Brand Today: cosa cercano gli italiani su Google in periodo di quarantena
Brand Today ha realizzato un'analisi delle ricerche degli italiani su Google in quarantena, evidenziando che ai supermercati preferiscono l'online
In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento.
Brand Today ha realizzato un'analisi delle ricerche degli italiani su Google nei mesi della quarantena.
In questi mesi infatti, internet ha assunto un ruolo primario, lo testimoniano non solo il boom di presenze online, ma il ricorso diretto agli e-commerce.
In particolare, Nielsen ha seguito il trend degli acquisti online, sottolineando che, da lunedì 16 a domenica 22 marzo, le vendite attraverso e-commerce sono cresciute del 142,3% rispetto alla settimana precedente. Si tratta di una tendenza confermata di settimana in settimana e che fa registrare un continuo e progressivo aumento della spesa online.
Ma cosa vogliono acquistare, in rete, gli italiani? Per rispondere a questa domanda, Brand Today ha interrogato Google Trends la piattaforma di Mountain View che registra le chiavi di ricerca più utilizzate e la loro variazione nel tempo. Quello che emerge è un interesse diffuso e in netta crescita all’acquisto in rete di tutto ciò che risulta indispensabile alla sussistenza e al lavoro.
Alimentazione: paure e abitudini nelle ricerche online
I dati di Brand Today fanno emergere che la corsa ai supermercati è stata replicata nell’online. L’ansia di non restare senza provvigioni ha rivoluzionato l’abitudine d’acquisto, pur nel rispetto di tradizioni culinarie diverse. Ecco di seguito i dati nel dettaglio.Pesce o carne online? Le differenze regionali nelle ricerche su Google
Poco importa che i decreti del Presidente del Consiglio abbiano lasciato aperti gli alimentari. Le lunghe code davanti ai supermercati – per noia della fila o per paura del contagio – hanno convinto una parte significativa della popolazione a valutare l’acquisto online di generi alimentari. Come si può notare nel grafico sottostante, Google Trends registra un picco per le ricerche “pesce online” e “carne online” nel periodo della quarantena. Per quanto le valutazioni su base regionale rilevate da Google Trends siano orientative, vediamo che, negli ultimi 30 giorni (7 marzo-7 aprile) il problema di “cosa procurarsi” online differisce di regione in regione. Se nella comparazione aggiungiamo le ricerche “pasta online” e “dolci online”, su confronto annuale possiamo notare gli stessi picchi negli ultimi 40 giorni. Negli ultimi 30 giorni, le differenze regionali sembrano aumentare; in realtà in tutte le regioni in cui “pasta online” non è la prima ricerca, comunque si piazza al secondo posto.Ingredienti di base
La crescita nelle ricerche di “pizza online” e “pane online” o non ha soddisfatto del tutto gli italiani, o una parte consistente preferisce il fai-da-te. Gli ingredienti fondamentali, che sono sempre stati un “rifugio” (prima psicologico, eventualmente reale) nei momenti di crisi, fanno registrare un aumento vertiginoso nelle ricerche su Google. La “farina online” è il bene che, secondo Google Trends, avrebbe registrato un volume di traffico superiore sia a pizza che a pasta online.Ortofrutta
È il settore alimentare più difficile da poter soddisfare attraverso internet, per via della freschezza ad esso associata. Eppure le ricerche sono state significative, al punto tale che le curve di “frutta online” e “verdura online” sono molto vicine a quella di “pizza online”.In alcune regioni, meglio il vino dell’acqua
L’approviggionamento di acqua è stata una preoccupazione diffusa in tutta Italia. Va detto che, probabilmente, il commercio online di vini e (in misura minore) di birre è entrato da tempo nelle abitudini – o comunque nelle possibilità – degli amanti dei due alcolici. Tenendo in considerazione ciò, l’interesse per birra e vino insieme equipara almeno la curva dell’acqua. In alcune regioni i potenziali acquirenti si sono mostrati più interessati al vino (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Liguria), che all’acqua.Informatizzare la famiglia: facile dire “Smart working
Nonostante i negozi di elettronica possano restare aperti, spesso la scarsità di scorte o la paura di uscire hanno spinto gli italiani a restare a casa e a cercare online ciò che mancava alle loro postazioni di lavoro e di studio. Per cominciare, vediamo la crescita, sui motori di ricerca, di keyword riguardanti device fondamentali: il microfono, le cuffie e la telecamera sono evidentemente necessari per le videoconferenze, tanto di quelle dei bambini con l’insegnante, quanto quelle dei genitori con i colleghi. Stampanti e cartucce si sono rivelate una necessità improvvisa, nel momento in cui – ad esempio – i discenti più giovani hanno dovuto stampare porzioni di libro e compiti.Quanti pc per casa?
