A Catania nasce il 'Manifesto del Gelato Artigianale'

La proposta di Peppe Flamingo, fondatore di Don Peppinu, che durante la presentazione del suo libro “Il Gelato è sacro” parla di un vero e proprio movimento.

25 Lug 2025 - 11:48
A Catania nasce il 'Manifesto del Gelato Artigianale'

LIBRI, GUIDE E PUBBLICAZIONI - Peppe Flamingo, creatore del marchio Don Peppinu, ha lanciato sabato sera nella sua gelateria rinnovata di Piazza Duomo a Catania il "manifesto del Gelato Verace", un progetto che mira a ridefinire gli standard qualitativi del settore gelatiero. L'iniziativa nasce dalla presentazione del suo libro "Il gelato è sacro", un'opera che affronta le contraddizioni di un mercato dove la dicitura "artigianale" viene spesso utilizzata impropriamente da chi ricorre sistematicamente ad aromi, coloranti e preparati industriali.

Un settore che necessita di maggiore trasparenza

La riflessione di Flamingo parte da un'analisi critica delle pratiche commerciali diffuse nel settore. Secondo l'imprenditore siciliano, numerosi operatori che si autodefiniscono artigiani utilizzano in realtà basi pronte per la produzione, una pratica giustificata dalle esigenze operative di piccole botteghe gestite individualmente. Il problema principale riguarda la mancanza di educazione del consumatore, che non possiede gli strumenti per valutare correttamente la qualità di un gelato realizzato con materie prime agricole genuine rispetto a prodotti ottenuti con preparazioni industriali.

Una proposta che supera i confini aziendali

Il concetto di Gelato Verace rappresenta per Flamingo un progetto che trascende gli interessi del suo marchio personale. Come ha spiegato durante la presentazione, «Il Gelato Verace è un'idea che va oltre il mio marchio: è una proposta che vuole andare a beneficio di tutti i bravissimi produttori di gelato in Italia impegnati a fare un prodotto davvero buono e dunque una proposta aperta a chiunque voglia unirsi a un movimento che metta al centro la trasparenza, la qualità e il legame con il territorio». L'obiettivo è creare un movimento di categoria che garantisca sia i produttori virtuosi che i consumatori, offrendo parametri chiari per distinguere l'eccellenza produttiva.

Verso un nuovo modello di certificazione qualitativa

L'iniziativa vuole colmare una lacuna storica del comparto gelatiero, che a differenza di altri settori alimentari non dispone di disciplinari specifici o figure professionali come i sommelier nel mondo enologico. Flamingo considera il gelato un prodotto "sacro", risultato di scelte produttive radicali, materie prime controllate e rispetto verso il consumatore finale. La sua visione prevede che ogni gelato di qualità debba raccontare la storia del produttore, l'origine delle materie prime utilizzate e la composizione del prodotto, creando un nuovo standard di riferimento qualitativo per l'intero settore.

Sollecitato dalle domande dei giornalisti presenti in sala, che hanno dato vita a un piccolo dibattito sulla necessità o meno di andare verso la direzione di un vero e proprio marchio, anziché scommettere unicamente sulla bontà del prodotto, Flamingo ha ulteriormente chiarito: «Oggi ho la fortuna di poter affrontare queste problematiche con un’azienda in attivo, che sta riuscendo a farsi capire dal pubblico. Ma non posso trascurare che tutti i miei colleghi che fanno un gelato di eccellenza soffrono una grande crisi, tanto che forse, bilancio alla mano, solo il 10% delle attività che lavorano bene si rivelano poi anche economicamente sostenibili. Dal mio punto di vista si tratta di una battaglia che ha una vera e propria valenza sociale, volta ad aiutare tutti coloro che con tanti sacrifici, spesso con attività a conduzione familiare, riescono a salvaguardare uno dei prodotti che ancora rappresenta la vera eccellenza del Made in Italy».

A supportare la proposta ci sono stati anche gli interventi di Alfonso Isinelli, critico gastronomico, e di Frank Merenda, esperto di marketing a livello internazionale, che hanno contribuito ad affrontare la questione da diversi punti di vista.

«Spesso si pensa erroneamente che un critico gastronomico debba saper parlare di tutto, quando ci sono ambiti specifici, come quello del gelato, che dovrebbero presupporre una preparazione specifica e una comprensione profonda», ha detto Isinelli: «Soprattutto perché il ruolo della critica dovrebbe essere quello di contribuire a costruire una conoscenza del prodotto, a capire le differenze e in questo caso il valore di un prodotto autentico, verace appunto, realizzato a partire da materie prime di qualità e quindi capace di esprimerne identità e gusto».

Frank Merenda ha sottolineato come la proposta del Gelato Verace rappresenti «una nuova categoria capace di creare una comunità di consumatori più informati e produttori più coraggiosi». «Pensate al fatto - ha spiegato - che il successo di una delle catene americane più famose è dovuto alla nota abbondanza di zucchero nei suoi gelati, che lo rende il prodotto preferito dai bambini, a causa della immaturità delle loro papille gustative. Allo stesso tempo, però, il consumo di questo prodotto crea un’abitudine al dolce di cui sarà difficile liberarsi anche da adulti, facendo sì che paradossalmente sin da piccoli ci abituiamo a non riconoscere il gusto vero della frutta o della frutta secca. Tornare all’ingrediente originale significa superare proprio questo paradosso».

«È questo il motivo per cui, per cambiare radicalmente l’approccio al mio lavoro, ormai molti anni fa mi sono chiesto come si facesse il gelato ai tempi di mio nonno, quando non esistevano gli aromi in busta su cui oggi si fonda il lavoro del 90% delle gelaterie, e ovviamente la risposta è stata: con la frutta», ha ribadito Flamingo, che durante il suo intervento ha anche guidato il pubblico in una degustazione comparativa a sorpresa, con due tipi di panna e due tipi di gelato al pistacchio, invitando a riflettere su quanto la materia prima e le scelte produttive incidano realmente sull’esperienza di gusto. «Un assaggio consapevole è già un atto di rivoluzione culturale», ha aggiunto: «Per questo il mio libro contiene una vera e propria cassetta degli attrezzi per i consumatori, che potranno imparare a distinguere sempre e ovunque ciò che stanno mangiando».

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