Pesca: ricavi record per la flotta italiana
Secondo la relazione economica annuale 2018 sulla flotta peschereccia dell'UE, l'Italia è il Paese leader del mediterraneo per la pesca.
La relazione copre un periodo di nove anni (2008-2016) e include informazioni relative all’occupazione, agli sbarchi, ai profitti e ai costi per gli anni 2008-2016, riportando anche le stime previste per il 2017 e per il 2018, dove possibile.
Con oltre 12.300 navi (14,8% del totale) l'Italia ha a più grande flotta per Stato membro, mentre i pescherecci spagnoli sono i più grandi per stazza e quelli francesi sono equipaggiati con i motori più potenti.
Stando ai dati del documento, nel 2016 la flotta peschereccia italiana ha generato il 67% dei ricavi delle imbarcazioni Ue del Mediterraneo raggiungendo i 913 milioni di euro; con 576 milioni, la penisola comanda i dati dell'Unione anche per valore aggiunto lordo, che, nel complesso, per tutta la flotta europea del Mediterraneo è stimato in totale a 839 milioni.
Guardando ai dati dell'Unione, la flotta UE ha registrato un utile netto record di 1,3 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 68% rispetto al 2015 e le previsioni per il 2017 e il 2018 promettono un ulteriore incremento. La relazione inoltre evidenzia come invece, vi sia un andamento economico stagnante laddove le flotte dipendono da stock ancora sovrasfruttati.
La buona performance economica del nostro Paese è motivata soprattutto dall'uso di metodi di pesca sostenibili; più in genere questo trend positivo nella gestione della pesca porta l’UE più vicino al suo obiettivo di raggiungimento di una pesca sostenibile entro il 2020, un obiettivo non più rimandabile. I progressi finora compiuti dall'Ue non sono infatti ancora sufficienti per rispettare tale scadenza e evidenziano ancora un eccessivo sfruttamento dei mari, come confermato più volte dal comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP) UE.
Secondo l'ultimo rapporto della Commissione Ue sullo stato delle risorse ittiche, infatti, il Mar Mediterraneo si trova attualmente nel peggiore stato di tutti i mari europei, con circa il 90% degli stock ittici sovrasfruttati e alcuni ad alto rischio di completo collasso. Il nasello europeo, la triglia, il melù e la rana pescatrice sono tutti pescati a livelli circa 10 volte più alti di quelli che sono considerati sostenibili.
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