Come sono cambiati i prezzi di turismo e ristorazione rispetto all'inflazione. L'indagine Fipe
Al confronto con l'inflazione generale, Fipe riporta gli aumenti dei prezzi al consumo in alcuni settori. Bene bar e ristorazione, la pagella più brutta la riportano i voli internazionali.
È interessante notare come a fronte di una comune “sorte” che ha interessato tutti i servizi turistici durante la pandemia e di una comune esposizione all’aumento dei costi durante l’emergenza energetica, la risposta sia stata molto differente da settore a settore.
Un'indagine realizzata da Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi, ci mostra come l'aumento dei prezzi al consumo in alcuni settori, mettendoli a paragone con l'inflazione generale.
E così, mentre l’inflazione generale si attesta al +16,2%, la variazione dei prezzi nei voli internazionali tocca il picco del +124,6%. Meno forte quella dei voli nazionali con “soltanto” il +41,2% a testimoniare che dietro questi aumenti più che un aumento dei costi c’è un problema di funzionamento dei mercati.
Gli aumenti dei prezzi al consumo in ristoranti e bar si attesta al +15%, al di sotto dell'inflazione generale.
La tabella riporta l’andamento dei prezzi di alcuni dei più importanti servizi turistici nel periodo che va da giugno 2019 a giugno 2023.
Anche i pacchetti vacanza riscontrano lo stesso effetto dei voli, dove la dicotomia tra nazionale e internazionale, proprio alla luce di quanto appena visto sui prezzi dei voli, dimostra che stavolta a non funzionare è qualcosa che riguarda i servizi turistici interni.
All’opposto, risultano virtuosi i settori legati alla cultura come musei, teatri, concerti e anche quelli della ristorazione, dove l’inflazione si mantiene al di sotto di quella generale per oltre un punto percentuale.
Diverso è l’andamento dei servizi ricettivi, anche se in questo caso occorre distinguere tra alberghi, dove l’aumento dei prezzi è del 33%, doppio rispetto all’inflazione generale, e altre strutture come i campeggi (+18,3%) e b&b e simili (+7,1%).
"Sono numeri che dovrebbero aprire una seria riflessione sul modo di fare turismo in Italia e su come alcuni operatori possono influire sull’andamento del turismo nelle diverse destinazioni" commenta Fipe.
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