UE–Mercosur: verso il Vertice del 20 dicembre. Le implicazioni per il vino italiano
Con l’avvicinarsi del Vertice del 20 dicembre, l’accordo UE–Mercosur entra nella fase decisiva. Scenario, prospettive e implicazioni per il vino italiano
BUSINESS & MERCATO - L’accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur torna al centro dell’attenzione con l’avvicinarsi del Vertice del 20 dicembre, quando l’intesa dovrebbe essere formalizzata sul piano politico dopo oltre vent’anni di negoziati. Il Mercosur, il mercato comune che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rappresenta uno dei principali poli economici del Sud America ed è da tempo considerato dall’UE un partner strategico, non solo sul piano commerciale ma anche su quello geopolitico.
La pubblicazione, lo scorso 3 settembre 2025, dei testi giuridicamente consolidati del capitolo commerciale dell’accordo ha segnato il passaggio dalla fase tecnica a quella decisionale riaccendendo un dibattito che va oltre i numeri. In un contesto globale segnato da tensioni commerciali, da un uso sempre più frequente delle leve tariffarie e da una crescente instabilità dei mercati tradizionali, l’Europa è chiamata a interrogarsi sulla sostenibilità di un modello di export fortemente concentrato su pochi sbocchi.
Per il settore del vino il punto centrale dell’intesa è la progressiva eliminazione dei dazi all’ingresso nei Paesi Mercosur, oggi compresi tra il 20% e il 35%, che hanno finora limitato in modo significativo l’accesso dell’offerta europea.
Secondo il Sustainability Impact Assessment (TSIA) realizzato da LSE Consulting per la Commissione Europea, il blocco Mercosur rappresenta circa il 6% della produzione mondiale di vino, ma registra consumi pro capite ancora molto bassi e importazioni inferiori ai 2 milioni di ettolitri annui, un dato fortemente condizionato proprio dall’attuale struttura tariffaria.
La liberalizzazione prevista dall’accordo non promette effetti immediati sui volumi, ma ridisegna il quadro competitivo. La riduzione delle barriere tariffarie, insieme alla semplificazione delle procedure doganali e a una tutela rafforzata delle Indicazioni Geografiche europee, può rendere più sostenibile la presenza dei vini italiani in un’area finora poco presidiata. In questo scenario, il Brasile emerge come il mercato più dinamico e potenzialmente ricettivo, soprattutto nelle grandi aree urbane, dove si registra una crescente attenzione per prodotti di fascia medio-alta e premium.
Allo stesso tempo, l’apertura del Mercosur non può essere letta come una scorciatoia. La concorrenza dei produttori regionali già radicati, la complessità logistica, le asimmetrie economiche tra i due blocchi e la distanza culturale dei mercati rendono necessario un approccio strutturato. L’opportunità esiste, ma richiede continuità, investimenti e una visione di medio periodo, più che iniziative episodiche.
È qui che entra in gioco anche la responsabilità delle imprese. L’accordo va interpretato non come un’occasione contingente, ma come un orizzonte strategico che mette alla prova la capacità del sistema vino di uscire da una dipendenza eccessiva da pochi mercati e di costruire nuove traiettorie commerciali. Senza aspettative di ritorni immediati e senza approcci opportunistici, ma con una progettualità coerente con la complessità dell’area.
In questo senso, l’accelerazione del dossier UE–Mercosur va letta anche come un segnale politico, oltre che economico. Non la promessa di un risultato rapido, ma l’indicazione di una direzione, ampliare le geografie commerciali europee in uno scenario internazionale sempre più polarizzato e nella politica commerciale i segnali contano, soprattutto quando indicano la volontà di costruire alternative.
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