Primo Summit della Ristorazione Collettiva: lavorare su norme, formazione e innovazione
Il primo Summit della Ristorazione Collettiva organizzato da CIRFOOD ha visto esperti e professionisti confrontarsi sul futuro del settore
Si è svolto ieri 16 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, il Primo Summit della Ristorazione Collettiva, organizzato da CIRFOOD presso il centro di ricerca e innovazione CIRFOOD DISTRICT e che ha visto riuniti il mondo del food service, degli esperti giuridici e dei referenti istituzionali per un confronto sulle prospettive del settore alla luce del nuovo Codice Appalti, sulle potenzialità occupazionali e anche sulle abitudini delle nuove generazioni, partendo dall’ascolto della Gen Z.
Al centro dell'evento la consapevolezza del ruolo fondamentale della ristorazione collettiva, che con circa 1 miliardo di pasti serviti ogni anno, oltre 100.000 persone impiegate nelle mense scolastiche, nei ristoranti aziendali e nelle strutture sociosanitarie, di cui l’80% è rappresentato da donne, rappresenta un settore rilevante con un grande impatto sociale ed economico. Questi elementi conferiscono alla Ristorazione Collettiva un ruolo cruciale per l’evoluzione del welfare pubblico, la salute pubblica e la crescita economica del Sistema Paese.
“La Ristorazione Collettiva ha un valore strategico per il Paese, in particolare in termini nutrizionali e di educazione alimentare, oltre a offrire grandi opportunità occupazionali e di crescita professionale. Tuttavia, oggi, senza uno sforzo congiunto, che deve coinvolgere anche associazioni, sindacati e istituzioni, rischia di non poter valorizzare la professionalità e le competenze necessarie per un servizio così delicato. Gare d’appalto con basi d’asta non congrue e richieste di menu sempre più complessi, non fanno altro che mettere a dura prova la resistenza delle imprese del settore che, voglio ricordarlo, erogano un servizio pubblico essenziale”, ha dichiarato Chiara Nasi, Presidente CIRFOOD, in apertura dei lavori presso il CIRFOOD DISTRICT.
Sul tema del Codice Appalti, è intervenuto tra gli altri Giuseppe Busia, Presidente ANAC, il quale ha rimarcato la necessità di lavorare a favore di un riconoscimento della specificità del settore e quindi dell’indice per la Ristorazione Collettiva, al fine di consentire coerenza con i pilastri dell’azione normativa, ovvero qualità ed equilibrio contrattuale. “Sono questi i pilastri da tenere come riferimento per un’azione di revisione che si rende necessaria: il legislatore ha fatto uno sforzo importante con il nuovo Codice degli Appalti ma non fino al punto di riconoscere la specificità dei singoli settori”, ha affermato.
Proprio sul nuovo Codice, ha proseguito l’Avvocato Eugenio Dalli Cardillo, condividendo una panoramica sulle principali criticità che influenzano l’operatività del comparto, come la mancanza di un principio di equilibrio contrattuale - cruciale per consentire alle imprese del settore di rispondere alle variazioni dei prezzi del mercato e alle richieste di qualità da parte delle stazioni appaltanti – e sulla necessità per la ristorazione collettiva di essere ritenuta al pari dei servizi alla persona, modificando il Codice Appalti affinché la ristorazione collettiva, data la sua specificità, abbia una sezione distinta e dedicata.
La sostenibilità del settore della Ristorazione Collettiva e la conseguente capacità di contribuire al welfare pubblico è stata affrontata anche secondo la prospettiva del lavoro e della formazione. Di fronte ai cambiamenti sociali e delle abitudini di vita accelerati dall’esperienza della pandemia, la Ristorazione Collettiva è impegnata a favore della crescita professionale delle persone occupate e ad attrarre giovani lavoratori con le giuste competenze. Sul tema, Vincenzo Colla - Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali della Regione Emilia-Romagna - ha invitato gli attori del settore a valorizzare il proprio contributo per l’innovazione sociale. “Se parlo di scuola, parlo di demografia e natalità. Dobbiamo quindi superare lo sguardo sull’oggi e adottare una visione sulla comunità per comprendere che i bisogni della nutrizione sono bisogni per una società del futuro. Occorre per questo un sistema integrato tra pubblico e privato che assicuri l’arricchimento del sistema di welfare di cui abbiamo bisogno per il nostro futuro. La Regione Emilia-Romagna stanzia 8,5 milioni di euro all’anno per la formazione nella ristorazione collettiva. È la strada giusta. Percorriamola a fondo, anche per favorire una selezione degli operatori del settore attraverso il principio del merito. Il nostro welfare deve essere nelle mani di operatori qualificati che hanno una storia e una reputazione economica sociale e contrattuale”.