Locali pubblici, fra ipotesi di accesso con green pass e discoteche in affanno
Si fa spazio l'ipotesi di accedere ai locali pubblici con il green pass. Con la ripartenza che fatica a ingranare, i gestori si fanno sentire
In Francia il Green Pass diventa obbligatorio a partire da agosto in caffè, ristoranti, centri commerciali, per fare viaggi in aereo, treno, pullman di lunga percorrenza e per accedere alle strutture mediche; dal 21 luglio viene esteso a "luoghi di svago e cultura" che riuniscono oltre 50 persone. La decisione di Macron è volta a convincere anche i più tenaci a sottoporsi alla vaccinazione, unica arma a disposizione della popolazione per proteggersi dal virus.
Ora però il modello francese potrebbe essere ripreso dall'Italia. Il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri ha detto al Messaggero "Pensiamo alle discoteche - esemplifica - se concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green Pass, avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi".
La decisione sarà al vaglio nei prossimi giorni e intanto si tirano le somme su ciò che potrebbe significare per i consumatori e i gestori dei locali.
Secondo Coldiretti, la decisione sull'obbligatorietà del green pass al ristorante riguarderebbe due italiani su tre, che in vacanza mangiano principalmente nei locali pubblici. Questa decisione riguarda direttamente 360mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi lungo tutta la penisola, con oltre sette milioni di posti al tavolo a disposizione dei turisti.
Ma le associazioni non hanno preso affatto di buon grado la notizia.
“La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie."
Esordisce così Fipe in una nota stampa che mette in guardia il Governo dall'avallare un provvedimento deleterio per il settore.
"I Pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività, dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio.
Se, invece, l’obiettivo è sensibilizzare i giovani sull’importanza delle vaccinazioni, facciamolo insieme. Come Fipe-Confcommercio siamo disposti a collaborare con il governo per una campagna di comunicazione capillare a ogni tavolo e a ogni bancone. Ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”.
E le discoteche?
Il 25 giugno il Comitato Tecnico Scientifico ha dettato la linea per riaprire discoteche e locali da ballo. Sono passati 20 giorni ma ancora tutto tace. Tutte le sigle del settore facenti capo a “SILB-FIPE-Confcommercio”, “Assointrattenimento-Confindustria” e “Fiepet-Confesercenti-Settore Intrattenimento” oltre che la maggioranza delle sigle dell’indotto tra le quali “AISS-Sicurezza Sussidiaria”, “SILS”, “A.DJ” hanno tenuto un incontro per aprire un confronto immediato con il Governo. "Un tavolo - spiegano Maurizio Pasca, Luciano Zanchi, Filippo Grassi, Franco Cecconi, presidenti delle rispettive associazioni di categoria - che rimarrà in seduta permanente fino a quando il governo non ci darà le risposte che attendiamo ormai da mesi. In questi mesi di pandemia, pur essendo costretti per legge a rimanere chiusi, non abbiamo visto un sostegno adeguato da parte del governo e questo è molto grave. Alla luce di questo quadro abbiamo preparato alcune richieste che intendiamo sottoporre al presidente del Consiglio, Mario Draghi”.Cinque le priorità per il settore, oltre alla data certa di riapertura delle attività:
- l’adozione immediata di un provvedimento di riapertura dei locali, sulla base delle indicazioni fornite il 25 giugno scorso dal Comitato Tecnico Scientifico;
- il risarcimento per il danno subito a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata delle nostre aziende, che non possono certamente essere considerate alla stregua di altre attività commerciali;
- il contrasto serio e puntuale da parte delle forze dell’ordine e degli organi di controllo a ogni forma di abusivismo e al proliferare di feste e spettacoli organizzati in completa assenza di autorizzazioni amministrative;
- La riduzione al 4% dell’iva applicata ai locali da ballo;
- L’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (ISI) già giudicata contraria alle direttive europee da più tribunali amministrativi.
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