Via libera alla carne sintetica negli Stati Uniti. Il "no" dell'Italia

Dopo la notizia del via libera dato in America dalla Food and Drug Administration arriva il no secco dall'Italia ad una possibile commercializzazione. Coldiretti lancia una raccolta firme per bloccare qualsiasi iniziativa nel paese e il neo ministro Lollobrigida assicura: "il governo ha intenzione di contrastare in qualsiasi sede questo tipo di produzioni"

18 Nov 2022 - 13:23
Via libera alla carne sintetica negli Stati Uniti. Il "no" dell'Italia
È recente la notizia che la Food and Drug Administration ha approvato negli Stati Uniti la produzione della così detta carne sintetica, ovvero una carne contenente cellule animali coltivate in bioreattori, che salta quindi il tradizionale processo di macellazione degli animali. L’ente governativo americano che regola la produzione di alimenti e farmaci ha dato l’ok alla startup Upside Foods, che superati altri due step burocratici – l’ispezione del dipartimento dell’Agricoltura allo stabilimento e l’ottenimento di un’etichetta di avvenuta verifica per i prodotti – potrà immettere sul mercato i suoi prodotti. Il ceo di Upside Foods Uma Valeti vorrebbe poi che il prodotto arrivasse al grande pubblico prima tramite gli chef; sarà infatti il ristorante stellato dello chef Dominque Crenn a San Francisco a proporre nel menu per primo la carne sintetica. Non ci vorrà molto prima che la carne sintetica arrivi sulle tavole americane: superare queste ultime autorizzazioni sembra l’ostacolo minore rispetto al costo elevato dovuto all’elaborato processo di produzione: come riferisce un articolo di Wired, le startup non rendono ancora noti i reali costi, ma secondo alcune analisi il prezzo potrebbe aggirarsi intorno ai 17 dollari al chilo, una cifra davvero notevole che dovrebbe rientrare proponendo prodotti con un mix di cellule animali e “carne vegetale”. In Italia la notizia ha messo subito in allarme Coldiretti, secondo cui il via libera della Food and Drug Administration apre la strada anche in Europa a produzioni di questo tipo; già ad inizio del prossimo anno nel vecchio continente potrebbero, secondo l’associazione, arrivare le prime richieste di autorizzazione. Coldiretti ha da subito avviato una raccolta firme su tutto il territorio, a difesa anche dei pascoli e delle coltivazioni e per promuovere una legge che vieti produzione, uso e commercializzazione di carne sintetica. Secondo Coldiretti inoltre la nuova carne sintetica non sarebbe priva di problematicità; in una comunicazione ufficiale l’associazione dichiara: “la verità che non viene pubblicizzata è che non è carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato, non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani delle grandi multinazionali". Ettore Prandini, presidente Coldiretti dichiara: “Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione". Non distante da queste posizioni anche il Governo; come riporta Ansa il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida garantisce che "finchè saremo al governo sulle tavole degli italiani non arriveranno cibi creati in laboratorio". "Il governo - chiarisce - è contrario a cibo sintentico e artificiale e ha intenzione di contrastare in ogni sede questo tipo di produzioni"."Ritengo che il cibo sintetico rappresenti un mezzo pericoloso per distruggere ogni legame del cibo con la produzione agricola, con i diversi territori, cancellando ogni distinzione culturale, spesso millenaria, nell'alimentazione umana e proponendo un'unica dieta omologata, con gravissime ricadute sociali sui piccoli agricoltori". Per ora quindi non resta che attendere le successive evoluzioni per capire come risponderanno a questa novità i consumatori e anche le cucine dei ristoranti statunitensi.
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