Dazi USA. Coldiretti conferma: cresce il falso made in Italy
Dopo Germania e Francia, gli Stati Uniti sono il terzo maggior importatore di prodotti made in Italy, ma la minaccia di Trump di aumentare del 100% i dazi sui prodotti importati dall’Europa sta causando effetti nefasti per l’export nel comparto agroalimentare, del quale l’Italia detiene una posizione di primo piano su scala mondiale. Sul fronte dell’esportazione, a soffrire in particolar modo sono i prodotti lattiero caseari: negli USA, il numero dei falsi sta crescendo a ritmo sostenuto, anche sotto la spinta della lobby dell’industria casearia statunitense, che dalle “iniziative” di Trump non può che ricavarne vantaggi. Secondo le stime di Coldiretti, la produzione di formaggi falsi è cresciuta oltre oceano del 4% già nell’attuale contesto, che mantiene i dazi ancora al 25%. Se, come Trump sostiene, la percentuale salirà al 100%, la produzione di falso formaggio italiano esploderà, assestando un duro colpo alle nostre esportazioni. Le brutte copie dei prodotti caseari italiani hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, raggiungendo complessivamente nel 2018 i 2,5 miliardi di chili. Secondo l’analisi di Coldiretti, elaborata su dati Usda, il Dipartimento dell’agricoltura statunitense, la produzione è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. [caption id="attachment_11845" align="aligncenter" width="680"] Alcuni esempi di "italian sounding"[/caption]
Ma quali sono i formaggi nostrani più imitati? In termini quantitativi in cima alla classifica c’è la mozzarella (1,97 miliardi di chili all’anno), seguita dal parmesan con (192 milioni di chili), dal provolone (181 milioni di chili), dalla ricotta (113 milioni di chili) e dal Romano (25 milioni di chili). Ma non sono solo Mozzarella, Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina e Provolone ad essere colpiti da questa situazione. Anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello rischiano di essere fuori mercato, un rischio che si potrebbe estendere anche al vino italiano, che è il prodotto agroalimentare più venduto negli USA (1,5 miliardi di export nel 2018).
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha affermato: “Dopo il settore aereonautico, con la digital tax ancora una volta l’alimentare diventa ingiustamente la vittima di una guerra commerciale in cui non è coinvolto. Occorre riprendere il dialogo per evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati.” E continua “È sempre più urgente l’attivazione di aiuti compensativi ai settori più duramente colpiti con sostegni agli agricoltori che rischiano gli effetti di una tempesta perfetta tra dazi Usa e pericolo di Brexit, dopo aver subito fino ad ora una perdita di un miliardo di euro negli ultimi cinque anni a causa dell’embargo totale della Russia”.