Dalla chinina agli amari: come medicina e rivoluzioni hanno creato i cocktail moderni

Un viaggio tra scoperte scientifiche, scorbuto, toniche storiche e drink che hanno fatto la storia.

10 Dic 2025 - 09:33
Dalla chinina agli amari: come medicina e rivoluzioni hanno creato i cocktail moderni

La chinina

"Alcuni ingredienti sembrano usciti da un romanzo d’avventura, altri da un laboratorio alchemico. La chinina — amara, potente, quasi salvifica — appartiene a entrambi i mondi" afferma Jared Brown in "Viaggio di Spirito. La storia del bere. VOL.2" (Readrink) Questo alcaloide, estratto dalla corteccia dell’albero di china sudamericano, fu isolato nel 1820 dai chimici francesi Pierre Joseph Pelletier e Joseph Caventou: due figure da romanzo ottocentesco che difficilmente immaginavano di star lanciando l’ingrediente cult del futuro Gin Tonic.

Prima della loro scoperta, la corteccia di china — quina-quina per le popolazioni native — era un rimedio popolare contro tremori malarici, consumata in infusi fermentati dal sapore deciso. I medici italiani la utilizzavano già nel XVII secolo, ma fu solo con l’identificazione dell’alcaloide che la chinina divenne una celebrità farmacologica.

Mentre Pelletier e Caventou accumulavano meriti accademici, altrove prendeva forma un’altra rivoluzione: quella del gusto. Anche se Jean-Jacob Schweppe si era ritirato dagli affari nel 1798, la sua azienda — guidata dai soci Kemp ed Evill — nel 1858 brevettò una bevanda destinata a unire medicina e piacere: la “Indian Tonic Water”, acqua tonica arricchita con chinina e dolcificanti, pensata per affrontare i tropici con quello stile tutto britannico. Bastò aggiungere gin per creare la leggenda. Il Gin Tonic, dissetante e “salutare”, divenne il compagno inseparabile degli ufficiali coloniali e, più tardi, degli aperitivi mondani.

GIN TONIC

  • 1 parte di London Dry Gin

  • 2 parti di acqua tonica indiana

  • 2–4 cubetti di ghiaccio

  • Una fetta di lime

Servite in un bicchiere old fashioned. L’impero, dopotutto, aveva anche un suo sapore.

Lo scorbuto e la svolta agrumata.

Se il mare è stato una grande avventura, lo scorbuto ne è stato l’incubo ricorrente. Le flotte europee ne furono decimate finché, durante le guerre napoleoniche, l’Ammiragliato britannico decise che l’unico rimedio efficace era somministrare limoni freschi ai marinai. Gli agrumi diventarono preziosi come oro — e, come l’oro, difficili da reperire.

Quando un carico di limoni arrivava dalla Spagna, esplodeva una frenesia dolce e aspra: limonate, sorbetti, sciroppi, shrub. Nel 1834 Schweppes intuì l’occasione e lanciò una novità frizzante: l’Aerated Lemonade, miscela di soda e succo fresco, antesignana di quella che nel 1957 sarebbe diventata la Original Bitter Lemon. Freschezza da bere, in bottiglia.

Amari e rivoluzioni.

Ogni impero ha i suoi elisir, e ogni rivoluzione i suoi farmacisti. Johann Gottlieb Benjamin Siegert, medico militare al servizio di Simón Bolívar, creò ad Angostura un amaro terapeutico a base di china e spezie tropicali. Lo chiamò Amargo Aromatico, e in breve la miscela divenne una leggenda da esportazione: dalla foresta venezuelana ai bar di Londra, passando per i salotti di Trinidad.

Non era solo. Negli stessi anni un altro farmacista, Antoine Amedée Peychaud, rifugiato da Haiti e approdato a New Orleans, mise a punto un amaro profumato che serviva in un coquetier insieme a brandy e zucchero: un cocktail ante-litteram. Lo chiamavano Sazerac, e ancora oggi è il simbolo della mixologia americana.

SAZERAC

  • 1 zolletta di zucchero

  • 1 cucchiaino di acqua fredda

  • 2 gocce di Peychaud’s Bitters

  • 90 ml di rye whiskey

  • 1 cucchiaino di assenzio

Un drink con memoria storica, nato nella Rue Royale e sopravvissuto a rivoluzioni, guerre e mode passeggere.

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