Nina Trulli Resort: dove la pietra racconta e la natura accoglie
Nina Trulli Resort è una dimora di charme tra trulli, vigne e orti della Valle d’Itria. Silenzio, natura e cucina sono l’alchimia per un soggiorno rigenerante.
OSPITALITÀ E TURISMO - Nel cuore della Valle d’Itria, tra Locorotondo e Cisternino, c’è un borgo che si sviluppa su oltre cinque ettari di campagna pugliese, undici trulli che punteggiano il paesaggio alcuni dei quali trasformati in suite eleganti, dove la pietra viva convive con materiali naturali e comfort contemporaneo.

Dormire al Nina Trulli Resort è immergersi in una storia. Ogni cono un tempo era qualcosa di diverso, una stalla, il forno della masseria, il granaio, e dalle finestrelle entra una luce pulita, essenziale, creando un’atmosfera che è un invito a rallentare.
Fuori si apre la campagna, cinque ettari e mezzo di vigne, ulivi, alberi da frutto, cactus, agavi, erbe selvatiche che profumano l’aria di rosmarino e timo. In mezzo, una piscina in fibra di vetro, scelta voluta, ecologica, senza cemento, protetta dall’ombra di una grande quercia secolare.


Ogni dettaglio è parte di una filosofia che Rosalinda Paparella, oggi alla guida insieme al marito Leonardo Chiechi, racconta con semplicità:
“Abbiamo comprato Nina a dicembre. Non veniamo da questo mondo come attività principale, ma da vent’anni coltiviamo una passione: recuperare ruderi, dimore storiche, riportarle in vita. All’inizio era un gioco, un piccolo trullo solo per noi, poi è diventata una strada. Non amiamo parlare di proprietà, siamo custodi. E qui vogliamo custodire silenzio, spazio, tempo.”

Una dimora rurale di charme che non si limita a ospitare ma che restituisce, un rifugio raccolto, uno spazio per fermarsi e respirare piano.

Nella cappella di San Francesco, oggi sconsacrata, c’è una sala lettura che profuma di legno e carta, con libri adagiati sugli scaffali e una piccola selezione di prodotti artigianali, alcuni dei quali ottenuti dagli alberi dei giardini della tenuta, miele, olio extravergine, aceto, essenze.
La cucina è un altro cuore pulsante. Quella che un tempo era rimessa dei trattori è oasi del gusto, “Orto – il Ristorante”, ambiente ampio e luminoso con grandi vetrate affacciate sul giardino aromatico e tavoli in legno riciclato.

Qui non ci sono compromessi: i materiali sono naturali, le scelte sono state pensate per ridurre sprechi e consumi. Lo chef Angelo Borrelli, pugliese, lavora con materie prime di prossimità, i vegetali che crescono a pochi passi dalle cucine o arrivano dai produttori locali scelti con cura.
Rosalinda ci tiene a sottolinearlo: “Non ci interessa avere ingredienti da catalogo, selezioniamo solo chicche di prossimità. Ci piace che un carretto arrivi qui, che porti formaggi, verdure, miele. Conosciamo tutti i produttori, lavoriamo con loro in modo continuativo. Questo riduce i trasporti e l’impatto ambientale, ma soprattutto crea legami. Ogni piatto racconta queste relazioni.”

L’orto è già grande e continuerà a crescere, con varietà autoctone e resistenti alla siccità, selezionate proprio per guardare al futuro. Non è solo un luogo di produzione: sarà uno spazio condiviso anche con gli ospiti, che potranno partecipare alla raccolta o semplicemente passeggiare tra filari di pomodori e piante officinali.
Accanto le vigne, alcune, danneggiate, sono state estirpate e il terreno rigenerato con cura. “Abbiamo chiesto a degli esperti – racconta Rosalinda – perché non si tratta solo di piantare, ma di capire come questa terra può vivere a lungo nonostante gli effetti del cambiamento climatico. Vogliamo darle respiro.”
C’è anche un sogno che già si muove, recuperare grani antichi pugliesi insieme a chi da anni lavora per preservarli. Il terreno dietro la piscina sarà destinato proprio a questo progetto, con rotazioni di canapa per bonificare e preparare il suolo. “Non vogliamo farne una vetrina, ma un percorso vero di sostenibilità – spiega –. Lavorare con i grani significa recuperare memoria, identità e anche futuro per questa terra.”

E poi c’è lo staff: ragazzi giovani, capaci, appassionati, dal solido background che hanno sposato il progetto come fosse loro. Rosalinda li guarda con orgoglio: “Li lascio liberi di gestire tante cose, perché Nina deve essere anche un po’ loro. Non sono semplici dipendenti: sono professionisti che interpretano questo luogo con freschezza e garbo. È giusto che si sentano parte di un futuro che appartiene anche a loro.”
Il risultato è un microcosmo in cui nulla è lasciato al caso, dai mobili in legno riciclato alla piscina a basso impatto, dalla scelta di produttori locali alla cura maniacale del paesaggio. Ma non c’è nulla di ostentato, tutto è fatto con misura, con rispetto.

Alla fine l’impressione è che il lusso qui non è mai estetico, ma emotivo. È il privilegio di leggere sotto un pino mentre due volpi attraversano il giardino, di ascoltare i campanacci delle mucche o il ronzio delle api, di riconquistare un tempo che altrove non c’è più.
Un lusso che Rosalinda riassume così: “Il vero regalo che vogliamo dare è il tempo. Qui il tempo è lento, quello delle campagne. È un tempo che oggi sembra non esistere più, ma che chi viene da noi può finalmente ritrovare.”
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