L'ospitalità italiana registra una stagione nera. I dati di Confindustria Alberghi
Nel secondo trimestre, gli alberghi italiani perdono l'88% del fatturato e i primi dati su giugno-agosto segnalano una perdita fra i 12,5 e i 13,6 miliardi.
Cresce ancora la preoccupazione degli operatori dopo i mesi estivi. Ai dati diffusi nei giorni scorsi dall’ISTAT, che ha registrato nel secondo trimestre dell’anno un calo del fatturato dell’88% per l’hotellerie italiana, si aggiungono i primi, sconfortanti, dati a consuntivo del trimestre giugno-agosto che da solo pesa il 60%-65% del fatturato alberghiero in Italia (tra i 12,5 e i 13,6 miliardi di euro).
Dall’indagine flash lanciata da Confindustria Alberghi, emerge un quadro davvero difficile per il settore alberghiero in Italia con alcune destinazioni notoriamente richiestissime nelle estati italiane e l’intero segmento lusso in grande sofferenza anche e soprattutto a causa della quasi totale assenza degli stranieri. Un quadro leggermente diverso, ma che non compensa le gravi perdite subite sino ad oggi, si osserva per le destinazioni mare, montagna e campagna dove alcune realtà hanno sofferto meno in un contesto dove purtroppo molte strutture sono comunque state costrette a rimanere chiuse.
Gli alberghi nelle città d’arte hanno continuato in molta parte a rimanere chiusi e tra quelli che avevano tentato di riaprire, diversi sono stati costretti a compiere una brusca marcia indietro.
Il calo di fatturato dagli alberghi delle città d’arte è stato tra il 70 e il 90% rispetto al trimestre giugno-agosto 2019, a causa della flessione del numero degli arrivi, più che dimezzati rispetto all’analogo periodo dello scorso anno (-60%) e dei pernottamenti in calo di oltre il 70% rispetto all’analogo trimestre 2019.
Rosso meno accentuato negli alberghi delle destinazioni balneari, che hanno riportato una flessione di clientela, rispetto al trimestre estivo 2019 del -40% sia in termini di arrivi che di presenze. Il dato ha prodotto un fatturato praticamente dimezzato rispetto all’estate 2019. Va ricordato e sottolineato inoltre che l’avvio ritardato dell’attività nelle destinazioni balneari, rispetto agli anni passati, ha amplificato ulteriormente gli effetti negativi sui risultati della stagione.
Meglio, si fa per dire, gli alberghi di montagna, dove la riduzione di fatturato si è fermata al 30%
"Molte attese erano state riposte in questi mesi estivi che tradizionalmente sono i più importanti per la tenuta del settore, ma tra partenze ritardate, assenza degli stranieri e misure di contenimento, i risultati per quelli che hanno potuto aprire le loro strutture sono stati molto deboli – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Vicepresidente di Confindustria Alberghi. -
Pesa su tutto l’assenza dei turisti stranieri che condizionerà pesantemente anche le prossime settimane, la coda dell’estate che negli anni passati regalava numeri importanti.
Ormai è chiaro e tutti i numeri lo dimostrano, che il turismo ed il mondo alberghiero in particolare è il più colpito dagli effetti della pandemia e che le conseguenze di questo stato dureranno ancora almeno per buona parte del 2021. È indispensabile lavorare da subito con il Governo per un piano di salvaguardia ed una strategia che metta in sicurezza le aziende ed i lavoratori del settore, una serie di misure organiche che, a partire dal potenziamento e prolungamento di interventi indispensabili come il sostegno sugli affitti e la riduzione della pressione fiscale sugli immobili e sul lavoro, permettano alle aziende di superare i difficili mesi che ancora abbiamo davanti e farsi trovare pronte alla ripartenza quando l’industria del turismo potrà tornare ad animare l’economia dei territori e del Paese".
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