Aumento della tassa di soggiorno. I chiarimenti del MIBACT
È rimbalzata da una testata all'altra nei giorni scorsi la notizia del possibile aumento, fino a 10 €, della tassa di soggiorno dovuto ad un emendamento del DL Fiscale 2020; la notizia ha creato non poco scalpore e aizzato molte critiche da parte del mondo degli operatori del turismo e del settore alberghiero.
Sono infatti gli albergatori a riscuotere la tassa e a doverla poi versare al comune, che ricordiamo - ad esclusione di Roma e Venezia, dove vige una particolare regolamentazione - decide autonomamente il prezzo di questa tassa che può variare da 1 a 5 euro, in base al flusso turistico e a discrezione delle ammnistrazioni. Ma come fa notare Federalberghi in un comunicato stampa “rimane in capo agli albergatori l’onere di riscuotere l’imposta e di sostenere in toto le relative spese (ad esempio le commissioni delle carte di credito), per di più con l’aggravante di un sistema sanzionatorio lunare, che punisce con sanzioni penali anche piccoli ritardi ed errori formali di minima entità.” .
Nella giornata del 1 dicembre arriva sulla questione il chiarimento, tramite una nota stampa, del MIBACT che precisa: "il governo ha dato parere favorevole a un emendamento al decreto fiscale che dà la facoltà ai soli comuni capoluoghi di provincia, che secondo le statistiche ufficiali abbiano avuto presenze turistiche in numero venti volte superiore a quello dei residenti, di elevare il limite massimo dell’imposta di soggiorno da cinque euro fino a dieci euro."
Numeri ISTAT alla mano, quindi, sarebbero pochissime le località interessate dalla nuova misura, tra cui Firenze e Rimini: qui saranno i sindaci a giudicare se mettere in atto o meno l'aumento "per finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali” conclude la nota del MIBACT.
La preoccupazione resta comunque anche solo per queste poche località dove l'aumento della tassa di soggiorno farebbe lievitare i prezzi dei soggiorni scoraggiondo, di conseguenza, i turisti.
In una nota stampa una dura critica è stata mossa anche dall’Associazione Property Managers Italia, che rappresenta in Italia gli operatori dell’ospitalità residenziale legale: "Una norma che così concepita va a punire soprattutto il settore extralberghiero - spiega il presidente di Property Managers Italia Stefano Bettanin - dove è noto come i turisti hanno una permanenza media più lunga rispetto al settore alberghiero. Una mossa miope che ci auguriamo venga corretta prima che questa legge arrivi all’approvazione definitiva, dato che rischia di incentivare l’abusivismo e minare la competitività della travel industry italiana. Trovo inaccettabile che il turismo, tanto celebrato in campagna elettorale come risorsa dell’Italia, alla prova dei fatti venga usato solo come sistema per fare cassa”.
[caption id="attachment_37180" align="alignright" width="411"] Stefano Bettanin - Presidente Associazione Property Managers Ital[/caption]
Secondo l’associazione un livello così alto di imposte riduce infatti la competitività del turismo italiano: sale il costo complessivo della vacanza e diventano più appetibili destinazioni estere con minore carico di tassazione. Diventa ancora più oneroso inoltre l’aggravio di lavoro per chi riscuote la tassa di soggiorno come sostituto d’imposta, con conseguenze penali rilevanti in caso di errori. Secondo Sergio Lombardi, Esperto Fiscale di Property Managers Italia: "Un aumento dell'imposta di soggiorno come quello in discussione avrebbe solo effetti negativi per il settore ricettivo con perdita complessiva di prenotazioni, aggravio di commissioni interbancarie e aumento di responsabilità contabile per i volumi di tassa gestita. Se proprio va modificata la city tax, si introducano piuttosto strumenti che garantiscano l'incasso per i Comuni, semplificando le attività degli operatori, come gli accordi con le OTA e un canale di riscossione dedicato, attraverso POS del Comune. Oppure si decida di premiare chi lavora gratuitamente per riscuotere l'imposta di soggiorno: la gestione comporta ore di lavoro e un livello di responsabilità che andrebbe in qualche modo ricompensato, magari proprio con una quota del gettito raccolto”.
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