Vini di pregio: resistono alla crisi e si candidano come beni rifugio
I mercati vanno incontro ad un autunno all’insegna di una crescente instabilità e incertezza. Tra gli asset alternativi i vini di pregio si stanno dimostrando investimenti particolarmente resistenti alle turbolenze candidandosi come veri e propri beni rifugio.
Le economie mondiali si apprestano ad affrontare una fase critica: di forte ad una prospettiva politica internazionale sfavorevole, alla stretta delle Banche Centrali, ad un mondo azionario in crisi, ad un’inflazione in crescita i cui effetti son ormai più che tangibili, la recessione inizia ad essere percepita come molto più di uno spauracchio.
Montano i timori sul futuro, sui tempi di ritorno ad una stabilità della quale si è persa traccia da troppo, e si afferma con forza il bisogno di nuovi punti di riferimento per attraversare la tempesta.
Inizia la corsa ai cosiddetti beni rifugio, quelli che tradizionalmente vengono scelti non per fini speculativi ma per proteggere i propri risparmi di fronte a forti oscillazioni di mercato, asset capaci di mantenere il loro valore anche nelle situazioni più difficili.
Tra quelli emergenti ed alternativi i vini di pregio si stanno dimostrando sempre più attrattivi, con un giro d’affari milionario in cui le produzioni italiane affiancano quelle storiche francesi che restano tra le più quotate.
Secondi tra i passion asset solo alle opere d’arte, i fine wines stanno conquistando non solo collezionisti e winelovers che si sono riscoperti investitori del proprio oggetto di culto, ma anche attenti osservatori.
Oltre la passione per l’affascinante mondo enoico che da forza ad una componente emozionale nell’investimento, esistono motivazioni più che concrete per considerare i vini di alta gamma come un valido asset alternativo del proprio portafoglio in una fase complessa dell’economia globale quale quella attuale.
I vini di pregio rappresentano un ottimo profilo di rendimento, tra l’altro esentasse, i cui movimenti di prezzo sono contenuti per la bassissima correlazione con l’andamento dei mercati economici più tradizionali, condizione che rende questo bene più resistente alle correnti fluttuazioni.
L’offerta delle bottiglie pregiate è poi per definizione strettamente limitata: molte di esse infatti vengono consumate, la relativa disponibilità si riduce e, di conseguenza, sale il prezzo di quelle rimaste sul mercato.
Volendo quantificare il potenziale di questi asset tenendo fede ai parametri delle società di investimento, impegnando una somma di 50mila dollari con una prospettiva di cinque anni, il ritorno del capitale sarebbe di poco più del doppio, invece con un tesoretto iniziale di 100mila dollari in un quinquennio si potrebbe arrivare a oltre 237mila dollari.
D’altronde per convincersi della validità dell’investimento basterebbe guardare ai dati del Knight Frank’s Luxury investment index, secondo i quali dal 2005 ad oggi, i vini di alta gamma avrebbero registrato una crescita del 198% rendendo mediamente ogni anno il 10%.
Indicazioni dello stesso tenore arrivano dai dati forniti dal mercato secondario, Il Liv Ex, il cui andamento è scandito da una serie di indici particolarmente significativi.
Il Liv-ex 100, l’indice che rappresenta le variazioni di prezzo dei 100 vini più pregiati al mondo, nel 2021 è cresciuto del 23%, mentre nel primo semestre del 2022 ha avuto un andamento stabile a fronte delle forti oscillazioni di altri mercati, dato che conferma la solidità del segmento.
Stesso trend positivo per il Liv-ex 1000 che tiene traccia di 1.000 vini provenienti da tutto il mondo individuandone l’andamento del prezzo medio.
Va detto che sebbene gli indici principali del mercato secondario dei Fine Wines abbiano realizzato guadagni, il loro ritmo è stato molto più contenuto nel secondo trimestre del 2022, il che significa che anche il mercato del vino pregiato ha iniziato a rallentare, condizione realistica che non mette in discussione le peculiarità dell’asset.
Diverse potrebbero essere le dinamiche che consentiranno di sostenere il trend in area positiva, lo stesso andamento delle valute potrebbe diventare significativo: la debolezza della sterlina rispetto al dollaro per esempio renderebbe i prezzi dei vini pregiati più convenienti per gli acquirenti americani e asiatici il che probabilmente potrebbe portare ad un allargamento della base degli investitori, favorendo magari non le etichette di altissimo profilo (i top 100) ma a quelle di valore intermedio.
Quali saranno gli scenari innescati dalla crisi è ancora tutto da vedere ma il tempo ha dimostrato che i vini di pregio resistono agli scossoni molto più dei mercati tradizionali il che li candida come nuovo bene rifugio del quale sentiremo sempre più spesso parlare.
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