Caso Prosék: la decisione della Commissione Europea è sbagliata. Due mesi per opporsi
L'Unione Europea dà il via all'iter di registrazione per la menzione croata Prosek. L'Italia ha due mesi per presentare ricorso.
A pochi giorni dalla sentenza storica con cui la Corte di Giustizia europea ha bocciato i tapas bar Champanillo, opponendosi a una evocazione fraudolenta e fornendo così un'ulteriore protezione alle denominazioni dei singoli paesi europei, ci risiamo.
Il Caso Prosék continua a seguire il suo iter di registrazione, nonostante le forti opposizioni italiane.
Era appena iniziata l'estate quando la Croazia ha dato il via all'iter per depositare la menzione tradizionale Prosék, dal nome palesemente evocativo. Ma secondo Bruxelles la richiesta croata è conforme ai "requisiti di ammissibilità e validità".
La richiesta verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale e da questo momento si avranno solo due mesi per presentare ricorsi e opposizioni, cosa che l'Italia è pronta a fare.
"La decisione della Commissione Europea sul riconoscimento dell'indicazione geografica protetta del vino croato Prosek è sbagliata. - ha commentato il Ministero delle Politiche agricole in una nota - Il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda di registrazione promossa dalla Croazia, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi, come ad esempio avvenuto nel recentissimo caso dello 'Champanillo' spagnolo".
Da Unione Italiana Vini UIV pieno sostegno al Mipaaf e agli organismi di tutela del nostro Prosecco, per difendere il prodotto con tutte le argomentazioni giuridiche e politiche in un caso che "rischia di rivelarsi un pericoloso precedente, soprattutto per la protezione in alcuni mercati internazionali, dove il nome della denominazione è utilizzato da altri produttori, indebolendo l’immagine del prodotto italiano".
"L’Unione non può sottovalutare il rischio di confusione per il consumatore: il nome Prosek richiama inevitabilmente, per un “consumatore normalmente informato” (come ricordato dalla Corte di Giustizia), le bollicine del nostro Paese".
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