Cambia la geografia della pizza in Italia
Presentato al Pizza Village in corso a Napoli lo studio CNA Agroalimentare che ha evidenziato l’andamento delle attività legate al mondo della pizza in Italia, rilevando come nel nord Italia e in Lombardia in particolare tra il 2019 e il 2021 si sia registrato il più alto incremento di attività inerenti la pizza
Presentato al Pizza Village di Napoli, in corso sul lungomare Caracciolo sino al 26 giugno, lo studio di mercato del CNA, la Confederazione Nazionale dell'Artigianato della piccola e media impresa, che ha evidenziato l’andamento delle attività legate al mondo della pizza in Italia. I dati presentati dal responsabile del settore agroalimentare del CNA, Gabriele Rotini, indicano che la Campania non è più la regione capitale della pizza e che lo scettro passa alla Lombardia.
“Pizza Village si conferma, oltre che grande festa dedicata alla pizza, oltre che grande strumento per la promozione del Made in Italy – ha sottolineato Claudio Sebillo Ceo di Oramata Grandi Eventi che produce e organizza la manifestazione -, ma anche contenitore di iniziative culturali e strumento capace di dare voce all’intero comparto”.
“I dati analizzati nello studio, che abbraccia il periodo dal 2019 al 2021, indicano che crescono le regioni del nord rispetto a quelle del sud Italia – ha spiegato Gabriele Rotini del CNA –, dimostrando che lo studio presentato nel 2017, che indicava il prodotto nazionale e non esclusivo del meridione, era un dato già nell’aria. Il lockdown ha caratterizzato la rottura di abitudini comuni: non si è più potuti uscire per andare in pizzeria ma si è utilizzato l’asporto. Le Amministrazioni che hanno reagito per prime, autorizzando le consegne a domicilio con le regole legate alla sicurezza alimentare, hanno ottenuto i risultati riscontrati: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna. Mentre al Centro-Sud, dove solitamente la burocrazia amministrativa è più lenta, le amministrazioni non hanno sostenuto con prontezza le imprese come in Campania, Lazio (-34,8%), l'Abruzzo (-28,4%), la Sicilia (-14,8%), l'Umbria (-13%)”.
L'analisi
L'indagine di CNA Agroalimentare ha preso in analisi tutte le attività che producono e/o distribuiscono pizza: panetterie, gastronomie pizzerie, rosticcerie pizzerie, pizzerie da asporto, bar pizzerie, ristoranti pizzeria. Dalla ricerca emerge prima di tutto chela pizza è ormai diventato un simbolo del Made in Italy gastronomico, riducendo i suoi connotati regionali a favore di una caratterizzazione produttiva nazionale, una caratteristica che è emersa dopo la pandemia. Ma questo non è l’unico cambiamento che si è verificato: è un po’ tutto il mondo delle attività italiane legate alla pizza (nelle sue diverse modalità) che esce mutato dai due anni di emergenza sanitaria. Sia pure in maniera difforme da una regione all’altra e tra un’attività di riferimento e l’altra. L’indagine targata CNA Agroalimentare rivela che tra il 2019 e il 2021 le attività inerenti alla pizza sono calate del 4,2%, vale a dire di 5.366 unità, scendendo nel complesso a quota 121.529. La regione che ha subito il più brusco arretramento è stata la Campania, che ha perso il 41,1% delle attività, 7.173 in numero assoluto, precipitando a 10.263 pizzerie. Il calo ha coinvolto perlopiù le regioni centro-meridionali. A seguire la Campania, nell’ordine: il Lazio (-34,8%), l’Abruzzo (-28,4%), la Sicilia (-14,8%), l’Umbria (-13%). All’opposto la Basilicata (+102,6%), la Val d’Aosta (+75%), il Friuli Venezia Giulia (+59,8%), il Trentino Alto Adige (+39,5%). Ma a sbalordire è la crescita in termini assoluti nelle più grandi regioni settentrionali. La Lombardia, che incrementa complessivamente il numero delle attività legate al mondo della pizza di 3.489 unità (+24,6%), tocca quota 17.660 attività e scalza la Campania dal gradino più alto del podio. Rimarchevoli anche gli aumenti di Emilia Romagna (+ 1.496 attività), Veneto (+ 1.268 attività), Piemonte (+ 1.148 attività). Quanto alla densità per abitante, a capeggiare la graduatoria delle regioni è la Basilicata (un’attività ogni 206,3 residenti), seguita da Calabria (un’attività ogni 249,2 residenti) e Molise (un’attività ogni 263,9 residenti). Quindi, nell’ordine, Abruzzo, Valle d’Aosta, Marche, Toscana, Puglia, Sicilia, Liguria, Umbria, Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige, Campania, Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e, fanalino di coda, Friuli Venezia Giulia con un’attività ogni 694,5 abitanti, ben lontana dalla media nazionale di un’attività ogni 485,3 residenti. L’indaginesi focalizza in particolare su due attività: le pizzerie da asporto e i ristoranti pizzeria. Ne viene fuori la fotografia di un Paese che, complice la pandemia, ha profondamente modificato molte abitudini, anche alimentari. I ristoranti pizzeria tra il 2019 e il 2021 sono calati di 87 unità, scendendo da 39.989 a 39.902, ma registrando autentici crolli, tra le principali regioni, in Campania (1.376 in meno, pari al -28,2%) e nel Lazio (744 in meno, vale a dire il -23,42%) e balzi in Trentino Alto Adige (935 inaugurazioni ossia il +239,13%), Emilia Romagna (1012 aperture pari al +48,37%), Veneto (508 inaugurazioni, +28,56%), Lombardia (636 aperture, +12,45%). Una crescita che ha permesso alla Lombardia di consolidare il primato nella graduatoria dei ristoranti pizzeria con 5.744 attività, davanti alla Campania con 3.503, tallonata dalla Toscana con 3.497. Un incremento notevole – sottolinea CNA Agroalimentare – si è al contrario registrato tra le pizzerie da asporto, favorite dalle restrizioni sanitarie e dal lavoro da remoto. Tra il 2019 e il 2021 le pizzerie da asporto sono salite del 38% vale a dire di 5.367 unità arrivando a 19.669 attività complessive. In termini relativi è la Basilicata a primeggiare con una crescita del 2.088%. Ma sono le 2.348 (+151%) inaugurazioni di pizzerie da asporto in Lombardia ad aver segnato la differenza. Significative pure le 1.109 (+175%) aperture in Emilia Romagna e le 656 (+98%) in Sardegna. Anche per le pizzerie da asporto, però, la tendenza negativa delle regioni centro-meridionali non s’inverte: -32% le attività in servizio in Calabria, -12% in Campania, -9% nel Lazio. Nonostante l’arretramento, però, tra le pizzerie da asporto la Campania continua a primeggiare con 1.849 attività, seguita da Lombardia con 1.559 e Sicilia con 1.552.
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