Formaggi italiani: una lunga tradizione non basta. L'Italia importa più di quanto esporta
Si è svolta negli spazi del Wegil a Trastevere la seconda edizione di Formaticum, fiera mercato di rarità casearie italiane, nata dalla partnership fra La Pecora Nera Editore, casa editrice a indirizzo enogastronomico, e Vincenzo Mancino, titolare della bottega ProLoco Dol.
Le specialità casearie italiane illustrate dalla viva voce dei produttori si sono affiancate ai seminari dedicati agli appassionati, per scoprire tutti i segreti del settore.
Quello dei formaggi in Italia è un mondo vastissimo, tutto da scoprire, di cui il consumatore che si serve normalmente al supermercato conosce molto poco. Ecco perché questi eventi sono di grande importanza sia per i produttori, che hanno la possibilità di confrontarsi con i consumatori e raccontare cosa c'è dietro i suoi prodotti, sia per i consumatori che possono farsi un'idea più precisa della vastità del settore e delle specialità che vengono realizzate in Italia.
Dall'evento sono emersi anche diversi dati che mostrano come l'Italia, nonostante un'importante tradizione lattiero-casearia, esporti molto meno di quanto importa.
Nella classifica europea, l'Italia come produttore di formaggi si piazza al terzo posto con 1,3 milioni di tonnellate, producendo il 13% dei prodotti dell'Unione Europea.
Al primo posto si trova la Germania con 2,2 milioni di tonnellate pari al 22% del totale, seguita dalla Francia con 1,9 milioni di tonnellate per il 19% del totale Ue.
Presente a Formaticum con diversi seminari, ONAF - l'Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio ha reso noto un dato specchio della poca conoscenza diffusa (se non delle fake news) diffusa fra i consumatori. Secondo un sondaggio, effettuato su un campione di giovani fra i 14 e i 20 anni, il 57% di questi considera i formaggi troppo calorici e quindi lesivi per la salute.
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