Olio: decreti per snellire le procedure delle Regioni, ma resta l'incubo dei dazi americani
Novità in arrivo per il settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola. Sono stati firmati, dal Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Sen. Gian Marco Centinaio, due decreti, fortemente voluti dalle Regioni e dal settore, che apportano importanti modifiche nei programmi di sostegno al settore olio di oliva e olive da tavola e in materia di riconoscimento e controllo delle organizzazioni dei produttori.
Il primo decreto sulle "Disposizioni in materie di riconoscimento e controllo delle organizzazioni di produttori del settore olio di oliva e delle olive da tavola e le loro associazioni", rende più chiare ed esplicite le modalità per l'attuazione del Regolamento Omnibus sulle attività delle OP, sia per quanto riguarda la loro revoca, sia per la deroga dei requisiti di riconoscimento per calamità naturali, condizioni climatiche avverse o in caso di infezione da Xylella.
Il secondo provvedimento, "Recante disposizioni nazionali concernenti i programmi di sostegno al settore olio di oliva e olive da tavola", e su cui è stata raggiunta l'intesa in Conferenza Stato Regioni, posticipa dal 30 giugno al 15 luglio di ciascun anno il termine entro il quale le Amministrazioni, competenti al riconoscimento delle organizzazioni e delle associazioni di produttori olivicoli, devono trasmettere all'Agea i risultati sui controlli svolti per accertare il mantenimento dei requisiti necessari per accedere ai programmi di sostegno.
Se sul fronte interno, quindi, sembra essere stato raggiunto un accordo che di sicuro soddisferà produttori, ASSITOL, ha lanciato un allarme per quanto riguarda l'export verso l'America dell'olio giallo nostrano.
Secondo le stime dell'Associazione Italiana dell'Industria Olearia, se gli Stati Uniti imponessero i dazi sui prodotti italiani i fatturati delle aziende del settore vedrebbero calare i loro fatturati di oltre il 50%, con un contraccolpo pesante anche per l’indotto. Le esportazioni di extra, solo nel 2018, hanno creato valore per quasi 400 milioni di dollari.
Export dimezzato negli Stati Uniti e calo dei fatturati di ben oltre il 50% per le imprese del settore e dell’indotto: sarebbe questo il principale effetto sulla produzione di olio italiano.
"Se l’USTR, l’Ufficio per il commercio estero di Washington, attuasse queste prime indicazioni, imponendo una tassazione ad hoc – spiega Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di ASSITOL – l’intera filiera, a partire dall’olivicoltura, subirebbe danni gravissimi”.
Con un dazio sul 100% del prodotto, infatti, il prezzo dell’extra vergine crescerebbe
[caption id="attachment_36017" align="alignright" width="432"] Anna Cane[/caption]
di almeno il doppio, rendendolo insostenibile per il consumatore americano e inducendo così i buyers americani a cercare altrove l’olio d’oliva, oppure ad individuare oli alternativi.
"Buona parte dell’olio extra vergine in bottiglia presente nei supermercati statunitensi è importato dall’Italia – ricorda la presidente degli imprenditori del settore -. Venendo meno il flusso europeo, che garantisce agli Stati Uniti l’80% dell’olio confezionato, si farà spazio ai prodotti dei nostri competitors, in particolare tra i nostri concorrenti del Nord-Africa, come Tunisia e Marocco. Anche ammesso che, in seguito, i dazi siano cancellati, sarà difficilissimo riconquistare il mercato perduto”.
In sintesi, le conseguenze dei prezzi alti e del mancato approvvigionamento in Italia causeranno “il taglio drastico del nostro export di oltre 50% e, al tempo stesso, la riduzione del fatturato delle aziende”. L’industria italiana, che negli ultimi decenni ha fatto conoscere a livello mondiale l’olio extra vergine, vende fuori dai confini circa il 60% delle sue produzioni, con un indotto importante nel packaging e nella logistica, che risentirebbero anch’essi di un duro contraccolpo. “Con il calo repentino delle esportazioni – aggiunge Anna Cane – tutto questo verrebbe messo in seria difficoltà”.
Il contraccolpo dei dazi, tuttavia, non sarebbe circoscritto al comparto oleario. L’export di olio d’oliva rappresenta una voce importante della nostra bilancia commerciale e, in generale, della nostra economia. “Nel 2018, secondo i nostri dati, l’export di olio d’oliva negli Stati Uniti si è attestato sulle 94mila tonnellate – sottolinea la presidente -. Il solo extra vergine, che rappresenta il 66% di questo flusso, ha fruttato all’Italia quasi 400 milioni di dollari. L’agroalimentare è una delle poche voci ancora vivaci del nostro sistema economico e il venir meno di questa fonte di reddito potrebbe avere una ricaduta molto pesante per il sistema Paese”.
Per queste ragioni, ASSITOL chiede alle istituzioni di intervenire. “Abbiamo già scritto, sia tramite Fedolive, la nostra confederazione europea del settore, sia come Associazione, alle autorità competenti – precisa Anna Cane – ma quello che occorre è una seria presa di posizione dell’Italia, per scongiurare i possibili effetti dei dazi, prevenendone l’entrata in vigore”.
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