Il mercato del vino in Italia continua ad aumentare di valore
Il mercato del vino in Italia continua a crescere e ad aumentare di valore.
Lo conferma una ricerca presentata da CUOA Business School e UBI Banca sull’impatto intersettoriale del sistema vitivinicolo in Italia.
Il volume d’affari legato alla viticoltura, alla vinificazione e alla vendita del vino raggiunge, in Italia, i 5,6 miliardi di euro.
Un importante fetta di questa cifra, come riporta il porta dell'Efa (European Food Agency) è garantita dall’export: ricordiamo, infatti, che il nostro paese è il terzo esportatore al mondo dopo Francia e Spagna.
In particolare il Nordest, con oltre 2,6 miliardi di euro di export, determina il 46,4% dell’export del settore a livello nazionale raggiungendo, insieme alla Lombardia, 2,9 miliardi di euro ovvero il 51,4% del totale nazionale.
Il Nordest quindi non solo è forza commerciale internazionale nei distretti industriali, ma anche nell’ambito del vino. L’analisi, condotta dal referente scientifico della ricerca di CUOA Business School, Diego Begalli, Professore Ordinario di Economia ed Estimo Rurale, Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona, dimostra infatti come le aziende del Nordest si nutrano della loro eccellenza per confermare una leadership di mercato a livello italiano, europeo e mondiale.
Dall’Amarone al Franciacorta, dal Valpolicella al Prosecco Conegliano-Valdobbiadene, il primo polo vitivinicolo italiano è formato da aziende riconosciute a livello internazionale sia in termini di DOC/DOCG, che di domanda da parte dei consumatori.
Pio De Gregorio, Head of Industry Trend & Benchmarking Analysis di UBI Banca, ha analizzato nell’ambito della ricerca la solidità economico-finanziaria delle imprese vitivinicole del Nordest, basandosi su un campione di aziende suddiviso in tre cluster: le aziende integrate, vale a dire quelle che svolgono tutte le fasi di filiera (dalla coltivazione dei vigneti alla vendita del prodotto finito), le aziende non integrate e le società cooperative. L’elaborazione dei dati di bilancio ha messo in luce che le aziende integrate presentano la redditività operativa più elevata, ma sembrano essere quelle più penalizzate dalla proprietà dei vigneti dal momento che ciò accresce la loro intensità di capitale. Tuttavia si stima che nel corso degli ultimi 15 anni il valore dei vigneti italiani sia cresciuto all’incirca del 50% e sono oggi considerati un’area di investimento al pari di altri settori immobiliari.
I vigneti delle Tre Venezie e della Franciacorta hanno registrato una crescita di valore persino maggiore del dato nazionale. Questa rivalutazione è certamente dovuta ai crescenti riconoscimenti ottenuti dai vini di questi territori sui mercati internazionali, in termini di attestati di qualità e di richiesta, ma anche a fattori extra-economici legati alla valorizzazione paesaggistica e al connesso sviluppo turistico degli stessi territori.
La crescita di valore dei terroir di pregio ha spinto i player di primissimo livello a identificare nei vigneti un’area di investimento al pari di altri settori immobiliari; questo sta spingendo i valori dei vigneti di pregio ulteriormente verso l’alto, rendendo sempre più dispendioso per gli operatori del settore portare avanti quel processo di consolidamento che sempre più appare come condizione necessaria per continuare a elevare i ritorni economici dell’attività vitivinicola italiana.
I settori dell’indotto collegati in modo specialistico alla vitivinicoltura rappresentano anch’essi eccellenze imprenditoriali, ma valgono, sotto il profilo economico e imprenditoriale, decine di volte di più dei consumi generati dalla vitivinicoltura di qualità del Nordest: un modello di eccellenza che, partendo dal vino, si è esteso ad altri business, diventando fonte di innovazione per i settori dell’indotto vitivinicolo.
Quello del vino è quindi un settore trainante per il nostro Paese, ma deve migliorare, a cominciare dal prezzo: oggi il vino italiano viene venduto a 273 euro per ettolitro contro i 589 della Francia e i 287 della media mondiale.
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