardo CaiDel Pan di stracci non c’è solo la versione classica: partendo dall’impasto di base sono nate alcune varianti, una vera collezione che rimanda ai colori della cernita dei cenciaioli ma anche alle collezioni di pregiati tessuti che le aziende del distretto pratese ogni anno preparano per le case di moda di tutto il mondo. Come si ottiene l’impasto bicolore? Alla versione classica si aggiunge un ingrediente per le diverse nuance: per il Cammellitto, farcito con crema di mandorle, il colore marrone si ottiene dal cacao in polvere; per il Verzino, farcito con crema al pistacchio e cioccolato bianco, per il colore verde si usa il tè matcha in polvere; per il Mezzochiaro, farcito con crema chantilly, il colore giallo si ottiene con curcuma e pasta di cocco; per il Rossino, farcito con marmellata di fichi, il colore rosso è dato dalla pasta di fragole.
Un’ulteriore sorpresa è nella confezione, che si presenta in due varianti: in cartone (riciclabile dopo l’uso) ed in edizione speciale, in cui il Pan di Stracci è contenuto in un sacco in jeans rigenerato composto da filato 100% cotone e progettato per aprirsi completamente, diventando così una sorta di tovaglia, un supporto su cui condividere e mangiare il dolce.
credit Leonardo Caicredit Leonardo Cai“Per la sua progettazione ho preso ispirazione dal Furoshiki, un’antica tradizione giapponese che consiste nel trasportare oggetti senza utilizzare sacchetti ma bensì stoffe, magistralmente piegate per ottenere un sacco - spiega Leonardo Cai, autore del progetto Pan di Stracci. La confezione in tessuto è stata realizzata grazie all’aiuto di Rifò, giovane brand pratese di moda sostenibile, che tiene insieme qualità e riuso lavorando con fibre 100% rigenerate e rigenerabili: “È un’edizione speciale che vuole rafforzare il tributo a Prato. Pan di Stracci si propone come monito che invita al riuso in tutte le sue forme e declinazioni; rappresenta un approccio di progetto sul territorio pratese, in cui tradizioni, valori e identità sono fortemente connessi tra loro”.
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