Fruitimprese. Export ortofrutta: valore a 5,8 miliardi (+9%), ma calano le quantità (-1%)

Marco Salvi (Fruitimprese) sottolinea la tenuta del sistema Italia nei mercati internazionali, ma esprime preoccupazione per le crisi internazionali

14 Marzo 2024 - 12:09
Fruitimprese. Export ortofrutta: valore a 5,8 miliardi (+9%), ma calano le quantità (-1%)

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, il 2023 si chiude con un nuovo primato per le esportazioni italiane di ortofrutta fresca, con un aumento del 9,1% rispetto all'anno precedente, nonostante una leggera diminuzione dello 0,9% nelle quantità esportate. È ciò che emerge dall'analisi condotta da Fruitimprese sulla base dei dati Istat 2023. Le esportazioni hanno totalizzato un valore di 5,780 miliardi di euro, in confronto ai circa 5,3 miliardi del 2022, con una quantità esportata di 3,483 milioni di tonnellate.

L'import cresce a doppia cifra, registrando un aumento del 13,6% in volume e del 15,7% in valore. Questo ha comportato una significativa riduzione del saldo della bilancia commerciale, che è sceso a poco più di 543 milioni di euro, segnando un calo del 29,7% rispetto al 2022.

Particolarmente rilevante è il deficit nelle quantità importate: mentre nel 2022 le importazioni superavano di circa 700 tonnellate le esportazioni, nel 2023 il divario è salito a oltre 500 mila tonnellate, segnando un record negativo storico.

Analizzando i singoli settori, si nota un aumento delle esportazioni di tuberi, ortaggi e legumi (+8,7% in quantità e +18,4% in valore), mentre gli agrumi registrano un incremento del +9,9% in valore e del +19,3% in volume. Al contrario, la frutta fresca ha subito una diminuzione delle quantità esportate del 7%, principalmente a causa della crisi produttiva delle pere e della frutta estiva, anche se il valore è aumentato del 6,1%, superando i 3 miliardi di euro. Le esportazioni di frutta tropicale sono invece cresciute di oltre il 20% sia in volume che in valore, evidenziando una crescente vocazione degli operatori italiani ad essere un punto di riferimento per il mercato europeo.

Tra i prodotti trainanti delle esportazioni italiane, le mele mantengono il primo posto, registrando una lieve diminuzione delle quantità (-0,95%), ma un aumento del 6,63% in valore, superando i 900 milioni di euro.

l'uva da tavola ha mostrato una diminuzione delle quantità esportate (-13,58%), risentendo della scarsa raccolta ma un aumento del 12,82% in valore, grazie anche alle nuove varietà senza semi che hanno mostrato prestazioni economiche migliori

Il kiwi ha registrato una ripresa, con un aumento delle esportazioni del 13,23% in volume e del 23% in valore, soprattutto grazie alle nuove varietà, in particolare il kiwi giallo.

Le importazioni, complessivamente, hanno mostrato risultati positivi per tutti i settori, ad eccezione degli agrumi, che hanno registrato una diminuzione del 5,6% in quantità ma un aumento del 15% in valore. Sono particolarmente significativi gli incrementi delle importazioni di tuberi, legumi, ortaggi e frutta fresca, che hanno superato il 20% sia in volume che in valore, trovando spazio in un mercato dove il prodotto italiano ha subito notevoli ripercussioni a causa delle condizioni climatiche avverse.

Il Presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, ha sottolineato la tenuta del sistema Italia nei mercati internazionali, nonostante un contesto caratterizzato dall'aumento dei costi di produzione e dal calo del potere d'acquisto delle famiglie europee. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per le crisi internazionali, come il blocco del Mar Rosso che ha influenzato le esportazioni di mele verso i Paesi asiatici, e ha evidenziato le sfide che il settore degli agrumi dovrà affrontare nei confronti dei produttori turchi ed egiziani sul mercato europeo.

Salvi si è espresso anche riguardo le politiche europee sugli imballaggi, evidenziando la difficoltà di conformarsi alle normative che riguardano l'uso della plastica per gli imballaggi di ortofrutta fresca non trasformata al di sotto di 1,5 kg di peso. Ha sollevato dubbi sulle motivazioni dietro tali decisioni, sottolineando che il settore ortofrutticolo rappresenta solo l'1,5% del totale degli imballaggi utilizzati nell'industria agroalimentare e chiedendo se queste restrizioni siano effettivamente necessarie o rispondano a mere considerazioni ideologiche.

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