Dai dati emerge inoltre in maniera prepotente la difficoltà di dover gestire tutto attraverso il computer. Basti pensare a famiglie, anche non numerose, dove il pc viene utilizzato per lo smartoworking e anche per la didattica. Da qui il boom di ricerche riguardanti computer desktop e portatili. Il risultato di tante connessioni contemporanee è stato un rallentamento generale della qualità di navigazione.Intrattenimento: la sfida sono i più piccoli
La necessità di trascorrere il tempo in qualche modo, porta alla crescita anche di domande inerenti servizi di intrattenimento. Ne beneficiano la lettura e i siti di videostreaming (non a caso, Netflix e Youtube avevano stretto un accordo con il governo per limitare la qualità dei video).Figli a casa: “Giochi per bambini” più cercato in quarantena che a Natale
È interessante poi notare qual è stato l’impegno a trovare qualcosa da far fare ai bambini, costretti più di altri (e da più tempo) a restare a casa. “Giochi per bambini” è una keyword cercata più in questo periodo di quarantena, che in quello natalizio. Va detto che – a giudicare da come Google ha modellato la SERP – non si tratta di una ricerca integralmente transazionale, poiché i siti che compaiono sono soprattutto portali per giocare online. A Natale, presumibilmente, l’intento è l’acquisto di beni da e-commerce.Conclusioni: ricerche “grezze” e opportunità
Similmente ad altre ricerche di settore, quella realizzata da Brand Today evidenzia il grande impulso all’acquisto online dovuto al Coronavirus e alla conseguente quarantena. Ciononostante va aggiunto che, dalle ricerche degli utenti su Google, si evince uno sforzo a superare la zona di comfort del reale. Si tratta per lo più di ricerche “grezze”, non affinate, cioè, dall’esperienza dell’acquisto online e dalla conoscenza di e-commerce generici o specializzati su un determinato bene. Un acquirente di vini, ad esempio, non cercherebbe “Vini online”, bensì il vino specifico sull’e-commerce (o l’app) dedicato. Del resto, prima ancora di approcciare a un acquisto, l’utente cerca rassicurazioni e informazioni. Questa forzata digitalizzazione ha avuto l’effetto di costringere anche gli scettici all’acquisto online, partendo da un punto di vista ancora inconsapevole degli e-commerce. Difficile dire cosa possa comportare questa situazione per i commercianti. Va però osservato che, mentre chi è abituato all’acquisto online ha naturalmente fatto riferimento alle aziende innovatrici (Amazon su tutte), gli acquirenti che arrivano tardi sul mercato digitale potrebbero essere disposti a rivolgersi ad aziende anch’esse ritardatarie, perché ne hanno una conoscenza reale, ossia si sono fisicamente recati in un punto vendita. Risulta certamente un po’ inquietante – e realistico – l’avvertimento di Mariangela Marseglia, country manager per l’Italia di Amazon, che fa notare alle PMI che o si passa al digitale o si muore. La speranza, per chi vuole un mercato plurale, è che la ricchezza si distribuisca tra più attori e che le dinamiche locali possano avere ancora un ruolo e una forza nel digitale. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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