Filiera Italia al Business Forum Italia-Cina: necessario superare il gap
“Non esiste settore dove l’integrazione tra Italia e Cina si esprima a livelli così alti e complementari come nell’agroalimentare”. Così ha commentato venerdì 22 marzo Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia, intervenendo al board del Business forum Italia-Cina durante il quale gli imprenditori dei due paesi hanno avuto la possibilità di confrontarsi.
“E se la Cina con il National programme for food and nutrition development ha lanciato un piano di sviluppo (2014-2020) e consapevolezza per una popolazione più sana e una produzione alimentare più sostenibile e sicura - ha continuato Scordamaglia - il nostro Paese non può che essere il partner ideale per l’attuazione di questo progetto”.
Il riferimento di Scordamaglia va all’alta tecnologia, al know how italiano e alla capacità delle nostre aziende di produrre di più ma con meno risorse. Ha detto, infatti, il numero uno di Filiera Italia chiamato a rappresentare l’eccellenza del Made in Italy dell’intero settore agroalimentare: “abbiamo le migliori tecnologie al mondo di georeferenziazione, di precision farming e di agricoltura satellitare, strumenti che consentono di aumentare la resa del singolo ettaro di terra riducendo al minimo l’utilizzo di fertilizzanti di pesticidi, di acqua e come Filiera Italia siamo pronti a mettere le nostre conoscenze a disposizione della Cina per sviluppare localmente gli obiettivi a cui il programma fa riferimento”. E ha continuato Scordamaglia “Italia e Cina sono sono in perfetta sinergia sull’attenzione che entrambi i paesi vogliono dare alla promozione di un regime alimentare sano e bilanciato e basato su prodotti naturali e di qualità e non su prodotti sintetici ottenuti in laboratorio come vorrebbero gli interessi delle multinazionali di altri paesi”.
La Cina rappresenta per il settore agroalimentare italiano una meta a cui guardare con interesse, il nostro export, infatti, ha toccato quota 423 milioni di euro con un trend crescente, a fronte di importazioni dalla Cina in Italia per 585 milioni di euro.
“Anche qui un interscambio da bilanciare ulteriormente, ma sinergico con esportazione di eccellenze ad alto valore aggiunto da un lato e di commodities agricole dall’altro, ma che ancora non può essere considerato adeguato” ha detto ancora Scordamaglia “Molte delle aziende aderenti a Filiera Italia già operano in Cina, ma ci sono molte altre aziende PMI pronte a farlo e come organizzazione siamo disponibili a metterci a disposizione e a lavorare per migliorare i rapporti e le sinergie tra Cina e Italia nel settore agroalimentare”.
L’auspicio è che entrambi i paesi possano lavorare per ridurre le barriere tecniche non tariffarie regolamentari che impediscono di sfruttare tutte le opportunità ancora non sfruttate nei due sensi.
“È necessario intensificare il dialogo per semplificare le regole e stabilire norme comuni anche in materia di lotta alla contraffazione ed all’Italian sounding” ha aggiunto Scordamaglia e conclude “Oggi la Cina consuma ancora troppi prodotti spacciati per italiani che italiani non sono. Da parte italiana sono stati già firmato accordi con diversi operatori cinesi, come ad esempio Alibaba, per impedire la vendita di prodotti alimentari italiani falsi che mettono a rischio lo stesso consumatore cinese ma bisogna fare di più. Anche per gli investimenti cinesi in Italia bisogna riequilibrare una situazione che vede le imprese cinesi investire ancora troppo in acquisizioni e non in investimenti greenfield che creano molti più posti di lavoro. Insomma grande passo avanti dalle discussioni di questi due giorni ma ancora molto da fare“.
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