Antoniano e Alce Nero, il cibo che accoglie
Carpire i segreti della preparazione di pane e pizza da grandi chef come Simone Salvini, Matteo Aloe e Matteo Calzolari e allo stesso tempo fare solidarietà: è quanto realizzato lo scorso febbraio con la prima edizione de “La Scuola del Pane”, tre giornate di formazione svolte presso il laboratorio del Pane dell’Antoniano e organizzate in collaborazione con Alce Nero.
Hanno aderito al primo ciclo 44 partecipanti, iscritti ai corsi a fronte di una donazione a sostegno delle attività che Antoniano onlus rivolge alle persone che vivono in povertà ed emarginazione.
E per l’occasione gli stessi chef hanno prestato servizio in forma totalmente gratuita, mentre Alce Nero ha fornito in donazione gli alimenti e gli utensili necessari all’organizzazione dei corsi.
Visto l’ottimo risultato, dato che sono stati garantiti circa 1500 pasti alla “Mensa Padre Ernesto”, la “Scuola del Pane” torna anche in autunno sempre presso la sede di via Guinizelli 3, con un nuovo ciclo di quattro giornate a partire da sabato 6 ottobre e per i tre sabati successivi.
Stessa finalità solidale, stesso impegno ma in cattedra qualche novità. Per la nuova edizione hanno dato la propria disponibilità Matteo Calzolari, Matteo Aloe e Gino Fabbri, l’Associazione Panificatori di Bologna.
“La Scuola del Pane” è uno dei tanti progetti realizzati con Alce Nero, per una collaborazione ormai consolidata che pone al centro il cibo e in particolare il pane, elemento semplice ed essenziale e che rappresenta al meglio i valori di dignità umana, inclusione e rispetto che Alce Nero e Antoniano promuovono. Alla base delle molte iniziative messe in campo negli anni, torna inoltre l’incontro tra accoglienza e cultura della qualità del cibo.
Da 40 anni Alce Nero si dedica alla produzione di un cibo proveniente da campagne libere da erbicidi e pesticidi, custodite e coltivate ogni giorno con rispetto. Un’agricoltura di tradizioni immutate e di innovazione, in equilibrio tra nuove tecnologie, sperimentazione di ricette ed ingredienti, e i rigorosi disciplinari che il biologico autentico impone.
Ed è su questa linea che nel 2015 viene avviato, all’interno della struttura di Antoniano e in collaborazione con Alce Nero, un orto sinergico, un progetto corposo nato con un duplice obiettivo: offrire un'attività che potesse servire a produrre prodotti utili per la cucina della mensa “Padre Ernesto” e creare uno spazio in cui coinvolgere gli ospiti che la frequentano. Nasce così una vera a propria mensa a chilometro zero, dunque, in cui i prodotti derivanti dall’orto vengono coltivati a pochissimi metri dalle cucine e in cui l’orto stesso diventa occasione per mettere in pratica il reinserimento attraverso acquisizione di strumenti spendibili nel mondo del lavoro.
Con il 2018 siamo al terzo anno di attività e l'orto di Antoniano è ancora uno spazio in funzione, oltre a rappresentare terreno fertile di integrazione e socializzazione: ne è un esempio la storia di Ansumana, ragazzo del Gambia coinvolto fin da subito nel progetto insieme a un gruppo di volontari, composto da giovani studenti di Bologna, e alcuni tra ospiti della mensa e ragazzi richiedenti asilo inviati da altre strutture di accoglienza. Ansumana oggi è un vero e proprio referente e grazie a questa attività Antoniano onlus è riuscito ad attivare un tirocinio formativo che ha dato la possibilità ad Ansumana di riuscire a versare un contributo per il servizio di accoglienza abitativa.
Dalla buona esperienza dell'orto sinergico – che lo scorso anno ha prodotto oltre 80 kg tra zucchine, pomodori, fave, patate, fagioli, fagiolini, arachidi, bieta, peperoncini, cipolle, aglio, rucola - Antoniano onlus sta avviando la sperimentazione degli orti anche in altre strutture di accoglienza gestite da Antoniano a Bologna, come il Centro d’Accoglienza San Ruffillo che ospita persone italiane e straniere in stato di forte disagio sociale, e Casa Makeba, struttura dedicata invece ai richiedenti asilo e ai nuclei familiari colpiti dalle nuove povertà.
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