Affitti brevi: il caso di Venezia pone un precedente allarmante per il settore
L’emendamento al DL Aiuti sulle locazioni turistiche effettivo nel Comune di Venezia ha generato non poche preoccupazioni nel settore degli affitti brevi. Le Associazioni parlano di un precedente pericoloso.
L'emendamento al DL Aiuti, che permette al Comune di Venezia di individuare limiti massimi e presupposti per la destinazione di immobili residenziali ad attività di locazione breve, si pone come obiettivo di evitare lo spopolamento del centro storico. Di fatto, però, questo intervento ha sollevato non pochi dubbi e polemiche. Perché addossare la responsabilità di questo spopolamento alle locazioni brevi?
Claudio Cuomo, Presidente nazionale di Aigo Confesercenti, sostiene che: “l’emendamento al DL Aiuti sulle locazioni turistiche crea confusione tra gli operatori e incertezza sulle regole, con il rischio concreto di bloccare gli investimenti nell’extralberghiero. Non si può pensare di risolvere un problema complesso come quello dello spopolamento dei centri storici delle città d’arte con un intervento spot di questo genere”.
Anche Cuomo sostiene che il problema dello spopolamento del centro storico di Venezia è complesso e non si può ricondurre alle sole locazioni brevi.
Più forte ancora la reazione di Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, la principale associazione di rappresentanza delle aziende che si occupano di locazioni turistiche: “Ancora una volta una certa politica tenta di paralizzare il settore delle locazioni turistiche, mortificando migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori, al solo scopo di favorire i grandi gruppi sempre pronti a costruire nuovi alberghi e nuovi studentati. Un’operazione di pura lobbying, che qualcuno tenta di giustificare goffamente, imputando l’esplosione del turismo mordi e fuggi che si è registrato negli ultimi 10 anni, allo sviluppo delle locazioni turistiche. Questa è una fake news bella e buona”.
E lancia un monito ai comuni: “Attenzione a seguire l’esempio di Venezia – conclude Fagnoni -. L’emendamento Pellicani, che limita l’esercizio della libera impresa privata in nome di un interesse pubblico tutt’altro che dimostrato, presenta numerosi profili di incostituzionalità. Ci auguriamo che, in materia, sia l’Unione Europea a dare una linea di indirizzo univoca, moderna e condivisa”.
AIGAB, Associazione Gestori Affitti Brevi, propone tramite una nota stampa il suo punto di vista sulla questione.
Gli affitti brevi sono uno strumento previsto dal Codice Civile che consente ai proprietari di affittare i propri immobili per poche notti. "Mettere un limite al diritto di proprietà di milioni di italiani non ha nulla a che fare con lo spopolamento dei centri storici".
Il trend del turismo in appartamento è un trend mondiale, che prevede soggiorni da poche notti a molti mesi, con le motivazioni più svariate, non solo legate al turismo.
"Limitarlo è un modo miope di reagire a un fenomeno importante, che genera posti di lavoro qualificati (architetti, customer service, booking, revenue manager, informatici che sviluppano tecnologia), attira investimenti immobiliari, presenze turistiche e viaggi per studio, crea indotto diretto (personale per pulizie e manutenzioni) e indiretto (ristoranti, trasporti, esperienze, visite musei)".
Un settore di grande fermento, che genera posti di lavoro, e che, se limitato, potrebbe generare danni ai centri abitati piuttosto che favorirne il ripopolamento.
Il settore degli affitti brevi in Italia
Rispetto all’asset delle seconde case degli italiani non utilizzate, circa 6,3 milioni, quelle immesse nel circuito del vacation rental sono solo 550 mila. Di queste circa 200mila sono gestite da aziende. Complessivamente gli operatori, professionali e non, sono tra i 20 e i 30 mila, con un indotto nel mondo del lavoro di centinaia di migliaia di persone. Il vacation rental vale circa 10miliardi di euro (valori al 2019).
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