''Cucina per la vita'': la solidarietà degli chef italiani per l'emergenza rifugiati
"Cucina per la vita" è l'iniziativa che vede protagonisti alcuni tra i più noti chef italiani, uniti per sostenere la campagna UNHCR "Torniamo a sentire"
AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ - Un video di cucina che si interrompe nel momento più importante può risultare irritante per chi lo guarda. Ma quando a spezzarsi è l'accesso al cibo per milioni di persone in fuga dai conflitti, la frustrazione si trasforma in tragedia umanitaria.
Da questa potente analogia prende forma "Cucina per la vita", la nuova iniziativa dell'UNHCR che vede protagonisti alcuni dei più celebri chef del panorama culinario italiano. Hanno già risposto all'appello Francesco Apreda, Barbara Agosti e il duo Alessandra e Roberto Casamenti, mentre nei prossimi giorni si uniranno alla causa Cristina Bowerman, Luciano Monosilio, Roy Caceres e Cesare Battisti.
La strategia comunicativa: quando la ricetta si ferma
Il meccanismo dell'iniziativa è tanto semplice quanto efficace. Gli chef realizzano video ricette che vengono deliberatamente interrotte proprio nel momento cruciale della preparazione. Questo stratagemma narrativo crea un parallelismo diretto: solo con il contributo del pubblico la ricetta può essere completata, così come solo con la solidarietà collettiva si può garantire cibo e assistenza a chi fugge dai conflitti e che sta scontando le catastrofiche conseguenze dei tagli agli aiuti umanitari.
Il progetto si inserisce nella più ampia campagna "Torniamo a sentire" promossa da UNHCR, con l'obiettivo di mobilitare risorse destinate alla protezione e all'assistenza dei rifugiati e degli sfollati che si trovano in Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia.
Un'emergenza silenziosa: i numeri della crisi
La situazione umanitaria in queste regioni africane presenta dimensioni drammatiche, spesso sottovalutate dall'opinione pubblica internazionale. Milioni di rifugiati e sfollati affrontano quotidianamente condizioni di grave insicurezza alimentare, aggravate dai drastici tagli ai finanziamenti per gli aiuti umanitari che hanno caratterizzato questo anno.
Le conseguenze sono devastanti: quasi 1 milione di rifugiati sudanesi si trova a rischio di perdere completamente l'assistenza alimentare, mentre 500 mila sfollati in Sudan potrebbero rimanere senza accesso a servizi essenziali come acqua potabile, servizi igienici e assistenza medica. La situazione in Etiopia è altrettanto critica, con la chiusura di quattro servizi nutrizionali su sette destinati ai rifugiati, esponendo 80 mila bambini sotto i cinque anni al rischio di malnutrizione grave.
Il Ciad presenta uno scenario particolarmente critico dal punto di vista sanitario e nutrizionale: la disponibilità medica è ridotta a un dottore ogni 52.000 pazienti, mentre il 14% della popolazione infantile soffre di malnutrizione. L'approvvigionamento idrico quotidiano si limita a 5 litri per persona, una quantità drammaticamente inferiore ai 15-20 litri stabiliti dagli standard internazionali per le necessità di base. Queste carenze strutturali costringono le famiglie a compiere scelte impossibili, compromettendo salute e dignità.
Voci dal terreno: la realtà dei rifugiati
Le indagini condotte dai team UNHCR in Ciad su oltre 6.800 rifugiati sudanesi restituiscono un quadro devastante della situazione sul campo. Il 72% degli intervistati ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani, includendo violenze fisiche e sessuali, detenzioni arbitrarie e reclutamento forzato. Il 60% ha subito la separazione forzata dai propri familiari durante la fuga.
L'impatto sui minori è particolarmente severo: in Ciad il 66% dei bambini in età scolare non può accedere all'istruzione. La storia di Hawa rappresenta una testimonianza emblematica di questa tragedia. Questa bambina di sette anni è fuggita dal Sudan insieme alla sorella maggiore dopo aver perso madre, padre e due fratelli in un bombardamento. L'attacco le ha causato gravi ferite che hanno reso necessaria l'amputazione di una gamba, diventando simbolo del pesante tributo fisico e psicologico che la guerra sudanese sta imponendo ai civili.
L'appello di UNHCR Italia
Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di UNHCR Italia, ha espresso gratitudine verso gli chef coinvolti: "Desidero innanzitutto ringraziare di cuore tutti gli chef che, con entusiasmo e generosità, hanno scelto di affiancarci in questa iniziativa. Il loro contributo è prezioso perché ci aiutano ad accendere i riflettori su crisi dimenticate di cui si parla poco ma che stanno causando un'enorme sofferenza per centinaia di migliaia di persone."
L'emergenza finanziaria sta compromettendo gravemente la capacità operativa dell'organizzazione. Come ha spiegato Iucci: "I tagli stanno soffocando l'intero sistema di risposta umanitaria, condizionando pesantemente la nostra capacità di offrire protezione, assistenza e speranza. Siamo dinanzi a una crisi profonda che colpisce l'umanità, mina la sicurezza e ha un impatto fortissimo sui bambini. Con la campagna 'Torniamo a sentire' facciamo appello alla generosità di tutti, perché, come ricordano gli chef nei loro video, salvare vite non è un'azione che si può lasciare a metà."
Il quadro dell'emergenza alimentare regionale
I dati del Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari (GRFC) delineano un panorama allarmante per l'intera regione. In Sudan, l'insicurezza alimentare acuta interessa 25,6 milioni di persone, mentre la malnutrizione acuta coinvolge 3,7 milioni di bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni, oltre a 1,2 milioni di donne in stato di gravidanza o allattamento.
L'emergenza si estende anche ai Paesi che accolgono i rifugiati sudanesi. In Etiopia, 22 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta, mentre in Sud Sudan il numero raggiunge 7,1 milioni di individui. Il Ciad conta 3,4 milioni di persone in stato di emergenza alimentare.
Le attività sul campo nonostante le difficoltà
Malgrado le drastiche riduzioni dei finanziamenti, UNHCR mantiene la propria presenza operativa nelle aree di crisi, garantendo continuità nell'assistenza a rifugiati e sfollati. I servizi attualmente erogati comprendono: protezione e supporto psicosociale per rifugiati, minori e vittime di violenza di genere; monitoraggio e trattamento della malnutrizione; servizi di assistenza sanitaria d'emergenza e cliniche mobili; sostegno economico diretto per rispondere ai bisogni primari delle famiglie.
Tuttavia, le risorse disponibili restano drammaticamente inadeguate rispetto alle necessità. Il Piano regionale di risposta umanitaria per il Sudan ha ricevuto finanziamenti per appena il 15% del fabbisogno totale, rendendo indispensabile il sostegno della comunità internazionale.
Il menu della solidarietà
L'iniziativa ha visto la partecipazione di rinomati professionisti della cucina italiana, ciascuno con una propria specialità. Francesco Apreda ha proposto le Polpettine all'estratto di ragù napoletano, mentre Barbara Agosti ha realizzato la ricetta del Minestrone estivo. Il duo Alessandra e Roberto Casamenti ha presentato i Cappelletti estivi della Romagna toscana, Cristina Bowerman la Falsa pizza di sedano rapa, Luciano Monosilio il piatto Pomodoro | Gazpacho | Latte di Cocco, Roy Caceres il Ceviche, mais, spaghetti e Cesare Battisti il Risotto al limone e rosmarino.
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