Il fagiolo di Controne eccellenza degli Alburni
Il fagiolo bianco di Controne è un’eccellenza gastronomica presidio Slow Food ricercato da gourmand e chef dell’alta ristorazione di tutto il mondo
ORTOFRUTTA E LEGUMI - Lungo la Valle del Calore, nell’areale che si estende alle pendici dei monti Alburni, su quel versante di nord-ovest affacciato sulla piana del Sele, tra campi e uliveti si coltiva da secoli un legume dalle straordinarie proprietà organolettiche, frutto di un contesto pedoclimatico unico che ne ha favorito la diffusione.
È il fagiolo bianco di Controne, eccellenza rappresentativa tra le produzioni dei paesi all’interno del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, una varietà la cui origini risalirebbero alla metà del ‘500, quando l’allora Papa Clemente VII avrebbe ordinato la spedizione di un suo progenitore a diverse abbazie distribuite lungo tutto lo Stivale. A quanto si narra un certo quantitativo fu destinato anche alla comunità dei monaci di San Nicola a Controne, da qui il suo ufficiale ingresso tra le colture tipiche.
A favorire l’evoluzione nel corso del tempo di questo speciale legume che si presenta dal seme e dal baccello candido, bianco, senza occhi né macchie e dalla forma tonda ovale, sarebbero stati i suoli freschi e fertili, il microclima caratterizzato da una buona esposizione e da una notevole percentuale di umidità dell’aria, oltre alle acque provenienti dalle tante sorgenti alimentate dalle falde alburnine.
Varietà tardiva, che si semina tra la prima e la terza decade di luglio, si raccoglie a novembre e si distingue dalle tante altre tipologie di fagiolo coltivate in zona (lardariello, fauciariello, minichella e suscella) il fagiolo bianco di Controne, presidio Slow Food, vede la sua produzione estremamente parcellizzata, perché le pendenze e la conformità del terreno non ne consentono coltivazioni estese.
A portarne aventi la tradizione sono piccole realtà prevalentemente a conduzione familiare e anche laddove si riescano a raggiungere numeri più elevati la coltivazione fa sempre e comunque riferimento a piccoli appezzamenti mentre la commercializzazione avviene attraverso canali dedicati ed estranei alla grande distribuzione.
Il cambiamento climatico ha determinato una contrazione della produzione che dieci anni fa si attestava intorno ai 300 quintali e che vede oggi la resa ettaro ridimensionata alzando l’asticella della qualità e quantità di azioni da mettere in campo per garantire la continuità di questa coltura, sfida che i produttori hanno colto, sostenuti dalle istituzioni locali.
Le proprietà intrinseche rendono il fagiolo Bianco di Controne un prodotto molto appetibile per gli amanti della buona cucina e per un mercato di nicchia come quello della ristorazione di eccellenza in grado di valorizzarne l’unicità: altamente digeribile e dalla buccia sottilissima non richiede ammollo né lunghi tempi di cottura ed è versatile facilitando l’impiego per numerose e distinte ricette e abbinamenti.
Tradizionalmente viene gustato al tozzetto (una fresella condita con olio extravergine d’oliva) con la scarola, le salsicce, nella pasta e fagioli classica o con le lagane (una pasta fresca fatta in casa).
La sua notorietà a livello nazionale ed internazionale è cresciuta anche grazie ad una Sagra dedicata che quest’anno ha festeggiato la sua quarantesima edizione animando le strade del centro storico di Controne. Nel lontano 1983 si decise infatti di dare spazio alla comunicazione di questo prodotto straordinario, identitario, e la scelta fu senz’altro vincente se è vero che l’appuntamento si rinnova e cresce anno dopo anno.
Richiamando turisti, curiosi, operatori del settore la sagra è occasione per ricordare come il fagiolo bianco di Controne possa rappresentare un degno ambasciatore della ricchezza e della potenzialità di queste terre, di quell’areale alburnino di cui è fondamentale preservare essenza, biodiversità ed unicità puntando anche sul coinvolgimento delle nuove generazioni.
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