La Francia di Macron difende la sua cultura del vino e dice no al Dry January
Il governo francese prende le distanze dalla sollecitazione a sostenere il Dry January, il mese di astinenza dall’alcool dopo le festività
Una lettera firmata da più di 45 professori specializzati sulle dipendenze con la richiesta di promuovere gennaio come mese di astinenza dall’alcol rispedita al mittente dalle istituzioni. È il caso esploso nelle ultime ore in Francia e che ha visto protagonista del gran rifiuto il presidente Emmanuel Macron, da sempre strenuo difensore del vino come alta espressione della cultura e della tradizione francese.
La notizia sta facendo il giro del mondo, testimonianza tangibile di un evidente, progressivo inasprimento del conflitto aperto tra organizzazioni sanitarie nazionali e internazionali, istituti di ricerca, associazioni che spingono per un ridimensionamento del consumo di vino (e non solo) da un lato e mondo enoico con i suoi sostenitori dall’altro.
Alla base dell’intervento sollecitato al governo dagli accademici coordinati da Olivier Cottencin, responsabile dell’organismo nazionale dei professori universitari per gli studi sulle dipendenze, le risultanze di una serie di recenti studi che allarmerebbero sulla eccessiva accessibilità dell’alcol da parte dei giovani francesi, anche nell’ambito della stessa dimensione familiare, con un sondaggio della Lega contro il cancro che avrebbe confermato come il 70% dei genitori non ravviserebbe alcun problema nella loro somministrazione ai propri figli adolescenti durante le festività natalizie.
Da qui l’iniziativa di sollecitare le istituzioni nel sostenere il Dry January, pratica introdotta nel Regno Unito dieci anni fa, lanciata dall’associazione Alcohol Change UK e mutuata anche dalla terra dello champagne nel 2020, che promuove l’astinenza del consumo di alcolici nel periodo immediatamente successivo a quello degli eccessi delle ricorrenze di fine anno.
In Francia ormai noto con il nome di “défi de janvier”, ovvero sfida di gennaio, è nato come appuntamento proposto da associazioni benefiche con lo scopo non tanto di enfatizzare i rischi rappresentati da una sostanza, nel caso specifico l’alcol, quanto di mettere in luce i vantaggi nel ridimensionarne il consumo potendo toccare con mano l’esperienza della vita quotidiana praticandone l’astinenza.
La campagna, che ha trovato un certo riscontro anche grazie all’utilizzo dei social, secondo i promotori starebbe riscuotendo sempre più successo, come confermato da un sondaggio BVA per l’Associazione Dipendenze Francia secondo il quale il 60 per cento della popolazione francese starebbe valutando di aderire o quanto meno di provarci.
Ma i rappresentanti politici del Paese, che dopo gli Stati Uniti rappresenta il secondo maggior consumatore di vino al mondo, si guardano bene dal sostenere direttamente l'iniziativa mantenendo le dovute distanze, probabilmente per non danneggiare un simbolo della tradizione e soprattutto un settore che dà lavoro a mezzo milione di persone.
In particolare il presidente Macron, il più apertamente favorevole all’alcol della recente storia francese, che ha più volte dichiarato senza esitazione di bere vino tutti i giorni, a pranzo e a cena, e di considerare triste un pasto senza consumarne un calice, non solo fa orecchie da mercante rispetto alle sollecitazioni ricevute ma in più occasioni non ha esitato a ribadire la sua posizione sull’argomento.
Una campagna contro i rischi legati al consumo di alcol non avrebbe secondo lui senso in un paese come la Francia dove per tradizione si beve con moderazione, un “gennaio secco” non sarebbe cioè al passo con la sua cultura, mentre avrebbe molto più presa in realtà come Regno Unito e Paesi Nord Europei dove i consumi incontrollati rappresenterebbero la norma.
E le considerazioni del Presidente sono ovviamente rilanciate anche dalle associazioni di categoria. Secondo i dati di Vin et Société, che rappresenta l’industria vinicola d’oltralpe, per il 90% dei francesi i consumi di vino si attesterebbe sotto il limite raccomandato di 10 bicchieri a settimana e complessivamente il consumo di alcol sarebbe diminuito del 60% in 60 anni, numeri e trend che non giustificherebbero alcuna crociata per l’astinenza spingendo inevitabilmente la politica a prendere le distanze dal Dry January.
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